Augias, cordiali mazzate al culto mariano
Corrado Augias si fa intervistare da Concita De Gregorio nella trasmissione "Il pane quotidiano" (Rai Tre) e spara grosso contro il culto mariano. Ma i tipi alla Augias hanno successo soprattutto a causa dell'ignoranza del cattolico medio.
Lo scorso 23 settembre è andata in onda su Rai Tre la prima puntata di un nuovo programma: “Pane Quotidiano”. In realtà si tratta sostanzialmente del programma “Le storie” di Corrado Augias, che ha chiuso i battenti la scorsa stagione, con qualche novità in più in merito a contenuto e forma. Augias apre il programma da conduttore ma poi dismette subito questi panni e introduce lui, da ospite, la vera conduttrice: Concita De Gregorio, ex direttrice dell’Unità e una della firme note di Repubblica. È davvero un genio Augias: riesce ad essere ospite e conduttore allo stesso tempo. Tutto al fine poi di sponsorizzare un proprio libro: “Inchiesta su Maria”. Il volume, che completa il dittico iniziato con “Inchiesta su Gesù”, è stato scritto insieme a Marco Vannini, presentato questi come “mistico”. Vannini tra gli altri suoi lavori è da ricordare per “Oltre il cristianesimo” edito da Bompiani. La scheda introduttiva così presenta il libro: “La fedeltà al messaggio cristiano significa quindi andare oltre lo stesso cristianesimo nei suoi condizionamenti storico-ideologici” ed attingere al brahmanesimo e al buddhismo. Un ossimoro che non fa una piega: per essere cristiani occorre non essere cristiani.
Augias spiega che ha voluto scrivere questo libro su Maria a causa della «approssimazione e sconoscenza di quella che è una delle più grandi religioni dell’umanità. Ma sant’Iddio, è proprio il caso di dirlo, se dovete essere cattolici almeno sappiate di cosa parlate». Augias afferma che la figura di Maria è poco conosciuta e che «molti sanno solo quattro favolette». Per fortuna che c’è il duo Augias/Vannini a toglierci dalle sacche dell’ignoranza sulla Madre di Gesù. Noi che, come dei poveri sprovveduti, ad esempio abbiamo fatto affidamento sin ora a teologi di second’ordine come René Laurentin o apologeti come Vittorio Messori. Solo dopo duemila anni di storia finalmente ci viene svelata davvero chi è Maria e per ironia della sorte grazie ad un laico. Laico che però non ha la presunzione di insegnarci la verità: «Non c’è un intento pedagogico, da mestrino» chiosa il nostro. E allora se non ha nulla da insegnare perché scrivere e andare in TV?
L’auto-intervista che Augias si confeziona – l’emozionata De Gregorio è lì che arreda e tenta di spianare contratti e nervosi sorrisi – da una parte inanella delle vere perle esegetiche e su altro versante sferra mazzate di velluto al culto mariano.
Il politicamente corretto impone che si inizi trattando del ruolo della donna nella Chiesa. Parlare di Maria per un certo mondo laicista, chissà perché, comporta sempre parlare di femminismo. «La diffidenza tradizionale – dice il nostro - mutuata dall’ebraismo, della Chiesa cattolica nei confronti delle donne sono le mestruazioni». L’affermazione appare criptica sia nel suo significato che nel costrutto sintattico. Ma lo storico Augias con sorriso benevolo ci viene incontro e spiega che il motivo per cui le donne non possono ricevere il sacramento dell’ordine è dato dal fatto che quando queste avevano il mestruo, secondo la religione ebraica, non potevano entrare nel tempio. E dunque, secondo logica augiana, che «una donna mestruata potesse maneggiare i sacramenti ripugnava alla Tradizione». Ergo dopo la menopausa le donne possono diventare sacerdoti?
