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CONVERSIONE DI UNA MODELLA

Avevo tutto ma ero vuota, dando tutto a Dio sono piena

Vivere una delusione per un dolore innocente e perdere la fede. Ottenere quanto il mondo desidera, ma finire nella disperazione. Scoprire che Dio è fedele, dargli tutta la vita, anche la sofferenza, sperimentando che appena ci si arrende al Suo piano mille porte si aprono. Confessare il male capendo che a cambiarci non è uno sforzo. Questa la storia quaresimale dell’ex modella Joelle Maryn.

Attualità 26_02_2021

Vivere una delusione per un dolore innocente a cui Dio pare non far fronte e perdere la fede. Ottenere poi tutto quanto il mondo desidera, ma finire nella disperazione. Scoprire poi che Dio è fedele anche se per anni non Lo avevi cercato perché è bastato rivolgersi a Lui con il cuore per ricevere il capretto del Figliol Prodigo. Quindi decidere di risceglierLo ogni giorno di dargli tutta la vita, anche la sofferenza e ciò che non si capisce, credendo che il Suo piano sia il migliore, sperimentando che, appena ci si arrende ad esso, Dio apre mille porte. Infine, confessare il male commesso e vivere sapendo che a cambiarci non è uno sforzo ma il Suo perdono.

E’ questa la storia quaresimale dell’ex modella e proprietaria di una nota azienda di cosmetici, Joelle Maryn, nata e cresciuta nella fede cattolica, che da bambina pregava continuamente: “Sapevo - ha raccontato intervistata dalla Ewtn – che Dio ci ama, che è grande, che può fare miracoli...e quando lo pregavo vivevo una relazione reale, vedevo la sua azione, le sue risposte”.

Ma il 18 dicembre del suo sesto anno di vita, una settimana prima di Natale, una candela cadde in casa sua: “Sono quasi morta, mio padre mi ha portato fuori casa, ma mia sorella Maria, che allora aveva 12 anni, non ce l’ha fatta ed è morta nel fuoco”. Tre mesi più tardi, Joelle prese la bambola di Maria, come se fosse sua sorella, e “pregai Dio tre volte di resuscitarla perché sapevo che poteva: credevo nel Vangelo ma quando vidi che non rispose la mia fede si incrinò, come piccola bambina persi la speranza. Arrivai al punto a cui tutti arrivano nella vita. Mi chiesi: ‘Come può essere che Dio, se è buono, permetta tragedie simili?”. Così in lei si insinuò “il dubbio che non mi amasse”.

La bimba continuò ad andare a Messa con la famiglia, ma “gli avevo già voltato le spalle... poi cominciai a cercare fra le altre proposte del mondo, una cosa che va molto di moda”, riuscendo a diventare modella, presentatrice televisiva, attrice e fondatrice di un’azienda di prodotti cosmetici molto redditizia: “Avevo tre case e abiti costosi, ma nulla bastava, volevo sempre di più”. Finché un giorno disperata sul pavimento di un albergo lussuoso di Hollywood, guardandosi allo specchio mentre indossava un abito da 4 mila dollari, “non mi riconoscevo più, piansi tre ore e gridai per la prima volta dopo anni: ‘Signore ho bisogno di te’". Una preghiera vera che le aprì il cuore a ricevere una grazia mistica. “Vidi tutta la mia vita in sequenza e tutti i miei peccati, non posso spiegare il dolore che ho provato. Quando vedi la tua anima che ha offeso il Signore e quanto Lui ti ama soffri in maniera indicibile. Vidi anche gli effetti del mio cattivo esempio sugli altri. Vidi due colonne: una quasi vuota, con i miei atti di amore, e una piena con i miei atti di non amore. Solo che la prima pesava più della seconda... ci misi anni a capire il senso”.

