Bolsonaro condanna l'aborto, Fernandez no...e la Chiesa?
Se il Brasile compie decisi passi avanti per la difesa della vita umana nascente, l’Argentina di Alberto Fernandez si impegnano invece a velocizzare l’approvazione della piena liberalizzazione dell’aborto nel paese. I vescovi locali si sono schierati a favore dei bambini indifesi, ma allora perché la Santa Sede condanna il primo leader mentre supporta il secondo?
Aspettiamo l’esito delle elezioni negli USA per conoscere il futuro prossimo di milioni di bambini nel mondo. Voglio essere chiaro per chiunque sostenga direttamente o indirettamente (in Italia ed in Vaticano) Joe Biden e Kamala Harris. I loro propositi e gli impegni presi con le multinazionali dell’aborto, provocheranno milioni di bambini innocenti uccisi in ogni parte del mondo.
Detto ciò, guardiamo a cosa è accaduto di buono e meno buono per i diritto del nascituro nell’altra America. Nel tanto odiato Brasile di Bolsonaro (nella foto in alto esce dal palazzo presidenziale andando incontro ad alcuni manifestanti pro life), a cui papa Francesco preferisce il predecessore e abortista Lula dal Silva, il Governo ha introdotto un impegno storico, tra quelli previsti nel recente Piano Decennale di Sviluppo del Paese. Lo strumento di programmazione è stato pubblicato con decreto, lo scorso martedì 27 Ottobre. La Strategia di Sviluppo Federale per il Brasile delinea una serie di obiettivi economici, istituzionali, ambientali, sociali e infrastrutturali da raggiungere entro il 2031, nel tentativo di condurre il Paese verso un percorso di maggiore crescita economica e sviluppo sociale. Il documento, firmato da Bolsonaro e dai ministri Paulo Guedes (Economia) e Wagner Rosário (Amministrazione Pubblica generale), delinea gli scenari di sviluppo per il Paese e lascia alla programmazione annuale attuarne le tappe.
Nel documento, una delle linee guida dello sviluppo del paese è la difesa e promozione della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Non so se è chiaro l’impegno preso da questo governo schiaffeggiato a destra e manca dai giornaloni internazionali ben pensanti e leaders europei radical chic: Bolsonaro forse darà il permesso di bruciare qualche ettaro in più di foresta, ma certamente si impegna a salvare molti di quel milione di bambini che ogni anno vengono uccisi con l’aborto nel paese. Per questa ragione e per questo impegno mai preso dai predecessori, in questi giorni si è scatenata la buriana da parte ogni multinazionale abortista del pianeta per criticare la decisione storica del Governo Bolsonaro, che invece ha ribadito con orgoglio la sua decisione per la vita e contro l’aborto. A dar man forte ad un clima positivo per la vita nascente, dunque per la dignità umana, è stata la decisione del Tribunale di San Paolo che, altrettanto storicamente, ha vietato ad una Associazione sedicente "cattolica" per l’aborto (pro choice), di usare la denominazione "cattolica". Questo perché nella dottrina della Chiesa cattolica non esiste nessuna ambiguità sull’aborto che rimane un male instrinseco, omicidio ed un peccato mortale. Un passo che va nella giusta direzione e smaschera ipocrisie, ambiguità, bugie e connivenze di molti.
Se il Brasile compie decisi passi avanti per la promozione e difesa della vita umana nascente, l’Argentina, governata da un pupillo vaticano, Alberto Fernandez (in coppia con la beneamata ed ex Presidente Christina Fernández de Kirchner) si impegnano invece a velocizzare l’approvazione della piena liberalizzazione dell’aborto nel paese. Nella stessa giornata in cui a Brasilia, Bolsonaro ed il suo Governo si impegnavano per la vita umana dal concepimento, a Buenos Aires i leaders pro vita del paese erano impegnati a ribadire quanto i Vescovi avevano dichiarato nei giorni precedenti. Totale contrarietà verso l’incomprensibile decisione del Governo Fernandez di accellerare la discussione ed approvazione della proposta di liberalizzazione dell’aborto. I vescovi ricordavano come “la dignità della vita e la promozione dei diritti umani sono concetti centrali in un'agenda autenticamente democratica, la situazione generale della sanità pubblica...rende insostenibile e inopportuno ogni tentativo di introdurre e discutere una legge” come quella della liberalizzazione dell’aborto.
Il Paese, con l’arrivo al potere dei populisti di sinistra Fernadez lo scorso anno, non ha solo visto sprofondare ogni prospettiva di crescita economica, ma dal mese di agosto sta subendo una vera disfatta sanitaria e incapacità di gestire la pandemia del Covid 19 (la curva di contagi e decessi del paese è in netta e continua crescita da mesi, diversamente dagli altri paesi della regione). Il duo Fernandez tuttavia non ha nessuna voglia di ascoltare il buon senso espresso dai Vescovi e dai Pro life del paese, le grandi multinazionali (sempre i soliti Amnesty International, Human Rights Watch, IPPF…) dell’aborto hanno spinto questa settimana migliaia di ragazze e donne nelle piazze, affisso cartelloni e manifesti in molte città del paese per ricordare al Governo l’urgenza di mantenere la promessa fatta in campagna elettorale e liberalizzare l’aborto.
Assurdo, si muore di Covid 19 e contemporaneamente si chiede di liberalizzare l’omicidio dell’innocente nascente (lo avevamo già visto in Europa questa primavera). Dunque il Presidente Alberto Fernadez, ha preferito cedere alla folle richiesta di velocizzare il deposito in Parlamento della proposta di legge per la liberalizzazione dell’aborto, ha incontrato nei giorni scorsi tutte le organizzazioni pro aborto del Paese e chiesto una procedura di urgenza per l’approvazione del testo. Altro che il predecessore Macrì, emarginato e osteggiato dalle Sacre Stanze anche in campagna elettorale, solo per aver messo ai voti (e fatto bocciare) tutte le proposte pro aborto.
Un dato è positivo, la Chiesa Cattolica ed i suoi Vescovi hanno finalmente rotto il silenzio tombale dell’ultimo anno, sono tornati ad alzare la voce per tutto il popolo: i poveri, deboli, malati e pure per gli innocenti che rischiano la vita. Un buon inizio, sempre che non arrivino ordini superiori di chiudere la bocca. La battaglia per la difesa della vita, in Parlamento e per le Piazze, è tutt’altro che persa.