"Bussola eretica", la sentenza del vescovo-teologo
Ascolta la versione audio dell'articolo
A difendere padre Antonio Spadaro da un articolo della Bussola, scende in campo addirittura monsignor Antonio Staglianò nella veste di presidente della Pontificia Accademia di Teologia. Un "avvertimento" in vista del Sinodo.
Di polemiche in questi anni ne abbiamo vissute tante, ma mai ci saremmo immaginati che un nostro articolo a commento di un altro articolo - per quanto scritto da padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica – potesse provocare addirittura l’intervento della Pontificia Accademia di Teologia nella persona del suo presidente, monsignor Antonio Staglianò.
L’articolo incriminato è quello di Tommaso Scandroglio dello scorso 30 agosto, in cui si rileva l’eresia contenuta nel commento al Vangelo che padre Spadaro ha scritto lo scorso 20 agosto per il Fatto Quotidiano. Era il Vangelo della Cananea che ottiene la liberazione miracolosa della figlia dal demonio che la possedeva, solo dopo una forte insistenza. Nella descrizione di padre Spadaro Gesù appare “rigido”, legato ai vecchi schemi ebraici, disumano pure. Ed è l’atteggiamento della Cananea a convertirlo, a liberarlo, così che anche «Gesù appare guarito, e alla fine si mostra libero, dalla rigidità degli elementi teologici, politici e culturali dominanti del suo tempo». L’eresia, diceva Scandroglio, consiste essenzialmente nel fatto che nel racconto di padre Spadaro «Gesù era un peccatore come tutti gli uomini».
Per monsignor Staglianò invece gli eretici siamo noi della Bussola: «Attenti agli eretici» si intitola la sua nota a cui ha voluto dare la massima diffusione e autorità, tanto da postarla anche sulla pagina Facebook della Pontificia Accademia di Teologia. Come è possibile che abbiamo potuto vedere quello che non c’era e non ci siamo accorti che «il pezzo di padre Spadaro è veramente bello, anzi straordinario per la plasticità con la quale “ricostruisce la scena” rendendola viva. Sembra quasi di assistervi. Il linguaggio narrativo è davvero incisivo…»?.
Siamo noi a non aver capito, e sapete perché? Perché siamo figli di quel «cattolicesimo dogmatico senza fede viva», perciò abbiamo una «”fede morta”, dunque religione irreligiosa, persino atea, nonostante l’onore attribuito a Dio con la bocca». Dunque, non solo eretici, ma anche atei nel cuore. E ci va pure bene che nel nostro mondo, in questa epoca, non è consentito accendere roghi.
Non staremo qui a commentare l’arrampicata sugli specchi di monsignor Staglianò per negare quello che appare evidente nella lettura dell’articolo di padre Spadaro. Chiunque può verificare da solo rileggendo in successione i tre articoli: Spadaro, Scandroglio e Staglianò.
Qui ci interessa soprattutto notare che il vero fatto rilevante è che si sia mossa addirittura la Pontificia Accademia di Teologia per difendere padre Spadaro da un articolo di giornale. Uno spiegamento di forze sproporzionato, è come usare i cannoni per uccidere una mosca. Non solo, ma nella sua nota monsignor Staglianò ci tiene a legare le critiche a padre Spadaro a quelle nei confronti del Papa, ovvero ci si fa scudo del Papa per difendere padre Spadaro.
In realtà tutto ciò suona come un avvertimento in vista del Sinodo sulla sinodalità di ottobre, in vista del quale trapela un certo nervosismo nel circolo dei manovratori. Ne sono un segnale anche le parole pronunciate ieri da papa Francesco nella conferenza stampa in aereo di ritorno dalla Mongolia: il Sinodo sarà sostanzialmente precluso ai giornalisti, che dovranno accontentarsi dei comunicati ufficiali predisposti da una commissione presieduta dal Prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini. Guai a cercare notizie sull’andamento dei lavori al di fuori di quello che i “capi” vogliono far sapere, sarebbe «chiacchiericcio politico» e «ideologia».
Così, il duro attacco alla Bussola di monsignor Staglianò rivela la volontà di colpire duro fin da subito chiunque si ponga in modo critico davanti a certe derive e nei confronti del Sinodo mostra più di una perplessità.
E siccome la Bussola, tra l’altro, organizza un convegno a Roma proprio alla vigilia del Sinodo (3 ottobre, ore 16 al Teatro Ghione - “La Babele sinodale”, con il cardinale Raymond L. Burke, padre Gerald Murray, Stefano Fontana), ecco l’avvertimento.
In questo mese ne vedremo delle belle.
Gesù “rigido” e peccatore, l’eresia di padre Spadaro
Sul Fatto quotidiano, il gesuita Antonio Spadaro commenta l’episodio di Gesù con la cananea per dire in sostanza che il Signore sarebbe stato un peccatore come gli altri. Un’eresia lampante, con almeno due “spiegazioni”.
Spadaro e la fede come propaganda...ma senti chi parla!
Il direttore della Civiltà Cattolica si fa bello leggendo a messa la colletta per i profughi. Ma non sa che nel Missale Romanum per loro è auspicato il ritorno in patria, solo che il traduttore italiano si è "dimenticato" la parola reditus e così il gesuita ha avuto gioco facile a usare la messa secondo il credo anti Salviniano. Chi usa la fede - e la liturgia! - in chiave ideologica e propagandistica?
I "rospi" di padre Spadaro e i gesuiti dell'800
Chissà cosa direbbero i gesuiti dell'Ottocento, che avevano fondato la Civiltà Cattolica per contrastare le menzogne protestanti e massoniche, nel vedere l'attuale direttore padre Spadaro straparlare sulla politica italiana....
Spadaro, una sinodalità senza sapore
Secondo il potente gesuita Spadaro il metodo della sinodalità deve essere usato anche nella prassi democratica sulla scia del presidente Mattarella. Ma non sono noti i criteri, i contenuti e i fini di questo protagonismo finendo per deviare in prassi storicistica.