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ROMA E MILANO

Candidato cercasi L'eterna caccia nella società civile

Le dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma, attese per oggi, aprono di fatto la corsa alla poltrona di primo cittadino della capitale. Renzi al momento non ha candidati veri né a Roma né a Milano né a Napoli e la politica, in crisi di legittimazione, cerca esponenti della società civile che possano arginare il rischio astensionismo. Fa specie che a Roma Alfio Marchini sia conteso dalla destra e dalla sinistra, esattamente come Giuseppe Sala, patron di Expo 2015, a Milano.

Politica 12_10_2015
Alfio Marchini, probabile candidato a sindaco di Roma

Le dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma, attese per oggi, aprono di fatto la corsa alla poltrona di primo cittadino della capitale. In realtà il tam tam delle candidature si era già scatenato giorni fa, subito dopo il videomessaggio con cui il chirurgo aveva annunciato la decisione di farsi da parte, dopo essere stato scaricato, anche in modo un po’ sbrigativo e brutale, dal suo stesso partito. Ma se l’uscita di scena di Marino è destinata a provocare uno tsunami nel centrosinistra, quella della sua successione appare una partita davvero complessa, che si intreccia con i preparativi per il Giubileo, che verrà aperto l’8 dicembre.

Un primo interrogativo riguarda la data delle elezioni anticipate a Roma. Il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda non ha escluso un rinvio al 2017, proprio per evitare che una campagna elettorale, prevedibilmente molto accesa anche nei toni, possa ostacolare il mega-evento mondiale della cristianità e paralizzare la capitale. Questo vorrebbe dire che il governo potrebbe individuare un commissario incaricato di guidare la città eterna per almeno un anno e mezzo e non è detto che questo commissario, se persona autorevole e di polso, non possa poi diventare il candidato sindaco del centrosinistra al Campidoglio. Ma, ove si decidesse di chiamare alle urne i romani già nella prossima primavera, i candidati che il Pd potrebbe mettere in campo per conservare la guida della capitale sono diversi: si va dal ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, che perse le primarie proprio contro Ignazio Marino al ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia. C’è da scommettere che la girandola dei nomi papabili continuerà a muoversi all’impazzata, ma il nodo è un altro: quello della tipologia di candidato.

Renzi al momento non ha candidati veri né a Roma né a Milano né a Napoli e le primarie, tanto osannate dalla sinistra negli scorsi anni, sembrano passate di moda. La politica, in crisi di legittimazione, cerca esponenti della società civile che possano arginare il rischio astensionismo. Fa specie che a Roma Alfio Marchini sia conteso dalla destra e dalla sinistra, esattamente come Giuseppe Sala, patron di Expo 2015, a Milano. E la frase pronunciata sabato da Silvio Berlusconi sulla necessità di puntare su candidati sindaci che provengano dal mondo delle professioni e che siano manager lascia intendere che ben difficilmente i partiti selezioneranno nomi al proprio interno, sapendo di essere in crescente crisi di credibilità. 

Se, dunque, le primarie hanno incoronato personalità inesperte e non sempre all’altezza del compito, e questo potrebbe valere per Marino ma anche per De Magistris a Napoli, è probabile che le candidature del 2016 possano scaturire da sondaggi informali che i leader di partito, in particolare Renzi e Berlusconi, faranno testando possibili rappresentanti del mondo imprenditoriale. Anche perché sul fronte delle alleanze diventerebbe complesso formare schieramenti coesi sulla base di candidati provenienti dai partiti. A Roma, ad esempio, non si esclude la candidatura del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che traslocherebbe con armi e bagagli nel Pd e diventerebbe il nome spendibile di tutto il centrosinistra per il Campidoglio. Ipotesi analoga per Milano, dove l’ex ministro Maurizio Lupi diventerebbe il cavallo su cui tutto il centrodestra punterebbe, sempre che la Lega accetti di appoggiare un esponente del Nuovo centrodestra di Alfano. Siccome, però, difficilmente questi cartelli elettorali vedranno la luce, appare molto più plausibile che i partiti rimandino lo scioglimento del nodo alleanze al 2017 o 2018, cioè in vista delle prossime politiche e, per le amministrative del 2016 nei capoluoghi più importanti, si affidino a personalità non etichettate ma in grado di pescare consensi in tutte le direzioni. 

Alfio Marchini, con una storia di sinistra alle spalle, potrebbe quindi diventare nuovo sindaco di Roma eletto da una lista civica, ma con l’appoggio del centrodestra, mentre Giuseppe Sala, diventato uomo decisivo per Expo 2015 grazie alla giunta di centrodestra guidata fino al 2010 da Letizia Moratti, potrebbe ambire allo scranno più alto di Palazzo Marino grazie al sostegno del centrosinistra. A Napoli, invece, il centrodestra potrebbe puntare su Mara Carfagna, il Movimento Cinque Stelle su Luigi Di Maio, che però continua a escludere una sua candidatura, essendo al momento impegnatissimo come vicepresidente della Camera, e il centrosinistra sul ritorno di Antonio Bassolino.

Renzi è comunque preoccupato. Stando al governo, non può permettersi di perdere queste tre città, che al momento sono tutte guidate dalla sua parte politica. E non può rischiare un nuovo caso Liguria, dove la candidatura di Sergio Cofferati, lacerando la sinistra, fece perdere il Pd di Raffaella Paita e consegnò la regione nelle mani di Giovanni Toti. Il premier non può non mettere in conto a Milano candidature di disturbo da parte dei civatiani, a Roma da parte dello stesso Ignazio Marino, e a Napoli da parte dell’uscente De Magistris. Iniziative simili potrebbero produrre effetti devastanti, perfino quello dell’esclusione del centrosinistra nei ballottaggi. Con inevitabili ripercussioni sul governo nazionale.