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GREEN PASS ALLA PROVA

Caos scuola, Governo contraddittorio

Ritardi e inefficienze nel controllo dei green pass, prof assenti, questione trasporti mai risolta: la contraddittorietà delle misure adottate dal Governo rischia di produrre effetti nefasti sulle scuole e in particolare sulle nuove generazioni, in bilico tra ritorno alla normalità e altre sospensioni del diritto allo studio. 

Politica 14_09_2021

L’annunciato caos in occasione della prima campanella si è puntualmente verificato. L’inizio del nuovo anno scolastico sarebbe dovuto coincidere con il funerale della Didattica a distanza (Dad), che invece in alcuni istituti è destinata a convivere con quella in presenza, e con il superamento di ogni intoppo organizzativo, traguardo che somiglia sempre più a un miraggio. Il Governo e in particolare il Ministro dell’Istruzione, Bianchi, da mesi annunciano il pieno ritorno in aula per gli studenti di ogni ordine e grado, ma le incognite permangono.

Se il buon giorno si vede dal mattino, ci sono tutte le premesse per un terzo anno scolastico burrascoso a causa della pandemia e della mancanza di una strategia chiara e lungimirante rispetto allo svolgimento delle attività didattiche.

Ieri è andata in scena un’anteprima di quello che potrebbe accadere già in autunno.

I presidi sono sul piede di guerra perché rischiano multe fino a mille euro in caso di mancati controlli sui green pass di docenti, personale di segreteria e genitori che accompagnano i figli a scuola (ultima trovata del Governo per stimolare la vaccinazione). E’ opinione comune tra professori e famiglie che il Governo abbia voluto scaricare sugli istituti scolastici le colpe di eventuali nuove ondate di Covid, attribuendo ai presidi il dovere di verificare il possesso del certificato verde. Ma non tutte le scuole sono attrezzate per fare controlli rapidi, e così il rischio concreto è quello di nuovi assembramenti, fuori e dentro gli istituti scolastici, dovuti proprio al fatto che ogni mamma e ogni papà, per poter accompagnare a scuola i figli o anche semplicemente per ritirare un modulo in segreteria, dovranno mostrare il green pass.

Le tecnologie non sono diffuse in modo uniforme sul territorio nazionale. Ci sono scuole all’avanguardia e in grado di verificare celermente l’ottemperanza agli obblighi anti-Covid e altre che preferiscono chiudere un occhio oppure rassegnarsi al prolungamento della didattica a distanza. Il tempo che occorre ogni mattina per controllare i green pass di docenti, dipendenti e genitori degli alunni non è quantificabile, perché dipende dall’ampiezza degli accessi, dalle dotazioni di personale, dall’efficienza delle apparecchiature elettroniche e da tanti altri aspetti logistici e ambientali. Ad esempio, una scuola superiore di Busto Arsizio, in Lombardia, avrebbe già deciso di lasciare in Dad per un giorno a settimana i suoi numerosi alunni perché ritiene che i trasporti pubblici urbani non siano in grado di assicurare distanziamento e cautele anti-contagio.

E qui si ritorna al problema irrisolto del potenziamento di bus, tram e metropolitane e al mancato scaglionamento degli ingressi. Senza una organizzazione capillare diventa difficile se non impossibile impedire che gli studenti si ammassino sui mezzi pubblici per arrivare puntuali a scuola. Che senso ha trasformare le aule delle scuole in prigioni senza contatti tra gli studenti se poi per raggiungerle ogni mattina gli stessi studenti mettono a rischio la loro salute su un tram o una metro, viaggiando come sardine?

Un tavolo di coordinamento Stato-Regioni su questi aspetti si sarebbe dovuto costituire già a maggio-giugno, alla fine dello scorso anno scolastico, per impedire che si arrivasse impreparati a settembre. E invece siamo al punto di partenza.

Regna il caos anche sulla sanificazione degli ambienti e sull’impegno a tenere aperte le finestre durante le lezioni per garantire il ricambio dell’aria. Ma anche questi accorgimenti sono possibili in alcune realtà e impossibili in altre.

Si promettono chiusure chirurgiche e non generalizzate. Se cioè, si scoprisse un focolaio in una classe, si interverrebbe solo su quello, si spedirebbero in Dad solo gli alunni di quella classe, senza chiudere l’intera scuola. Ma anche questo tipo di soluzione potrebbe rivelarsi inefficace e in ogni caso il tracciamento dovrebbe riguardare l’intera popolazione scolastica di quell’edificio.

Si tratta solo di un antipasto delle problematiche che attendono il personale scolastico in quello che si annuncia come un altro anno ad alto rischio chiusure e forzato ritorno alla didattica a distanza. Ieri, molti insegnanti si sono presentati senza green pass e i presidi non li hanno fatti entrare. Non hanno quindi potuto svolgere l’attività didattica e gli studenti sono rimasti senza lezioni. Quei docenti, dopo 5 giorni di assenza ingiustificata (come tale viene qualificato il mancato possesso del certificato verde), potranno essere sospesi. Ma si preannuncia una pioggia di ricorsi contro provvedimenti del genere. E poi quei docenti dovranno essere sostituiti, proprio per garantire la regolarità didattica.

Ce n’è abbastanza per concludere che la contraddittorietà di alcune misure adottate dal Governo rischia di produrre effetti nefasti sulle scuole e in particolare sulle nuove generazioni, più che mai in bilico tra ritorno alla normalità didattica e altre sospensioni del diritto allo studio.