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Ballata di Natale per chi non riesce a nascere

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Egli nasce anche per chi non nasce, per chi non riesce a venire al mondo; nasce per chi cova in sé la sofferenza dell’esistenza; nasce per chi è stato sequestrato dalla banalità; nasce per chi è ormai troppo stanco per tutto; Nasce per chi...

Editoriali 24_12_2024

Egli nasce anche per chi non nasce, per chi, anche con tutto il proprio impegno ed ingegno, non riesce a venire al mondo.

Nasce per chi cova in sé la sofferenza dell’esistenza; per chi rimane al di fuori del cerchio della vita perché il dolore provato un tempo, col tempo si è irrobustito ed è diventato un carcere da cui è impossibile scappare e da cui forse non si vuole nemmeno più scappare.

Nasce per chi sente il peso del tempo vissuto e giudicato troppo leggero perché un senso acuto e sottile delle cose lo rende straniero a questa vita ed estraneo ai suoi simili che di simile a lui non hanno proprio nulla.

Nasce per chi ha perso per sempre quegli occhi scuri come le notti estive, quelle mani che s’intrecciavano in modo perfetto con le proprie, quel sorriso che era lo stesso di Dio quando di ogni cosa «vide che era cosa buona», ed è sommerso non dalla sua assenza, ma dall’assenza impura e semplice.

Nasce per chi continua a scrivere la parola “speranza” a caratteri neri e non con lettere di luce; per chi ha disegnato in anni pazienti un raffinato labirinto in cui si è perso e per colui al quale sfugge il senso ultimo dei giorni e delle notti, ma, inesausto, tenta ancora di cercarlo e di cercarlo ancora.

Nasce per chi non è mai arrivato in porto perché dal porto mai è salpato; per chi ha fatto della paura e del timore i migliori alleati del proprio fallimento; per chi non è salito sul treno giusto perché aveva sbagliato stazione; per chi voleva essere qualcuno ed ha dovuto essere nessuno; per chi sognava l’eccellenza ed è finito nell’incubo della mediocrità.

Nasce per chi è stato sequestrato dalla banalità ed ha offerto in riscatto tutto se stesso, ma senza successo; per chi ha perso il filo del discorso della propria vita e con esso anche la propria dignità; per chi è stato sedotto dal disordine, disordine degli affetti, dei soldi, degli amplessi, dei viaggi, delle vacuità e si trova nemico del silenzio che tutto ordina e tutto compone in unità ed armonia.

Nasce per chi è stato battuto e vilipeso e non ha nemmeno compreso chi o cosa l’abbia battuto e vilipeso; per chi è si è trovato stordito da anni di eccessi ed ha conosciuto solo i margini della propria vita perché sempre lì ha vissuto.

Nasce per chi è stato dimenticato, abbandonato nel vicolo buio e freddo dell’irrilevanza con addosso solo la coperta della solitudine e dell’autocommiserazione; per colui al quale ogni giorno è un anello di una catena che lo lega all’abisso della propria coscienza in frantumi.

Nasce per chi è ormai troppo stanco per tutto, perché tutto ha visto, tutto ha assaggiato, tutto ha ascoltato, tutto ha detto, tutto ha pensato eppure si sente così vuoto e cavo per il troppo nulla in cui è affogato.

Nasce per chi non riesce nemmeno a gridare il proprio immenso sconforto perché non crede più che qualcuno in cielo e in terra possa ascoltarlo; per chi non crede più a nulla perché tutto, ma davvero tutto e con costanza e pervicacia ha ordito un complotto contro ogni sua fede, ogni suo anelito, ogni sua attesa, annientando qualsiasi desiderio, qualsiasi promessa, qualsiasi trascendenza, mutandole poi in condanne.

Nasce per chi ha costruito rovine, eretto distruzioni, composto calamità ed è finito sotto le sue stesse macerie vivendo un’esistenza sfasciata, disintegrata, dissestata; eppure costui, gaudente, balla sopra un sottile strato di ghiaccio che copre il proprio inferno.

Nasce per chi con fiscale arroganza schiaccia gli ultimi, umilia gli indifesi, perseguita gli onesti, colpisce chi è già a terra, intreccia l’ordito e la trama di sofisticati soprusi a danno degli innocenti, si sazia delle teneri carni del giusto, irride il perdente, usa lo scettro della tracotanza contro i deboli.

Nasce per chi ha fatto del peccato il proprio ambiente esistenziale, la serra in cui coltivare il vizio, l’estremo, il bizzarro, la depravazione, la perversione, l’alambicco in cui distillare il buio per accecare i semplici.

Nasce allora per chi non riesce a nascere, a rinascere alla vita vera che è quella eterna, iniziata nell’anno zero, nel freddo di una notte splendente in quel di Betlemme.