Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
USA

Biden contro Trump, la corsa che pochi volevano rivedere

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Di nuovo, alle presidenziali, sarà Biden contro Trump. Eppure all'inizio delle elezioni primarie, la maggioranza assoluta degli americani si esprimeva contro la riedizione del 2020. 

Esteri 14_03_2024
Joe Biden e Donald Trump (La Presse)

Le elezioni primarie americane si sono già concluse, il 12 marzo, con la votazione detta “secondo super-martedì” o con l’ossimoro “mini-super-martedì” per il numero di collegi coinvolti. Si è votato negli Stati di Washington, Georgia, Mississippi, Hawaii e nelle remote isole Marianne. Per i Democratici, così come per i Repubblicani, si è trattato praticamente solo di una formalità. Donald Trump, a seguito del ritiro di Nikki Haley, non aveva rivali da battere. In Georgia l’ex candidata ha comunque raggiunto il 13% dei voti e addirittura il 21,6% nello Stato di Washington, tutti espressamente anti-Trump. In campo democratico, invece, il presidente Joe Biden non ha mai avuto rivali e le percentuali di dissenso interno sono state molto più basse. Anche per lui, nello Stato di Washington, il 9% ha votato contro.

Fatto sta che Trump ha raggiunto i 1215 delegati che gli servivano per ottenere la nomination e Biden i 1968 che occorrevano per la sua candidatura al secondo mandato presidenziale consecutivo. Benché il risultato fosse ormai ampiamente prevedibile, ora è ufficiale: le elezioni presidenziali del 2024 saranno la riedizione di quelle del 2020, Trump contro Biden, ma a parti invertite. Lo sfidante è Trump ed è in vantaggio rispetto all’uscente Biden (47% a 45%, secondo la media dei sondaggi Real Clear Politics), con un margine simile a quello che, nel 2020, Biden vantava su Trump nei sondaggi pre-elettorali. Gli americani, insomma, parrebbero intenzionati a ritornare a Trump, dopo una parentesi di amministrazione democratica.

Con quanto e quale entusiasmo, però, è difficile dirlo: a gennaio, prima delle primarie, un sondaggio Reuters/Ipsos rilevava che ben il 67% dei rispondenti fosse «stanco di vedere gli stessi candidati alle elezioni presidenziali e desideroso di vedere qualcuno di nuovo». Tuttavia, secondo lo stesso rilevamento, solo il 18% affermava di non voler votare in caso di confronto Biden-Trump. A malincuore e turandosi il naso, dunque, si voterà quel che passa il convento.

Risultati analoghi erano presentati da un altro sondaggio, effettuato nello stesso periodo (inizio gennaio) da New York Times/Siena College: il 64% dei rispondenti che si identificavano come Democratici, non avrebbero voluto una seconda candidatura di Biden, mentre anche un 51% di rispondenti che si identificavano come Repubblicani non avrebbe voluto quella di Trump.

Secondo Reuters/Ipsos, il 70% degli americani ritiene che Biden sia troppo anziano per candidarsi di nuovo. E poco più del 50% ritiene che anche Trump, con i suoi 77 anni di età (quattro meno di Biden) sia troppo in là per tornare presidente.

Eppure i candidati non sono stati imposti dai partiti. Negli Usa non ci sono le liste bloccate, come in Italia. Il sistema delle elezioni primarie permette di selezionare il candidato, presentandolo Stato dopo Stato. In questo caso, evidentemente, si è verificato un forte scollamento fra quella che è la “base” militante del partito, che partecipa e va a votare nelle primarie e la popolazione nel suo complesso che va a votare (o accetta l’esito delle elezioni) quando c’è da scegliere un presidente. Nelle primarie manca il parere degli “indipendenti” che non si riconoscono in alcun partito. Ed è mancata la voce dei moderati. A dire il vero: nel Partito Democratico è mancata del tutto la possibilità di fare una scelta, dato che il presidente uscente non ha lasciato spazio ad alcuna opposizione e non sono mai state fatte primarie competitive da gennaio ad oggi.

Visto che le primarie sono finite con larghissimo anticipo, quasi la metà degli Stati non ha nemmeno fatto in tempo ad esprimersi. Fra questi ce ne sono anche di molto importanti, determinanti per tutte le elezioni come: Florida, Ohio, New York e Pennsylvania.

Con candidati tendenzialmente impopolari agli occhi dell’elettorato generale, cosa ci possiamo attendere per il prossimo novembre, quando si dovrà scegliere il “nuovo” inquilino della Casa Bianca? Solo un voto contro. I Repubblicani andranno a votare contro Biden, la sua politicizzazione delle agenzie federali, i processi a orologeria che mirano a eliminare Trump prima del voto, la criminalizzazione dei conservatori. I Democratici andranno a votare contro Trump che vedono come un presidente golpista (per l’assalto al Campidoglio del 2021), come un nemico della democrazia, un “amico di Putin”, un delinquente che è già sotto processo ed è già stato condannato in cause civili. La minaccia di una guerra civile è ancora molto remota. Ma gli Usa diventeranno, purtroppo per loro, molto più simile a quel che è sempre stata l’Italia, in tutte le sue elezioni.