Bacio saffico sul set, l'esempio libero di una suora
Due attrici girano un bacio saffico ai Quartieri spagnoli. Una suora di passaggio, senza curarsi del set, interviene per redarguirle e ammonirle: «È il diavolo». C'è da togliersi il cappello di fronte al senso morale, materno, metafisico e soprannaturale di questa suora il cui gesto condensa tutta la libertà e la purezza della Chiesa ancora fedele a Cristo.
Accade a Napoli, ai Quartieri Spagnoli: due attrici inscenano un appassionato bacio saffico in favore dell’obbiettivo. Una suora che passa, allibita dallo spettacolo, interviene e le separa protestando vivacemente. Qualcuno riprende il fatto con lo smartphone e il video in poche ore fa il giro del web tra i dileggi e gli strali dei soliti illuminati. Ma per farsi un’idea, occorre anzitutto vederlo. (QUI)
Ebbene, io non so chi sia quella piccola suora, eppure non posso che inchinarmi davanti a lei.
Mi tolgo il cappello davanti al suo senso morale, del tutto scevro dalla moderna percezione delle effusioni omosessuali pubblicamente ostentate: ha per quel bacio la stessa naturale repulsione che ne avrebbe un bambino. Forse la sua reazione non ha la compostezza del ponderato numero 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica ma ne esprime perfettamente tutto il significato: «Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati". Sono contrari alla legge naturale». E a proposito di legge naturale, la consacrata fa notare che quelle sono due ragazze… si pesa tutto il suo sconforto nel dover spiegare l’ovvio agli astanti.
Mi tolgo il cappello davanti al suo senso materno: la suora si trova davanti a due perfette sconosciute ma non esita un istante e interviene a separarle. Con lo stesso contegno con cui avrebbe redarguito due educande. Con la stessa premura con cui avrebbe richiamato due figlie. Sarà perché le ha percepite immediatamente tali, come una madre che si rispetti? Mi chiedo: quale tetragona certezza del proprio ruolo educativo, della propria vocazione materna, sta sotto quel velo bianco? Io ho visto uno straordinario femminile zelo irrobustito piuttosto che attenuato dagli anni. E prego che un giorno quelle due ragazze si accorgano di quanto siano state volute bene in quell’istante.
Mi tolgo il cappello davanti al senso metafisico della sorella. Perché nell’esclamare “È il diavolo proprio!”, dimostra di avere la stessa lucidità di San Giovanni Crisostomo nell’intus-legere ciò che sta oltre quel che vede: «Le passioni omosessuali sono sataniche […] Qualsiasi peccato tu nomini, non ne nominerai nessuno che sia uguale a questo, e se quelli che lo patiscono si accorgessero veramente di quello che sta loro accadendo, preferirebbero morire mille volte piuttosto che sottostarvi. Non c’è nulla, assolutamente nulla di più folle o dannoso di questa perversità»
Infine, chapeau al suo senso soprannaturale. La suorina sa con l’apostolo Paolo che «la nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Ef 6,12), e dunque prima di lasciare quel triste crocchio, si segna col Segno della Santa Croce e invoca istintivamente la Sacra Famiglia: «Gesù, Giuseppe e Maria». I nomi davanti ai quali tutto l’inferno trema.
Io m'inchino davanti a questa suora perché ha agito con semplicità assoluta. La stessa semplicità comandata da Cristo quando con tenerezza addita ad esempio i bambini. La stessa semplicità praticata da Cristo quando con severità scaccia i mercanti e i cambiavalute dal Tempio.
Guardate quanto sia diversa da noi: nessuna esitazione, nessuna timidezza, nessuna ipocrita mediazione; per lei l'opinione del mondo non conta un fico secco. Deve fermare lo scempio.
Guardate invece le attrici che con lo sguardo e la loro risata nervosa cercano l'approvazione dei presenti: pensate che potrebbero vivere senza? Cercano d'impulso una rassicurazione nella morale comune: la tipica debolezza dei moralisti…
Guardate quanto stride il «Che fate?!» della suora (domanda di una che ha autorità) con lo «stiamo lavorando» del fotografo (risposta di uno che è sottomesso).
Quella piccola bianca suora condensa tutta la libertà e la purezza della Chiesa ancora fedele a Cristo, Mater et Magistra. È lei l'unica vera disinibita in quel vicolo insudiciato.