Caccia a Fontana, con la disinformatja di regime
La surreale e strumentale polemica sul ministro per la Famiglia Fontana ha offerto un assaggio di quale sarà il punto di attacco più ghiotto per giornali e poteri forti. Con il solito metodo della disinformatja. Salvini infatti ha confermato e per nulla smentito il suo amico e compagno di partito. Ma il messaggio che doveva passare era un altro. E così è stato.
La surreale polemica sul neo ministro della Famiglia Lorenzo Fontana ha fornito in queste ore un assaggio di quale sarà il banco di prova più delicato per la tenuta del nuovo governo Conte in rapporto all’offensiva mediatica. Il titolare delle politiche famigliari è stato investito da uno tsunami di attacchi che non può essere certo casuale. Non è una coincidenza: guarda caso il primo attacco portato contro l’esecutivo giallo-verde è proprio su quei temi, dalla famiglia omosessuale all’aborto, che rappresentano l’aspetto più delicato per la tenuta dell’esecutivo Conte. Sul quale i media hanno buon gioco nel soffiare per alimentare l’incendio. Con uno stile e una metodologia più tipiche della disinformatja di regime che del corretto diritto dovere di cronaca.
Nessuno, salvo pochi avventurieri, ha infatti pensato di andarsi a leggere l’intervista che Fontana ha rilasciato al Corriere della Sera, peraltro in linea con molte altre interviste rilasciate nel suo primo giorno, a cominciare dalla prima in ordine cronologico proprio alla Nuova BQ nel pomeriggio di venerdì. E nessuno ha pensato bene di ascoltare l’audio delle parole di Matteo Salvini, inopinatamente strumentalizzate per metterlo contro il suo compagno di partito e amico oltre che testimone di nozze.
Fontana infatti non ha fatto altro che, prudentemente, dire che le famiglie arcobaleno non esistono per il semplice motivo che ad oggi lo stato non riconosce né il matrimonio omosessuale né la possibilità di adozione di bambini a persone dello stesso sesso e questo nonostante le pesanti incursioni della Giustizia. Questi sono proprio i prossimi step nell’agenda della rivoluzione antropologica in corso, fermi dalla scorsa legislatura dopo l’approvazione della legge sulle Unioni civili-Cirinnà che anche se nei fatti sono un simil matrimonio, non possono ancora fregiarsi del titolo di legge sui matrimoni gay.
Fontana sa bene che, sia sul tema dell’aborto che della famiglia, quello giallo-verde potrà essere ben che vada, un esecutivo che metterà per lo meno un’azione di desistenza sull’agenda. Certo, non potrà tornare indietro sull’abrogazione della Cirinnà, perché per farlo serve una cultura politica e una forza di maggioranza che ancora non c’è in Italia. Il problema non è solo per la presenza dei Cinque Stelle, ma è più ampio.
Così, una moratoria non scritta per frenare la deriva e in un certo senso imprimere una svolta in senso famigliare quando fino ad oggi il piano inclinato ha portato da tutt’altra parte. Se un domani dovessimo avere, deo gratia, politiche di abrogazione su eutanasia, aborto, politiche gay, come avviene almeno per l’aborto negli Stati Uniti, lo dovremo molto probabilmente anche all’azione di freno esercitata da esecutivi spuri come questo, ma che almeno non hanno inserito nel loro programma la consueta accelerazione sui falsi diritti.
Infatti, lo stesso Salvini non ha smentito il suo compagno di partito, ma ne ha confermato la visione politica. Salvini ha riconosciuto che un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà e in questo senso ha confermato le parole di Fontana di non voler procedere al riconoscimento delle famiglie arcobaleno. In quanto alle sue “idee personali”, queste sono state tirate in ballo da Salvini per una domanda sulla cancellazione della legge sull’aborto. Che – è vero – non è nel programma di governo. Il fatto che Fontana sarebbe favorevole a cancellarla, non significa che il governo procederà in tal senso. Questa Fontana lo sa e lo ha dichiarato e lo sa anche Salvini. Molto sarebbe già favorire i consultori a non incentivare gli aborti. Questa è la posizione di Fontana ad oggi, con la maggioranza che realisticamente si ritrova, e questa è la posizione di Salvini che infatti non lo ha smentito.
Ma i giornali hanno sostanzialmente collegato le due frasi del leader leghista per fare un impacciato quanto strumentale patchwork di dichiarazioni che hanno prodotto un effetto ben diverso da quello che era il senso delle parole del ministro degli Interni. Chi vuole andare oltre i resoconti strumentali delle agenzie può verificarlo da solo.
Però, per colpa di una disinformatja chirurgica si è scatenata una tempesta perfetta tesa a ricacciare i leghisti sulla difensiva, posizione dalla quale, proprio nell’intervista con noi, Fontana aveva detto di voler uscire.
Perché il punto è questo: l’aborto e le unioni omosessuali sono ormai diventati un diktat, anzi, un dogma di una nuova Chiesa del desiderio molto ideologica. Contestarli, o anche solo prenderne le distanze per promuovere uno sguardo sull’uomo diverso è proibito e chi lo fa rischia seriamente il linciaggio mediatico come appunto è successo a Fontana.
Il quale, ha anche ribadito una verità: quella di essere cattolico e di essere sotto attacco proprio per questo. Non è un caso che l'incarico di Fontana all’inizio fosse destinato a Vincenzo Spadafora, considerato più gay friendly di Fontana e direttore di Unicef Italia. Insomma, la posizione dell’esponente Cinque Stelle su questi temi avrebbe dovuto essere molto più accomodante con il pensiero unico odierno e sicuramente molto più gradita a giornali e tv che non si sarebbero mai stracciati le vesti per le sue dichiarazioni.
Ma alla Famiglia invece la maggioranza di governo ha scelto un politico diverso, che per la prima volta, anche se non può parlare di abrogazione, parla con coraggio almeno di disincentivo all’aborto, di freno alla deriva dell’omosessualismo che impone i suoi diktat e persino di libertà di educazione. E’ uno stile nuovo alle latitudini di Palazzo Chigi e dintorni. E soprattutto un programma completamente diverso rispetto a quanto eravamo stati abituati negli ultimi anni. E per questo deve essere punito, se serve anche con la disinformatja di regime.