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MEDIO ORIENTE

Attacco chimico in Siria, di certo ci sono solo i morti

Un allarme di attacco chimico, il terzo di una settimana in Siria. I morti sono decine, un bilancio provvisorio parla di almeno 58 morti, di cui almeno 11 sono bambini. Stavolta, nel caos siriano, le ripercussioni politiche sono immediate e pesanti: tutti puntano il dito contro Assad. Sul terreno ci sono però meno certezze che nelle cancellerie.

Esteri 05_04_2017
Idlib, soccorsi

Un allarme di attacco chimico, il terzo di una settimana in Siria. I morti sono decine, un bilancio provvisorio (stilato dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani) parla di almeno 58 morti, di cui almeno 11 sono bambini. Stavolta, nel caos siriano, le ripercussioni politiche sono immediate e pesanti. Erdogan (dalla Turchia), la Mogherini (dall’Ue) e Tillerson (dagli Usa) condannano la strage e accusano il regime di Damasco. Dopo la svolta dell’amministrazione statunitense, che ha accettato Assad come parte legittima nel dopoguerra, un attacco che compromette completamente la posizione del governo siriano è quantomeno inspiegabile.

Sul terreno ci sono molte meno certezze che nelle cancellerie occidentali e mediorientali. Prima di tutto non è certo quale tipo di gas sia stato usato, né è certo (anche se è altamente probabile) l’impiego stesso di armi chimiche. Il luogo dell’attacco è Khan Sheikhoun, nella provincia nordoccidentale di Idlib, sotto il pieno controllo dei ribelli e vicina alla Turchia. I due precedenti allarmi chimici sono avvenuti nella vicina provincia occidentale di Hama. Sull’attacco di ieri sono state diffuse testimonianze di giornalisti e volontari di parte ribelle. C’è la testimonianza di Hussein Kayal, fotografo dell’Idlib Media Center: dice di aver sentito una forte esplosione alle 6,30 del mattino di ieri. Recandosi sul luogo dell’esplosione è stato accolto dalla scena orribile di uomini, donne e bambini agonizzanti, anche all’interno delle loro case. I loro sintomi, pupille ristrette, convulsioni, bava alla bocca, farebbero pensare a un gas nervino, come il sarin. Abbiamo la testimonianza di Mohammed Hassoun, un altro attivista dei media ribelli nella vicina cittadina di Sarmin. Ha visto i feriti portati in ospedale e parla di sintomi simili. Poi c’è Mohammed Rasoul, a capo di un servizio d’ambulanza ad Idlib, “la situazione è molto grave, e la maggior parte di quelli che stanno soffrendo sono bambini”. Fra i sintomi, svenimenti, vomito e schiuma alla bocca. Personalmente ha contato 67 morti e almeno 300 feriti, una stima più alta rispetto a quella dell’Osservatorio. Questo stando alle fonti dei ribelli. Quanto alle fonti indipendenti, c’è il reportage di una giornalista dell’agenzia stampa Agence France Presse: afferma di aver visto in un ospedale una giovane ragazza, una donna e due persone anziane morte con della schiuma ancora visibile intorno la bocca.

La Syrian-American Medical Society, che aiuta gli ospedali nel territorio controllato dai ribelli, ha organizzato un’inchiesta, che è ancora in corso. Fonti ribelli affermano con certezza che si sia trattato di un attacco chimico, anche se non c’è alcuna indicazione sul gas usato. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, che è un’altra fonte dei ribelli, attribuisce la colpa al regime di Assad oppure a un raid aereo russo. Nel pomeriggio, ore dopo l’allarme chimico, sarebbero stati lanciati altri raid anche contro cinque ospedali in cui i feriti venivano trattati. Sia il regime di Damasco che il Cremlino respingono le accuse al mittente. Mosca afferma di non aver condotto alcun raid aereo sulla provincia di Idlib. Damasco ha smentito l’uso di armi chimiche, asserendo che il suo esercito “non le usa e non le ha usate, prima di tutto perché non le ha”. “È un’accusa falsa – dice un portavoce del governo - l’opposizione sta cercando di ottenere tramite i media ciò che non è riuscita a raggiungere sul terreno” Damasco ha accettato di distruggere il suo arsenale nel 2014, dopo che nel 2013 gli Usa avevano rinunciato a lanciare una campagna aerea in Siria, a seguito di un altro allarme sull’uso di armi chimiche.

C’è però il fondato sospetto che in Siria sia ancora intatta una parte di questo arsenale non convenzionale. L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche aveva più volte documentato l’utilizzo di agenti chimici tossici in attacchi in Siria e nel gennaio del 2016 ha anche provato l’uso del sarin con analisi condotte su campioni di sangue delle vittime. Nel caos della guerra civile, comunque, le inchieste delle Nazioni Unite hanno documentato anche un attacco condotto dall’Isis, con gas yprite.

E il movente di questo ultimo attacco quale sarebbe? E' possibile che, una volta sconfitti i ribelli ad Aleppo e ottenuto lo sdoganamento dall’amministrazione americana, Assad usi tutti i suoi mezzi per sradicare l’insurrezione anche nella provincia di Idlib? Sì, è possibile anche se altamente irrazionale: l’alto costo politico internazionale non varrebbe il vantaggio di una sessantina di morti, un quinto dei quali bambini. E' possibile che i ribelli abbiano creato il caso ad arte per far saltare il tavolo del negoziato e mettere di nuovo Assad all’angolo? Anche questa ipotesi non è da escludere del tutto, ma prima di accusare i ribelli, occorrerebbe trovare la loro eventuale arma del delitto. Si deve semplicemente tener conto che in Siria non esiste un’informazione indipendente ed entrambe le parti in conflitto hanno dimostrato di essere rappresentate da mentitori seriali. Prima di lanciare accuse o ribaltare tavoli negoziali, sarebbe bene attendere l’esito di indagini indipendenti più accurate. Di certo, per ora, ci sono solo i morti di Khan Sheikhoun.