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Figli

Cari genitori del Careggi

I genitori di un'associazione che si occupa di bambini confusi sulla propria identità sessuale scrivono ai genitori del Careggi.

Gender Watch 03_06_2024

«GenerAzioneD è un’Associazione Culturale apartitica, aconfessionale e priva di scopi di lucro, il cui obiettivo è informare in merito alle problematiche della disforia/incongruenza di genere in bambini, adolescenti e giovani adulti», si legge nel sito di GenerAzioneD.

Le famiglie di GenerAzioneD, più di un centinaio, hanno scritto ai “genitori del Careggi”, ossia a quei padri e a quelle madri che hanno affidato all’ospedale Careggi la cura dei figli affetti dalla cosiddetta disforia di genere. Al Careggi sono emerse gravi criticità nel trattamento di questi casi a seguito di ispezione ministeriale (clicca qui e qui).

Seppur qualche passaggio non sia pienamente condivisibile (v. il giudizio compiacente sui trattamenti per “cambiare” il sesso e la transessualità in genere), riportiamo ugualmente qualche stralcio di questa lettera perché offre uno sguardo alternativo su questa tematica: «Cari genitori del Careggi, […] siamo quelli che tengono lontani i propri figli dai centri per la disforia di genere, che cercano psicologi che facciano un percorso di psicoterapia per capire le motivazioni alla base del malessere o della percezione di esistere in un corpo sbagliato. [Siamo] genitori che hanno avuto a che fare con un sistema sanitario troppo superficiale e incline a incoraggiare in tutti i casi di disforia e incongruenza il percorso di transizione sociale e medica.

[…] Ci sembra che, negli ultimi anni, una grande spinta ideologica abbia interferito nei percorsi dei bambini non conformi al genere o con incongruenza di genere, che ai nostri giorni difficilmente vengono lasciati crescere senza interventi (vedi transizione sociale o interventi ormonali). […] Vorremmo poter esprimere questi dubbi legittimi, senza per questo essere catalogati come genitori poco amorevoli o persone transfobiche. Vorremmo essere liberi di guidare i nostri figli in una crescita serena di accettazione dei loro corpi, della loro sessualità, evitandogli – se possibile – di assumere farmaci a vita e affrontare importanti interventi chirurgici.

[…] Le review scientifiche recenti concludono che non ci sono prove solide che i trattamenti affermativi migliorino la salute mentale di bambini e ragazzi con incongruenza e disforia di genere, né che siano effettivamente salvavita. […] I procedimenti di verifica in atto in Italia sono azioni a tutela di tutti i nostri figli: dovrebbero tranquillizzarci sul fatto che i protocolli vengano continuamente aggiornati sulla base delle più nuove e affidabili evidenze scientifiche a livello internazionale. Invece assistiamo a un feroce grido alla transfobia, al fascismo, all’odio e alla violazione dei diritti, e in contemporanea al vuoto di ragioni oggettive a difesa dell’approccio affermativo. Chiunque esprima dubbi sul trattamento medico precoce della disforia di genere viene accusato di voler patologizzare la condizione di incongruenza sessuale, quando al contrario ci si preoccupa che i giovani si ritrovino medicalizzati a vita senza che fosse assolutamente necessario (no, la triptorelina non è una pausa di riflessione, visto che tutti i ragazzi trattati passano all’assunzione di ormoni). Mettere in dubbio l’adeguatezza del percorso affermativo di questi tempi porta a essere accusati di desiderare la morte di questi giovani. Pensiamo sia ingiusto e pericoloso per i ragazzi che soffrono di disforia di genere sentirsi ripetere dai media che se non riceveranno i bloccanti della pubertà moriranno, o che qualcuno vuole togliergli un farmaco salvavita sulla base dell’odio per la loro diversità. Che poi sono strumentalizzazioni, non verità».