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magna carta

Bentornato don Camillo

Il cardinale Ruini è interventuo all'inaugurazione della scuola politica della fondazione Magna Carta. La difesa della vita è un principio ancora non negoziabille

Borgo Pio 06_11_2017
ruini

A partire dall'enciclica "Evangelium Vitae" di Giovanni Paolo II, il cardinale Camillo Ruini è intervenuto sabato 4 novembre all’inaugurazione della Scuola di alta formazione politica promossa dalla fondazione Magna Carta, animata dal senatore Gaetano Quaglieriello.

La difesa della vita, dal concepimento fino alla morte naturale, è uno dei cavalli di battaglia di don Camillo. Durante la sua lunga presidenza della Cei (dal 1991 al 2007) ha combattuto gagliardamente contro ogni fumisteria dei politici (specialmente quelli sedicenti cattolici) su questi temi. Il suo successo più evidente è stato il referendum sulla fecondazione medicalmente assistita del 2005, quando invitò i cattolici ad andare al mare, invece, che ai seggi. E quorum non fu.

«L’Enciclica ribadisce inoltre che il Vangelo della vita è per tutti», ha sottolineato Ruini sabato, «non solo per i credenti, e che tutti possono capirlo, come tutti sono chiamati a promuovere uno Stato “umano”, che come tale rispetta la vita». La difesa della vita, caposaldo dei cosiddetti principi non negoziabili, è un fatto quindi squisitamente politico e non di fede: «con le sue prese di posizione definitive e non riformabili, questa Enciclica impegna per sempre la Chiesa a promuovere e difendere la vita umana e pone la coscienza di ciascuno, anche non credente, di fronte a istanze difficili da eludere».

Perciò, conclude Ruini, «di fronte a posizioni così chiare e forti sembrano appartenere ad un altro pianeta i comportamenti di molti politici che si ritengono e dichiarano cattolici, senza dubbio sinceramente, ma sono a favore delle leggi per l’aborto e per l’eutanasia. Altrettanto poco consapevoli e convinti appaiono tanti elettori cattolici praticanti ma quasi indifferenti, nelle loro scelte, a queste questioni. Si tratta di un problema grave, per almeno due aspetti. Uno è quello dello scarso senso di appartenenza ecclesiale, o di una laicità malintesa, che rivendica una totale autonomia di giudizio morale in sede politica e legislativa. La traduzione in norme di legge di valori umani essenziali passa certamente attraverso l’esercizio della libertà degli elettori e degli eletti ma, se essi sono consapevoli dei contenuti antropologici della loro fede, non possono, senza una grave incoerenza, decidere prescindendo da questi».

Bentornato don Camillo.