Caritas, Francesco azzera i vertici. Bocciato il papabile Tagle
Il Papa azzera a sorpresa gli incarichi dirigenziali della Caritas Internationalis. Nominato un commissario straordinario: sarà affiancato nella fase di transizione dal cardinale Tagle, che è tuttavia la vittima più eccellente del decreto di Francesco. Possibili ricadute in ottica conclave.
A sorpresa, il Papa ha dato il benservito ai vertici della Caritas Internationalis, la confederazione delle Caritas nazionali. Lo ha fatto tramite un decreto che è stato letto nella plenaria dell'organismo proprio dalla vittima più eccellente, il cardinale Luis Antonio Tagle, eletto presidente nel 2015 al posto di uno degli uomini più fidati di Francesco, il cardinale honduregno Óscar Rodríguez Maradiaga. Azzerati tutti gli incarichi dirigenziali e nominato un commissario straordinario che sarà il dottor Pier Francesco Pinelli. Quest'ultimo, già manager in varie società e con esperienze da commissario straordinario di enti, è stato in questo periodo a capo di una commissione che ha indagato sul lavoro della Caritas Internationalis e ha scoperto “carenze relative alle procedure di gestione con effetti negativi anche sullo spirito di squadra e sul morale del personale”.
Dietro al linguaggio ufficiale del comunicato con il quale il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale – competente su ciò che riguarda la lotta contro la povertà in base alla Praedicate Evangelium – ha spiegato il contenuto del decreto, ci sarebbe l'accertamento di casi di bullismo. O almeno è quanto sostiene una fonte interna che alla Reuters ha parlato di “abusi verbali, favoritismi e cattiva gestione nelle risorse umane che avevano portato il personale ad andarsene”.
Il dato più rilevante del decreto è la bocciatura della presidenza targata Tagle: nonostante la concessione di affiancare in questa fase di transizione il commissario straordinario, è evidente che la decisione rappresenta un duro colpo per il porporato filippino. Nell'azzeramento della classe dirigente della Caritas, infatti, la testa più importante a rotolare è proprio la sua e questo nonostante la fine del suo mandato fosse quasi imminente, nel 2023. Il contenuto dell'indagine commissionata su iniziativa del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale deve però aver spinto il Papa ad utilizzare il pugno di ferro e ad intervenire prima della scadenza naturale.
Una decisione che potrebbe ridurre le chance di Tagle in un futuro conclave, se interpretata come un segnale di sfiducia dell'attuale pontefice nei confronti del suo "delfino" asiatico. L'ex arcivescovo di Manila, infatti, viene considerato da anni il superfavorito nel caso di una successione all'insegna della continuità e in questo senso era stata interpretata anche la sua nomina a capo del potente Dicastero per l'evangelizzazione. Una macchia per la sua candidatura, macchia che lo stesso prelato filippino ha tenuto a ridimensionare, accalorandosi in plenaria nel ripetere che le carenze non riguardano molestie sessuali o malefatte finanziarie, ovvero i due fronti su cui la Chiesa è più esposta al fuoco mediatico e su cui la carriera di un ecclesiastico rischia di bruciarsi definitivamente. Bisognerà vedere se i risultati dell'indagine verranno resi noti al pubblico. Intanto, se è vero che Tagle resta pro-prefetto del Dicastero più rafforzato dalla riforma della Curia, è vero anche che finire commissariato per aver fallito nel governo della Caritas Internationalis potrebbe renderlo agli occhi dei suoi confratelli cardinali ‘inadatto’ a governare la Chiesa un domani.
Non è la prima volta che l'operato di cardinali considerati nelle grazie di Francesco finisca poi bocciato così clamorosamente dallo stesso pontefice argentino. Basti pensare che l'azzeramento dei vertici della Caritas è conseguente ad un'indagine partita dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale che, a sua volta, è reduce da una situazione analoga costata il posto all'ex prefetto, il cardinale ghanese Peter Turkson, e ai suoi collaboratori. Anche il cardinale Beniamino Stella, considerato uno degli uomini più potenti dei primi anni dell'attuale pontificato, si ritrovò una visita apostolica alla Congregazione per il Clero della quale era prefetto, proprio poco prima di compiere gli 80 anni e andare in pensione. Dalle stelle alle stalle è finito più di chiunque altro il cardinale Giovanni Angelo Becciu, un tempo potentissimo sostituto in Segreteria di Stato e ora ancora privo dei suoi diritti di cardinalato oltre ad essere imputato in un processo penale che si svolge in Vaticano.
Insomma, nel suo stile di governo, Francesco ha dimostrato di non disdegnare una certa tendenza al ricambio degli uomini di fiducia ma con un'eccezione significativa: gli uomini della Compagnia di Gesù. Se c'è un problema o un dossier che scotta, il Papa si affida molto spesso a gesuiti e così è stato anche per la situazione alla Caritas Internationalis per la cui risoluzione ha svolto un ruolo decisivo il prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, il cardinale gesuita Michael Czerny. A quest'ultimo, con il passare degli anni, Francesco ha affidato sempre più incarichi di responsabilità e chissà che non veda lui anche come possibile successore.