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Cappato, da accusato ad accusatore

L’accusatore Cappato, nel tentativo di voler diventare l’eroe che libera la schiava, attraverso una immensa campagna pubblicitaria, tenta di creare uno caso pietoso per farne appositamente un conseguente caso politico, per introdurre lo Stato ad avere la possibilità di far fuori le persone con una vita indegna di essere vissuta.

Vita e bioetica 13_03_2017
Marco Cappato

La tecnica utilizzata è sempre la stessa: creare uno stato di pietà individuale e solidarietà sociale. A partire dalla fine del 1938, in Germania, quando il padre del “piccolo Knauer”, un bambino nato cieco, senza una gamba e parte di un braccio, scrisse all’allora Capo di Stato, chiedendo il permesso che il figlio venisse “addormentato”.

I dottori coinvolti nel caso incontrarono uno dei suoi medici personali, Karl Brandt, e concordarono sul fatto che “non c’erano giustificazioni per tenere in vita il neonato”. Fu l’inizio dell’eutanasia sui neonati disabili (diecimila in totale in Germania). Il dibattito in Belgio si è avviato allo stesso modo, nel 2005, con il caso a Sainte-Elisabeth di Namur di un bambino nato prematuro e che i genitori temevano fosse handicappato. Il piccolo fu lasciato morire senza essere rianimato dopo il parto. Con il consenso dell’ostetrica, del padre, della madre e del medico compassionevole.

Nel 2008, quando Marino parlava di “vita indegna di essere vissuta” ho girato personalmente l’Italia con l’obiettivo di far conoscere questa pratica attraverso il film “Ich klage an” (“Io accuso”), del 1941. Un film che narra la storia di un medico che sposa una giovane donna malata di sclerosi multipla, la quale chiede che le sia data la morte prima che il decorrere della malattia la renda completamente paralizzata e ritardata.

In conclusione, il medico le somministra della morfina e le fa compagnia mentre il farmaco la fa spegnere dormendo. Accusato poi dal cognato, sconvolto da quanto accaduto, si presenta al processo nel quale emerge, attraverso le testimonianze di amici, parenti e colleghi del professore le stesse tematiche (etiche, religiose, giuridiche e mediche) intorno al tema della eutanasia per i malati terminali che l'abbiano esplicitamente e ripetutamente richiesta, chiedendo una legge che risolva il problema.

Il primo sondaggio della storia venne fatto proprio lì, alla fine del film, cavalcando l’onda emotiva risultò una larga maggioranza a favore del medico sotto processo, trasformandosi da accusato ad accusatore.

Ora, in Italia, ci ritroviamo di fronte alla stessa dinamica (ovvio che il parallelismo non è automatico ma la storia che si ripete è sempre la stessa): l’accusatore Cappato, nel tentativo di voler diventare l’eroe che libera la schiava, attraverso una immensa campagna pubblicitaria, tenta di creare uno caso pietoso per farne appositamente un conseguente caso politico, per introdurre lo Stato ad avere la possibilità di far fuori le persone con una vita indegna di essere vissuta.

*parlamentare Lega Nord