Becciu riabilitato, ora attende il verdetto senza "infamia"
Due anni fa Angelo Becciu fu costretto a rinunciare alla carica di prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e ai diritti connessi alla sua porpora. Ora è arrivata la riabilitazione direttamente per bocca del Papa. Il processo a suo carico (per l'acquisto di un appartamento a Londra) continua ma senza più il "marchio di infamia".
Era il 24 settembre del 2020 quando, dopo un burrascoso faccia a faccia a Santa Marta, il cardinale Giovanni Angelo Becciu fu costretto a rinunciare non solo alla carica di prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ma addirittura ai diritti connessi alla sua porpora. Quasi due anni dopo, mentre l'impianto dell'accusa del processo penale che lo vede imputato in Vaticano per peculato sembra traballare, è arrivata la riabilitazione direttamente per bocca del Papa che lo ha chiamato sabato scorso per informarlo che sarà reintegrato nelle sue funzioni cardinalizie e per invitarlo a partecipare al Concistoro del 27 agosto.
È lo stesso ex Sostituto agli Affari Generali della Segreteria di Stato ad averne dato notizia nel corso di una Messa celebrata nella sua Sardegna, a Golfo Aranci. Becciu sarà presente anche alla riunione di tutti i cardinali del mondo prevista nei due giorni successivi e convocata da Francesco per fare il punto sulla Costituzione Apostolica Praedicate evangelium. Sono stati due anni molto difficili per colui che è stato uno dei prelati più potenti nei primi anni dell'attuale pontificato, improvvisamente privato degli onori del cardinalato prima ancora di essere rinviato a giudizio dalla giustizia vaticana. Dopo un'appassionata conferenza stampa nella sala delle suore di Maria Bambina all'indomani della defenestrazione nella quale aveva paventato il sospetto che il Pontefice potesse essere stato manipolato, Becciu non si è mai lasciato sfuggire pubblicamente mezza parola di amarezza o di critica nei confronti di Bergoglio. Una linea mantenuta anche a mano a mano che sui media trapelavano le accuse mosse contro di lui dai pm vaticani.
Si è invece difeso, strenuamente, nel processo dando del filo da torcere al promotore di giustizia nelle udienze e cercando di porre l'accento sul ruolo che nella gestione dei fondi della Segreteria di Stato aveva svolto il suo grande accusatore, monsignor Alberto Perlasca. Tutto è nato dall'acquisto dell'ormai famoso palazzo di Londra da parte della Segreteria di Stato e da cui è partita anche l'inchiesta giornalistica dell'Espresso nella quale si parlava di un «vero e proprio metodo che ha contraddistinto la Segreteria di Stato sotto la direzione del cardinale Angelo Becciu» che avrebbe previsto una «prassi operativa della conduzione delle finanze vaticane, dove gli agenti patogeni, gli interessi incrociati e i conflitti di interessi erano talmente evidenti da essere all'ordine del giorno». Quell'articolo dal titolo La spada di Francesco sui corrotti segnò l'inizio delle disgrazie del prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e conteneva le accuse (destinazioni di fondi alle società dei fratelli) che poi avrebbero costituito il cuore dell'indagine dei pm vaticani e che gli sarebbero costate un rinvio a giudizio.
Dopo anni di articoli e servizi non certo benevoli, ora il cardinale si sta difendendo da quelle accuse nella sede deputata, ovvero l'aula di tribunale. Ma quei giorni devono aver profondamente ferito Becciu che, secondo quanto riportava all'epoca Massimo Franco sul Corsera, si diceva convinto che il marchio di infamia gli sarebbe rimasto addosso. Questo perché la rinuncia ai diritti del cardinalato poteva essere interpretata come una condanna preventiva, in anticipo non solo sulla sentenza ma sulla stessa apertura del processo stesso. Poi però qualcosa è cambiato e qualche segnale di vicinanza da parte del Papa c'è stato, come nel giovedì santo del 2021 con la celebrazione della Messa in Coena Domini nella cappella dell'abitazione di Becciu. E quel «voglio con tutto il cuore che sia innocente» affidato da Francesco ai microfoni di Radio Cope, con la precisazione che sarebbe toccato «ai tribunali decidere». Adesso la telefonata che cambia le cose e restituisce pieni diritti cardinalizi all'ex Sostituto che lunedì 29 e martedì 30 siederà al fianco dei suoi confratelli nella riunione convocata per riflettere sulla riforma della Curia.
Non si sa se Becciu uscirà prosciolto dal processo in corso in Vaticano, ma è certo che alla prossima udienza andrà diversamente, senza il "marchio" (per utilizzare un'espressione a lui attribuita) della porpora dimezzata. La riabilitazione arriva a ridosso di una pronuncia che ha dato altri dispiaceri all'interno dei Sacri Palazzi sempre a causa del processo sul palazzo di Londra: la Corte d'Appello britannica ha infatti accolto la richiesta del finanziere Raffaele Mincione – il broker che per primo gestì l'operazione di Sloane Avenue – di poter fare causa alla Segreteria di Stato vaticana per difendere la sua reputazione messa a repentaglio dal processo vaticano che lo vede imputato per peculato, truffa, abuso d'ufficio, appropriazione indebita, auto riciclaggio. Rigettata la tesi della difesa vaticana che si era trincerata dietro gli «atti legittimi di uno Stato straniero»: i giudici londinesi hanno determinato che non ci si può appellare alla sovranità nel caso di controversie che riguardano transazioni commerciali ed hanno stabilito che dal Vaticano dovranno essere fornite le prove delle accuse mosse a Mincione. Il rischio è quello di vedere il Vaticano alla sbarra in un aula di giustizia britannica per la prima volta nella storia, mentre nelle Mura è ancora in corso un processo penale sulla stessa vicenda.