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Avvocati responsabili? Allora Davigo paghi come giudice

La proposta terrificante di Davigo per far pagare in solido gli avvocati nei ricorsi in Cassazione fa fuori l'autonomia del difensore. L'avvocatura insorga. Ma se proprio vogliamo parlarne, perché non far pagare i giudici, le cui decisioni a volte comportano conseguenze devastanti sui cittadini?  

Editoriali 14_01_2020

Caro direttore,
in questo periodo si sentono dire e scrivere le cose più stravaganti, ma io non riesco a farci l’abitudine, anche perché le “stravaganze” offendono quello che il grande Chesterton definiva come “l’uomo comune”, cioè l’uomo non ideologizzato e non ingabbiato dal pensiero “politicamente corretto”. E offendono anche la “persona”, così come l’educazione cristiana ce l’ha fatta concepire.

Il caso più recente di “stravaganza” l’ho incontrato scorrendo la sedicente intervista rilasciata al “Fatto Quotidiano” dal vero ministro della giustizia Piercamillo Davigo, a cui viene lasciato spazio per illustrare il suo pensiero relativo alla giustizia penale ed ai tempi dei processi. E Davigo non tiene conto del fatto che, essendo membro del CSM, non dovrebbe fare politica e dovrebbe essere più attento. Come un fiume in piena, invece, Davigo  propone tutta una serie di considerazioni relative al processo penale, tutte tese, nella sostanza, a limitare i poteri della difesa, il che è coerente con il suo pensiero secondo il quale siamo tutti colpevoli e quindi la difesa, in fondo, è un lusso. Davigo, in questo senso, sarebbe stato un ottimo precettore di Robespierre.

Caro direttore, di tutte le cose dette da Davigo, vorrei soffermarmi su quella che più mi ha colpito, sia perché riguarda da vicino la professione che per molti anni ho esercitato sia perché mette in luce una concezione persecutoria del diritto penale, che contrasta con le intenzioni espresse nella carta costituzionale. Si tratta di questo: riferendosi ai ricorsi in Cassazione, il consigliere del CSM afferma che “oggi tutti propongono i ricorsi e si perde un sacco di tempo. La sanzione pecuniaria …  non spaventa nessuno. Anzi non la paga quasi nessuno …. Basterebbe rendere responsabile in solido l’avvocato”.

La frase mi sembra terrificante, perché, di fatto, fa fuori l’autonomia e la libertà del difensore, il che costituisce uno dei capisaldi di ogni Stato di diritto, se si vuole contrastare il diritto assoluto dello Stato. Implicare anche il difensore nelle conseguenze economiche di una decisione della magistratura significa togliere alla difesa l’aspetto più nobile (la libertà) della propria vocazione.

Spero che tutta l’avvocatura (e non solo la Camera Penale) insorga contro questa impostazione, che contraddice la storia ultramillenaria introdotta dal diritto romano. Quindi, non se ne dovrebbe neppure parlare. Ma se proprio se ne vuole parlare, allora consiglierei di affrontare il problema opposto e corrispondente. Anche se nessuno osa più dirlo, anche il giudice può sbagliare (in buona o cattiva fede). E gli errori del giudice possono comportare conseguenze devastanti sui cittadini implicati.

In questi anni, abbiamo visto cittadini che sono rimasti in galera per molti anni, per poi essere riconosciuti innocenti; abbiamo visto che molti provvedimenti sbagliati hanno provocato addirittura suicidi e più spesso la rovina di carriere e di vite personali; abbiamo visto attività economiche sparite dopo provvedimenti poi rivelatisi errati o esagerati. Sappiamo, dunque, che sentenze errate possono creare disastri se non addirittura tragedie. Ed allora, constatato tutto ciò, se Davigo dovesse proporre a Bonafede di rendere solidali l’avvocato e l’imputato per quanto riguarda certe spese processuali, gli avvocati propongano che, prima di emettere un qualche provvedimento, ogni giudice debba depositare una congrua cauzione per il caso che l’erroneità dello stesso provvedimento causi danni irreparabili al cittadino. Infatti, perché solo il giudice, in questo benedetto Paese, dovrebbe essere preventivamente sciolto da ogni responsabilità, anche quando sbaglia?

Caro direttore, purtroppo, penso che quanto qui proposto risulti logico se dovessimo accettare il ragionamento di Davigo, il quale dovrebbe ammettere che quanto da lui detto e scritto è fuori da ogni logica.