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ELEZIONI 2021

Caos amministrative, i timori (fondati) della sinistra

Il 10 e 11 ottobre si terrà il primo turno delle elezioni amministrative in 1300 comuni di cui 21 capoluoghi di provincia. Comunque vada, il risultato sarà decisivo per comprendere gli equilibri che si formeranno nel futuro governo.

Attualità 19_04_2021

Mentre il rinvio a giudizio di Matteo Salvini per il caso Open Arms rischia di compromettere la già fragile “pax draghiana” che ha portato alla nascita dell’attuale esecutivo di emergenza nazionale, i partiti si preparano alla campagna elettorale per le amministrative di ottobre.

Come è noto, si sarebbero dovute svolgere tra maggio e giugno ma il rinvio è stato deciso a causa della terza ondata del Covid, che ha suggerito al governo di posticipare la tornata elettorale. A onor del vero va precisato che in altri Stati le elezioni si sono svolte regolarmente anche in piena pandemia.

Il 10 e 11 ottobre si terrà, a meno di nuovi rinvii, il primo turno delle elezioni amministrative in 1300 comuni di cui 21 capoluoghi di provincia. In cinque delle sei città più popolose d’Italia (Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli) si giocheranno le sfide più importanti, destinate ad avere riflessi determinanti sulla stabilità politica nazionale. Nei comuni con più di 15.000 abitanti potrebbero esserci, due settimane dopo, i ballottaggi tra i due candidati più votati. Si voterà anche in Calabria per le elezioni regionali, resesi necessarie a seguito della scomparsa della governatrice Jole Santelli, nell’ottobre scorso.

Il centrodestra ha tutto da guadagnare, visto che nelle principali città non governa. Potrebbe invece perdere la Calabria, visto che l’attuale reggente, il leghista Antonino Spirlì non pare brillare particolarmente per buon governo. Forza Italia starebbe pensando per la carica di governatore al deputato Francesco Cannizzaro, nominato nei giorni scorsi responsabile per il Sud del partito azzurro. Si tratterà, però, di capire se gli alleati accetteranno di buon grado l’eventuale indicazione berlusconiana. Invece il fronte della sinistra appare spaccatissimo e la candidatura di Luigi De Magistris, che sta per concludere il suo secondo mandato come sindaco di Napoli e ha già annunciato di voler correre per la presidenza della Regione Calabria, potrebbe ulteriormente complicare la ricerca di una soluzione unitaria sul fronte giallorosso.

Ma, come detto, le sfide più decisive si svolgeranno nella capitale e a Milano, Torino, Bologna e Napoli. I due sindaci grillini, Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino, sono ormai al capolinea. La Appendino addirittura ha anticipato tutti annunciando di non volersi ricandidare, mentre la Raggi si ostina a non ritirare la sua candidatura, pur avendo fatto particolarmente male a Roma e quindi non avendo alcuna chance di riconferma.

La sua caparbietà nel volersi riproporre come primo cittadino sta creando mugugni tra i grillini, che ufficialmente devono difenderla ma dietro le quinte vorrebbero sacrificarla per puntare su un candidato vincente da scegliere con il Pd. Tra i dem, peraltro, si esclude di poter appoggiare il sindaco uscente, perché questo significherebbe sconfessare la linea seguita per 4 anni di opposizione alla attuale giunta del Campidoglio.

Per ora, a sinistra, l’unico candidato è Carlo Calenda (Azione), che rifiuta di correre per le primarie auspicate da Enrico Letta per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra e dunque rischia di essere per Roma quello che De Magistris potrebbe essere per la corsa nelle regionali calabresi: il guastafeste. Stando ai sondaggi, solo la candidatura di Nicola Zingaretti avrebbe chance di vittoria. Peccato, però, che proprio il governatore del Lazio si sia speso a livello nazionale per un’alleanza stretta Pd-M5s e dunque dovrebbe essere proprio lui a impallinare la Raggi. Il centrodestra, invece, non ha ancora scelto, anche se il nome più gettonato resta quello di Guido Bertolaso, che per ora si sta occupando di vaccini in Lombardia, ma che a Roma è molto noto e apprezzato.

A Torino i sondaggi non sono buoni per il centrosinistra, ma il centrodestra potrà spuntarla solo se sceglierà un candidato moderato e in grado di poter catturare i voti degli indecisi al secondo turno.

A Napoli il centrosinistra potrebbe trovare la quadra su Roberto Fico, attuale Presidente della Camera, che godrebbe dei favori del pronostico e che, in caso di candidatura, lascerebbe a un esponente del Pd (Dario Franceschini?) la poltrona di presidente della Camera.

A Bologna il sindaco uscente Virginio Merola, di centrosinistra, è al secondo mandato e non può più ripresentarsi, esattamente come Luigi De Magistris a Napoli. La sfida è dunque apertissima e anche nel capoluogo emiliano il centrodestra, con un candidato in grado di intercettare i consensi dell’area moderata, potrebbe bissare il miracolo Guazzaloca. Si parla di Gianluca Galletti, di area Udc, ex Ministro dell’ambiente tra il 2014 e il 2018 con due governi di centrosinistra, guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, ma assai apprezzato nel mondo cattolico di centrodestra.

La Lega di Matteo Salvini, però, si gioca molto nella sfida di Milano. Il sindaco uscente, Giuseppe Sala, ha di recente preso le distanze dal Pd per aderire ai verdi europei. La sfida ambientalista diventa quindi centrale per la sua campagna elettorale. Non a caso i grillini, che hanno fatto opposizione a Sala per 4 anni, ora si preparano ad appoggiarlo proprio in nome dell’ideale green. E il centrodestra? Dopo aver annunciato per un anno intero candidati civici espressioni della società civile, sembra intenzionato a riproporre Gabriele Albertini, che di Milano è stato sindaco dal 1997 al 2005, per due mandati. L’impossibilità di una campagna elettorale sul territorio, a causa delle restrizioni dovute al covid, avrebbe suggerito ai vertici del centrodestra di puntare sull’usato sicuro, anche sulla base di sondaggi che vedrebbero in Albertini l’unico candidato sindaco in grado di contendere a Sala la conquista di Palazzo Marino.

Certo è che se il centrosinistra dovesse riconfermarsi in quelle cinque città, si dimostrerebbe che il centrodestra non si è rinnovato abbastanza e che la sua classe dirigente non è in grado di fare presa sui territori. Se invece il centrodestra dovesse vincere a Milano e Roma, la strada verso le politiche del 2023 (salvo elezioni anticipate già l’anno prossimo) potrebbe davvero essere in discesa per Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.