Bologna e Foggia, il lunedì nero delle strade è una domanda
Drammatica esplosione di un Tir, in seguito a un tamponamento, sulla tangenziale di Bologna, con un morto e una settantina di feriti; e nel foggiano il frontale tra un Tir e un pullmino con giovani immigrati lascia sull'asfalto dodici morti. Ma prima di stabilire le responsabilità umane degli incidenti, c'è una domanda a cui nessuno sfugge...
Una colonna di Tir rallenta, poi si ferma; arriva un camion cisterna carico di GPL, neanche l’intenzione di frenare, va dritto contro il camion che lo precede: uno scontro tremendo, i mezzi prendono fuoco, un pezzo del Tir tamponato scavalca la barriera di protezione e invade la carreggiata della tangenziale a fianco. Si alza un grosso fumo nero, ma nel frattempo fumo e fuoco avvolgono la cisterna e da lì a poco una tremenda esplosione fa tremare tutta la zona circostante: crolla il ponte su cui stavano viaggiando i camion, prendono fuoco anche decine di macchine parcheggiate nei due saloni sottostanti, un intero quartiere è devastato. Il bilancio parla di un morto e 70 feriti, di cui almeno 15 in condizioni molto gravi. Le immagini dell’incidente avvenuto ieri pomeriggio sul raccordo autostradale tra A1 e A14, a Borgo Panigale, sono impressionanti e sono passate e ripassate su tv e siti internet.
Nel frattempo, più a sud, in Puglia nei pressi di Foggia, su una strada statale uno scontro frontale fra un Tir e un furgone che portava 14 braccianti, tutti immigrati, provocava 12 morti e tre feriti. Non c’erano videocamere a riprendere la scena dell’incidente, ma si può facilmente immaginare cosa possa essere stato quell’impatto tremendo. Qui la responsabilità è stata subito attribuita al sistema del caporalato che fa sì che i lavoratori immigrati, tutti dall’Africa, vengano fatti viaggiare in sovrannumero su furgoni vecchi, malmessi e certamente non sottoposti a regolari controlli meccanici.
Nell’esplosione di Bologna, invece, la dinamica dell’incidente fa supporre che la causa possa essere stata un malore del camionista, o un colpo di sonno o anche l’uso del telefonino. Ovviamente si spera che le indagini possano almeno accertare la causa della mancata frenata.
Sicuramente nei prossimi giorni non mancheranno le polemiche su questo o quel problema che possa aver contribuito alla tragedia: il nodo di Bologna costretto a ricevere un traffico di automezzi esagerato, soprattutto in tempi di vacanza; i trasporti pericolosi che vengono effettuati sulle nostre strade; i tanti, troppi Tir che circolano nelle autostrade; forse anche i turni massacranti che autisti dell’Est Europa sono costretti a sostenere in violazione delle leggi, e così via.
E però prima non si sfugge a un pensiero, magari scacciato via rapidamente, ma non per questo meno incisivo: un pensiero che riguarda la precarietà della nostra vita. Si esce al mattino da casa, non si sa se ci sarà dato di tornare. Viene in mente il monito di Gesù: «Vegliate, siate preparati». Già, la prima preoccupazione è proprio questa: saranno state preparate le vittime di questi incidenti, saranno morte in grazia di Dio? Che si sia in marcia per le sospirate vacanze, o si stia in viaggio per lavoro, o anche si sia rimasti a casa, la questione non cambia: dobbiamo essere preparati perché in gioco c’è la salvezza eterna, cosa estremamente più importante di qualsiasi altra pur legittima preoccupazione. Per questo, davanti a incidenti di questo tipo la prima cosa che viene da fare è pregare per coloro che sono morti, le loro famiglie e, ovviamente, tutti i feriti.
Ciò non toglie che poi si debba fare di tutto per ridurre al minimo la possibilità di incidenti come questi, sempre consapevoli però che il rischio zero non esiste. Da questo punto di vista si deve riconoscere che in Italia molto è stato fatto, tanto che il tasso di mortalità sulla rete autostradale italiana in 40 anni è diminuito del 90%. Si può fare certamente di più, e questo vale anzitutto per le strade dei braccianti: la dura legge del caporalato costituisce una situazione umanamente inaccettabile, l’insicurezza sulla strada ne è una conseguenza.
Più in generale, la via per ridurre ancora gli incidenti stradali – ce lo dimostrano le esperienze in altri Paesi sviluppati - è anzitutto quella dei controlli, un importante deterrente per i comportamenti a rischio. E inoltre l’innovazione tecnologica, che rende gli stessi veicoli più sicuri.