Abbagliati da questa verità che forse era sotto gli occhi di tutti, il discorso si sposta poi sulle apparizioni mariane: «chi ha le visioni è un visionario» sentenzia Augias, regalandoci così una nemmeno tanto dotta tautologia. La natura vera delle apparizioni? «Si tratta di allucinazioni» afferma l’ospite/conduttore citando il neurologo americano Oliver Sacks. Ma perché si vede ciò che in realtà non esiste? Si vede la Madonna perché la persona «ha esaurito ogni mezzo di consolazione razionale, umana, affettiva e affettuosa e la cerca nell’aldilà. È un bisogno». La solita solfa marxista: la religione oppio dei popoli di cui si cibano anche quegli allucinati di veggenti. Ovviamente anche il contenuto di ciò che dice Maria, in particolare quando appare a Medjugorje, non va giù ad Augias: «la Madonna scende dall’alto dei cieli per dire che il fumo fa male [sic], volgarizzo un po’, che bisogna pregare di più». Aggiungiamo noi che farebbe bene Maria, prima di farsi visibile la prossima volta ai comuni mortali, di apparire allo stesso Augias al fine di ricevere da lui delle dritte su cosa dire nelle apparizioni future.
Poi l’auto-intervista si incarta su una questione terminologica. C’è una parola ebraica riferita a Maria che significa “giovinetta” e che nella traduzione in greco ingiustificatamente – a dar retta ad Augias – diventa “vergine”. Insomma Maria è vergine per un refuso, mica è un dogma. Ad Augias infatti scappa di dire che la verginità di Maria è un “mito”, ma poi prontamente si corregge affermando che per i cattolici è verità dottrinale. Sul punto non diciamo nulla non tanto perché non abbiamo le competenze ermeneutiche e linguistiche dei fini biblisti Augias-Vannini, ma perché per fortuna alcune affermazioni hanno la capacità di commentarsi da sé.
Come la seguente, proferita dalla temeraria De Gregorio: «alcuni sostengono che fosse addirittura una prostituta Maria». In un minuto di trasmissione Maria da ragazzina che ha già avuto qualche esperienza sessuale è diventata…. beh meglio non ripetere. Il “Pane quotidiano” di Rai Tre è davvero avvelenato.
Un paio di riflessioni a braccio. Invitiamo Augias dopo aver pubblicato “Inchiesta su Gesù” e “Inchiesta su Maria” a scrivere “Inchiesta su Maometto”. Siamo proprio curiosi di sapere cosa di torbido scoprirà su questo personaggio e se avrà il coraggio di pubblicarlo. Infatti pare che la questione del dialogo e una seconda che si riferisce al porgere l’altra guancia in certi ambienti del mondo islamico non abbiano avuto molto seguito fin ad ora.
Secondo punto: la libertà di pensiero e di ricerca e il divieto di discriminazione e dileggio è a senso unico per il mondo laicista. Infangare la religione cattolica è espressione del diritto di parola, diritto da tutelare senza se e senza ma, criticare con fondamento ad esempio l’omosessualità è degno della galera, anche in questo caso senza se e senza ma.
Terzo punto: i tipi alla Augias fioriscono e portano frutto facilmente in televisione, nelle librerie e nelle edicole anche per colpa dei cattolici, L’analfabetismo del cattolico medio è il miglior brodo di coltura per l’eresia e tale ignoranza dottrinale e storica è talmente spiccata in alcuni ambienti cattolici che se arriva un qualsiasi giornalista, che mai ha nemmeno masticato di teologia ed ermeneutica, a dire che Maria è tutto fuorché la Santissima Vergine, ecco che gli si crede subito. E così le panzane più bizzarre ottengono la patente di veridicità (Dan Brown insegna).
Questo accade anche perché il cattolico della strada accorda per istinto più credibilità al laico il quale si improvvisa storico che al cattolico che per decenni si è rotto la testa sul Vangelo. Il primo appare super partes, avvolto in un’aura di neutralità scientifica che viene negata al secondo, proprio perché credente e quindi sospetto di indebita partigianeria.