Oggi l’ex modella spiega che “Dio ha dato a ciascuno dei doni e talenti a cui corrisponde una missione di bene, quella della prima colonna”, mentre nella seconda “c’erano i doni usati per il male e per guidare fuori strada altre persone. Scoprii poi dalle Scritture che la prima pesava di più perché ‘L’amore coprirà una moltitudine di peccati’”. Dopo questa esperienza Joelle tornò ai sacramenti e lesse tutta la Bibbia in soli due mesi. “Non sono cambiata in un istante, nonostante la grande grazia ricevuta, è un cammino di guarigione, è una relazione che non finisce in cui chiedi continuamente da che parte andare, come amare di più”.

Joelle ha scoperto cosa significhi arrendersi completamente a Dio: “Un giorno presi carta e penna davanti al Santissimo e dissi: ‘Io non me ne vado finché non mi dici quali sono le bugie nel mio cuore'. Scrissi 80 bugie, scoprendo che le cose che pensiamo di noi sono terribili... come il fatto che valiamo poco”. Quando la tentazione arriva “dobbiamo quindi tornare a Dio e dire: ‘Signore dimmi chi sono e perché sono qui, come posso affrontare questa situazione? Così, nel tempo, ho capito come si diventa luce: Quando al centro ci sei tu e i tuoi desideri egoistici alla fine ti trovi vuoto perché ti sleghi dalla comunione con gli altri...quando invece metti Gesù al centro della tua vita non solo ti riconnetti con te stesso mettendoti nel posto giusto ma cominci a vedere gli altri in una nuova luce. Ma perché questo accadesse ci sono voluti quasi quattro anni di direzione spirituale, gli stessi che ci ho messo per capire che dovevo chiudere la mia azienda di cosmetici”.

Joelle chiuse l’azienda pur non avendo un lavoro, ma subito “Dio ha provveduto”, cominciò infatti ad essere chiamata a parlare nelle scuole ai giovani, a insegnare la Teologia del Corpo che si mise a studiare ottenendo il certificato diocesano per l’insegnamento: “Parlo del vero amore e del perdono che ho imparato da Dio... ma per farlo ho bisogno continuamente di Dio, perciò mi confesso spesso, chiedo perdono a Dio, sto attaccata ai sacramenti... per aiutarlo a far fronte alla più grande povertà che consiste nel fatto che le persone non si sentono amate”.

Ma cosa è davvero cambiato rispetto alla vita che faceva prima, Joelle lo spiega così: “Quando diciamo sì a Dio accadono cose stupende, diverse porte si aprono, tutto si mette al suo posto…. nessuno, né il diavolo, né i nemici, possono chiudere le porte che Dio apre. Questo succede quando ti arrendi alla volontà di Dio... ma nulla è accaduto finché non ho abbandonato tutti i miei progetti e ammesso che io non ero nulla...non è una questione di essere perfetti ma di domandare continuamente perdono e aiuto”.

E la sofferenza che viveva prima? Joelle spiega che il vuoto è stato colmato ma che “tutti soffriamo e abbiamo croci e queste non andranno via magari, ma dobbiamo comprendere che Gesù ha vissuto la sofferenza nel suo volto di amore e noi siamo chiamati ad essere questo volto, non è che dando la vita a Dio soffri meno ma unendo la tua croce a quella di Cristo, perché tu non ci riesci a portarla, arriva la pace...la sofferenza vissuta così redime e converte molte persone”.

Si arriva non solo a perdonare gli altri, ma a perdonare la persona più difficile da perdonare, “noi stessi. Non mi sentivo perdonata da Dio dopo la prima confessione, ma Dio non è un sentimento; è una scelta, è la nostra fede, quante volte nel Vangelo leggiamo, 'vai in pace, la tua fede ti ha salvato', la fede in Lui ti guarisce, la fede il Lui ti libera... il popolo di Dio ha speso 40 anni nel deserto perché non si fidava di Lui. Guarda indietro nella tua vita ma non guardare i peccati che hai già confessato e rifiutato, guarda la sua presenza e fidati della promessa di Dio che provvederà…allora lo vedrai trasformare il male, lo vedrai agire ovunque, nelle scritture, negli altri, dappertutto”.