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scandalo

Brasile, tra i concelebranti spunta la "pretessa" anglicana

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La signora in camice e stola sfila e si comunica insieme ai preti cattolici durante una Messa pontificale. Sotto gli occhi dell'arcivescovo, mons. Odelir José Magri, che derubrica a «incidente isolato» un grave delitto canonico contro il sacerdozio, la Chiesa e l'Eucaristia.

Ecclesia 18_02_2025 Español

La si vede distintamente sfilare in quella che dovrebbe essere – al netto di saluti, sorrisi, strette di mano e quant’altro – la solenne processione d’ingresso della Messa pontificale di insediamento di mons. Odelir José Magri nella diocesi di Chapecó (Santa Catarina, Brasile), elevata ad arcidiocesi metropolitana il 5 novembre scorso. Orecchini, capelli tinti, seno prominente non lasciano alcun dubbio: si tratta di una donna.

La persona in questione è la signora Vivian Schwanke de Oliveira, “sacerdotessa” della Igreja Episcopal Anglicana do Brasil (IEAB), che, domenica 9 febbraio, ha “concelebrato” nella cattedrale di Sant’Antonio da Padova l’Eucaristia con un’ottantina di preti cattolici e sette vescovi. Fianco a fianco con i sacerdoti per la processione, la signora de Oliveira, con tanto di camice e stola si è poi assisa in presbiterio e si è auto-comunicata come un qualsiasi presbitero cattolico. Che nessuno l’abbia vista? E dire che i tratti femminili sono piuttosto evidenti; ed anche la stola viola, mentre tutti l’avevano bianca…

A fugare ogni dubbio ci ha pensato proprio l’Arcivescovo, che durante l’omelia, secondo quanto riferito da ACI Digital,«ha parlato del significato ecumenico della presenza di autorità religiose alla celebrazione» ed «ha menzionato la presenza della ministra dello IEAB, mostrandola sull'altare, e del pastore della chiesa Renovar em Cristo, che era seduto nel secondo banco della chiesa insieme al resto dei fedeli». Menzione che si può verificare nel video integrale (dal minuto 1:12:20) della concelebrazione eucaristica. Dunque, il vescovo sapeva, eccome.

Eppure, dopo che ACI Digital ha contattato l’arcidiocesi di Chapecó, chiedendo spiegazioni sulla concelebrazione e la ricezione della Comunione da parte del ministro anglicano, l’ufficio stampa ha risposto con una “Nota di chiarimento” del 13 febbraio, firmata da Mons. Odelir José Magri, che ha tutta l’aria di una presa in giro: «In riferimento a quanto accaduto durante la Messa solenne di insediamento dell'arcidiocesi di Chapecó e al mio insediamento come arcivescovo metropolita, vi informiamo che abbiamo già comunicato alla Nunziatura Apostolica in Brasile le circostanze di questo incidente isolato di violazione involontaria delle norme liturgiche. Rinnoviamo il nostro impegno all'ortodossia dottrinale e all'ortoprassi liturgica e ci sforzeremo di evitare futuri errori».

«Incidente isolato di violazione involontaria»: beato chi ci crede. Perché l’arcivescovo sapeva molto bene che la signora anglicana era entrata in processione insieme ai presbiteri e che sedeva in presbiterio; così come era evidente a tutti che si stava auto-comunicando all’altare. Pare che nessuno abbia avuto da ridire. Eppure un sacerdote, e a fortiori un vescovo, non può però concelebrare con un ministro di una chiesa o comunità non in piena comunione con la Chiesa cattolica: trattasi di violazione del can. 908. Se poi tale concelebrazione avviene insieme «ai ministri delle comunità ecclesiali che non hanno la successione apostolica e non riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale», come nel caso in questione, allora ci troviamo di fronte ad uno dei delicta graviora contro il sacrificio e il sacramento dell’Eucaristia, riservati al giudizio del Dicastero per la Dottrina della Fede, secondo quanto disposto dalle Normæ de Gravioribus delictis (15 luglio 2010), confermate nelle più recenti Normæ de delictis Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis (7 dicembre 2021).

Altro che semplice violazione involontaria delle norme liturgiche! Ad aggravare ulteriormente la posizione dell’Arcivescovo è il fatto che il ministro in questione non solo appartiene ad una comunità ecclesiale che non ha alcuna successione apostolica, né un sacerdozio valido, né un’adeguata comprensione dell’Eucaristia come sacrificio e come sacramento, ma è altresì una donna. Scandalo nello scandalo, perché la presenza “concelebrante” della signora de Oliveira favorisce nei fedeli l’idea che la Chiesa cattolica accetti l’ordinazione di una donna.
Inoltre, la donna, non essendo sacerdote, non poteva comunicarsi da sé all’altare e, non essendo cattolica e mancando le condizioni previste dal can. 844 per la comunione ai non cattolici, non poteva nemmeno ricevere l’Eucaristia.

Ricapitolando, l’Arcivescovo ha commesso un delitto grave contro l’Eucaristia per aver concelebrato con un ministro non cattolico di una comunità che non ha un vero sacerdozio; ha permesso che sotto i suoi occhi si compisse una tentata azione liturgica da parte di chi non è ordinato sacerdote, reato canonico colpito dal can. 1379 § 1; ha accettato che una donna, che non può mai ricevere l’ordinazione sacerdotale, di fatto compisse atti sacerdotali; ha ammesso che un non sacerdote si auto-comunicasse all’altare.

Impossibile non chiedersi come sia possibile che un vescovo, la cui diocesi è stata da poco elevata dalla Santa Sede ad arcidiocesi, possa arrivare a compiere un filotto del genere, che distrugge l’insegnamento cattolico sull’unità della Chiesa, sull’Eucaristia, sul sacerdozio; e pensi poi di cavarsela con una dichiarazione nella quale sminuisce un fatto gravissimo, ritenendolo un incidente involontario e derubricandolo ad una semplice violazione delle norme liturgiche, quasi si sia trattato di cantare l’Alleluja in Quaresima. Dicastero per i vescovi, per la Dottrina della Fede, per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti, per la Promozione dell’Unità dei Cristiani: tutti coinvolti. Qualcuno interverrà o ci si accontenterà delle tardive scuse dell’arcivescovo?