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IL CASO

Bimba abbandonata in Ucraina, lo scandalo è la fecondazione artificiale

C'è la solita ipocrisia nel caso della coppia italiana che ha abbandonato in Ucraina la figlia avuta da maternità surrogata. Ci si scandalizza dell'abbandono o, al massimo, della pratica dell'utero in affitto, ma ci si dimentica che l'utero in affitto è la logica conseguenza della fecondazione artificiale e che l'abbandono è l'esito della cosificazione dei bambini. Siamo alla generazione dei bimbi Zalando, prodotti con diritto di recesso.

Vita e bioetica 15_11_2021

Il caso sta facendo molto discutere. Una coppia italiana nell’agosto del 2020 vola in Ucraina e tramite maternità surrogata nasce una bambina che la coppia riconosce. Quest’ultima fa ritorno nel nostro Paese e, complice il Covid, lascia la piccola ad una baby sitter del posto. Passa il tempo e la coppia non dà più sue notizie tanto che la baby sitter contatta il nostro consolato. A questo punto la Procura della Repubblica e la Procura della Repubblica dei Minori individuano la coppia richiedente e si sincerano sull’intenzione della stessa di non voler più accudire la minore. Sia l’uomo che la donna della coppia potrebbero essere i genitori biologici della minore – è uno degli aspetti che gli inquirenti devono ancora chiarire – e quindi, se così fosse, il riconoscimento della figlia probabilmente li esporrà a guai con la giustizia italiana.

Ecco perché la Procura di Novara ha aperto un fascicolo per ora senza indagati né ipotesi di reato: un primo passo per capire come sono andate esattamente le cose. Ora la bambina, che ha ormai 15 mesi e che comunque è cittadina italiana, è arrivata in Italia ed è stata data in affido ad una coppia di Novara. Aggiungiamo che, dal punto di vista morale, se i due committenti sono realmente i genitori biologici e se sono capaci di provvedere all’educazione della bambina, in capo a loro due vi sarebbe il dovere morale di educare la figlia.

Uno degli aspetti più tristemente interessanti di questa vicenda è come è stata narrata dai media. Il punto esecrabile di questa storia, per alcuni media, sarebbe solo uno: l’abbandono della piccola e non la pratica dell’utero in affitto. A questo proposito, tanto per prendere la palla al balzo, si è fatta avanti per adottare la bambina Maria Sole Giardini, consigliere nazionale dell’associazione radicale Luca Coscioni, associazione che vorrebbe la legalizzazione della maternità surrogata che loro chiamano “maternità solidale”. Per gli altri media, invece, ci sarebbe un altro punto critico in questa vicenda: l’utero in affitto. Da qui la proposta di rendere tale pratica reato internazionale. Lodevoli queste critiche, ma nessuna di queste centra il punto.

Il punto sta nel fatto che l’abbandono di questa bambina, condannato da tutti, è l’esito di una premessa invece accettata da tutti. La premessa si chiama fecondazione artificiale. Non si dà utero in affitto senza fecondazione artificiale, dato che si deve ricorrere a questa per concepire il figlio da impiantare nell’utero della gestante. La pratica della fecondazione extracorporea è un primo passo per reificare il bambino, ossia cosificarlo. Se è lecito produrre un bambino in provetta non si vede perché escludere un’altra modalità di produzione del bambino, successiva alla prima, che riguarda non più il concepimento ma la gestazione: la maternità surrogata. Accettata la provetta, che sostituisce il rapporto sessuale e naturale di mamma e papà, sarebbe irragionevole non accettare l’utero in affitto, che sostituisce l’utero della madre naturale. Se è cosa buona l’artificialità del concepimento non si capisce perché non dovrebbe essere ugualmente buona l’artificialità della gestazione.

Reificato così per la seconda volta il bambino, la coppia committente lo percepisce, comprensibilmente ma non giustificatamente, come una cosa, un prodotto che, come ogni prodotto ordinato, può essere anche restituito al mittente. Un bimbo Zalando su cui si può esercitare il diritto di recesso. Dunque la coppia che usa dell'utero in affitto per avere un figlio è più propensa all'abbandono rispetto alla coppia che ha avuto il figlio in modo naturale proprio perché il figlio è stato svilito a rango di oggetto, di bene di consumo. Questo sguardo cosificatore è meno presente per sua essenza nella filiazione naturale.

Quindi il peccato originale di questa vicenda nasce dalla pratica della fecondazione artificiale che porta necessariamente all’utero in affitto che, a sua volta, apre infine al rischio dell’abbandono del minore. Perciò è un po’ ipocrita ora stracciarsi le vesti per l’abbandono di questa bambina quando tutti sono favorevoli alle premesse che hanno condotto a questo abbandono.

La vicenda, così come è stata narrata e commentata dai media, poi mette in evidenza un altro aspetto che attiene al percepito morale della massa. Su cosa si è messo l’accento in questa storia? L’abbandono. Operando in questo modo, si sposta sempre più in là il confine del lecito. Se punti l’attenzione mediatica sull’abbandono, fai passare come lecita la maternità surrogata. In breve, stigmatizzando solo l’eccesso perché caso raro – l’abbandono – e non ciò che ha portato all’eccesso che ormai è diventata pratica comune – l’utero in affitto e prima ancora la fecondazione artificiale – comunichi l’idea che solo l’eccesso sia da riprovare e non la pratica che sta a monte.
È un po’ come avviene per il comunismo: il comunismo è un’idea buona applicata male (ecco l’eccesso) da Stalin, Mao e Pol Pot. Ovviamente passerà un po’ di tempo e l’eccesso a sua volta cesserà di essere tale nel percepito collettivo e diventerà pratica normale, quindi non farà più notizia, perché la stessa maternità surrogata sarà ormai fenomeno sociale e quindi i casi di abbandono si moltiplicheranno. A quel punto si troverà un nuovo caso eccezionale da stigmatizzare, ad esempio l’abbandono a cui sarà seguita la morte del minore.

Si è portati così ad accettare l’atto malvagio in sé, ma non certi gradi dello stesso. Insomma ciò che farebbe problema è una mancanza di misura. Capita di frequente in campo morale: bene la fecondazione artificiale omologa, male l’eterologa. Poi bene l’eterologa, male se il donatore è padre di 100 figli. Bene l’aborto, male l’aborto in pillole. E poi bene l’aborto in pillole, male se non c’è ricetta addirittura anche per le minori. Bene il divorzio, male il divorzio express. Bene l’eutanasia, male l’eutanasia su persona che non ha espresso il suo consenso. Bene il transessualismo, male se riguarda i minori. Bene le “nozze” gay, male se si prevede che i “coniugi” possano avere dei figli. E quindi bene l’utero in affitto, male l’abbandono di minore nato tramite questa pratica.