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AVVENIRE

Avvenire, il prete-donna e il silenzio dei vescovi

In una rubrica sul quotidiano della CEI, Avvenire, un prete si immedesima in una donna e, nel giorno dell'Immacolata Concezione, esalta l'adulterio. Non sarà il caso che qualche vescovo chieda conto di queste bestialità?

Editoriali 09_12_2017
Avvenire

È vero che ormai non ci si dovrebbe più stupire di quel che pubblica Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana. Eppure, vedere che nel giorno della solennità dell’Immacolata Concezione si pubblica in una rubrica uno sproloquio che esalta l’amore adulterino, un certo malessere lo provoca. Stiamo parlando della rubrica quotidiana che campeggia in prima pagina, “In tre mesi”, in cui un sacerdote impersona una donna immigrata (sì, proprio così: un sacerdote impersona una donna), che si mantiene facendo le pulizie e che ha un marito che la trascura, con il quale ha comunque avuto una figlia. Poi c’è un’amica con cui si confida.

Già appare curioso che dalle parti della Conferenza Episcopale nessuno si sia mai fatta una domanda sul come mai un sacerdote senta questo impellente bisogno di immedesimarsi in una donna, ma da qualche giorno appare chiaro che la protagonista dei deliri del sacerdote ha un altro uomo, ovviamente sposato anche lui, con cui vive non una storia ma l’Amore. E ieri, solennità dell’Immacolata Concezione, ci ha voluto far sapere che questo amore adulterino si identifica con Gesù. Cito: «Se Gesù è Amore (come hanno detto ora a Messa) (e lo è) ha il tuo volto. Se Gesù è un uomo (come lo è quella statua qui a destra) (e lo è) ha il tuo corpo. Se Gesù è l'ostia che ho mangiato prima (e lo è) ha il tuo sapore. Se Gesù c'è sempre ed è sempre con me (e lo è) tu sei qui. Ora. Con me. Se tutto questo, tutta questa Messa, tutta questa Chiesa, tutte queste parole, tutto questo credere, è Amore (e lo è) tu sei Amore. E io ti amo. E tu sei qui. Dentro me. Con il tuo odore, il tuo sapore, la tua carne. Dentro me».

Non ci si pone neanche più il problema di una situazione che offende Dio, il quale aveva posto il suo sigillo nel sacramento del matrimonio. Tanto è vero che ci dice che si accosta alla comunione non solo senza pentimento e riconciliazione, ma addirittura identificando Gesù Eucarestia con il suo amante. L’unico problema è non poter godere pienamente di questo Amore, perché purtroppo ci sono i rispettivi coniugi che, se sapessero, non la prenderebbero molto bene. Magari perché non hanno letto approfonditamente Amoris Laetitia, o almeno l’interpretazione che ne danno ad Avvenire (e non solo). Tanto che sempre ieri, nel foglietto della messa “La Domenica”, distribuito in decine di migliaia di chiese italiane, il giornalista di Avvenire che è ormai la voce ufficiale della Nuova Chiesa (Luciano Moia) pontificava sul primato della coscienza e di come questa possa contraddire la legge naturale, ovvero quella legge che Dio ha posto nel cuore dell’uomo.

È questo il vero Amore, e «chi non capisce, taccia», conclude il prete-donna il suo sproloquio di ieri. Francamente riesce difficile spiegarsi come sia possibile che non ci siano vescovi che abbiano il coraggio di dire basta e chiedere conto ai vertici della CEI di tale scempio non dico della dottrina (che ormai pare diventata una bestemmia), ma almeno del buon senso.

Prevengo subito l’obiezione: ci verrà spiegato che siamo ipocriti e farisei perché ci sentiamo giusti e vogliamo condannare i peccatori, chiudere loro la porta della misericordia. Eh no, qui la divisione non sta tra chi si sente giusto e gli “imperfetti”: ma tra chi riconosce il proprio peccato e chi se ne fa addirittura un vanto; tra chi desidera il cambiamento della propria vita sulle orme del Signore (e per questo ha bisogno di chiamare il Bene e il Male con il loro nome) e chi vuole cambiare la Chiesa per poter continuare a vivere come vuole.

Ad essere un ostacolo alla Misericordia di Dio non sono quanti ricordano gli insegnamenti della Chiesa e la forza dei sacramenti, ma quei preti che lasciano le persone nella miseria della loro vita con quella falsa Misericordia che nega la verità.