Assisi conferma che mamma e papà esistono ancora
Senza un pezzo di carta che attesti l’esistenza del reale, l’evidenza non ha più diritto di cittadinanza. Se ne è accorto anche il sindaco di Assisi che ha approvato una mozione presentata dal consigliere Luigi Marini dal titolo “A tutela della Famiglia naturale: Padre è maschio, Madre è femmina”. Ci voleva.
Cari amministratori della cosa pubblica è ormai tempo di prendere in mano il lapis e scrivere nero su bianco nelle leggi che l’acqua è bagnata, il fuoco brucia e il cerchio è tondo. Senza un pezzo di carta che attesti l’esistenza del reale, l’evidenza non ha più diritto di cittadinanza nel nostro mondo. Se ne è accorto anche Claudio Ricci, sindaco di Assisi, che il 29 agosto scorso ha approvato una mozione presentata dal consigliere Luigi Marini dal titolo “A tutela della Famiglia naturale: Padre è maschio, Madre è femmina”. Monsieur Lapalisse ringrazia.
Cosa dice questa mozione? Essa propone di «tutelare la famiglia naturale, prevedere l’introduzione di un fattore famiglia che adotti il criterio dei carichi familiari nella fiscalità (ossia sgravi fiscali più consistenti per le famiglie con tanti figli) e dichiarare la propria opposizione a qualunque tentativo di comprimere i diritti e i doveri dei genitori all’educazione dei propri figli e di ignorare l’interesse superiore dei minori a vivere, crescere e svilupparsi all’interno della propria famiglia naturale». L’ultimo obiettivo mira ad arginare i tentativi delle lobby omosessualiste di diffondere il credo gender in tutte le scuole del Bel Paese di ogni ordine e grado per mezzo del famigerato documento dell’Ufficio Nazionale Anti-discriminazione razziale chiamato “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” e di quello siglato dall’Omsa dal titolo “Documento standard per l’educazione sessuale in Europa”.
E infatti, in merito a quest’ultimo documento, il consigliere Marini spiega che «la mozione chiede al governo di non applicare il Documento standard per l’educazione sessuale e di respingere affido e adozione per persone dello stesso sesso, di istituire una Festa della Famiglia Naturale e che si spieghi nelle scuole che cosa sia una famiglia tradizionale formata da uomo e donna». Che sia necessario spiegare a bimbi e ragazzi cosa sia una famiglia la dice lunga sullo stato di salute della nostra cultura italica. Con riflesso pavloviano l’associazione Omphalos Arcigay Arcilesbica ribatte indignata: «Una mozione e una festa vergognosa che distingue tra bambini di serie A, cioè quelli con due genitori eterosessuali, e bambini di serie B, provenienti da famiglie omogenitoriali e monogenitoriali. Con questa mozione la città di Assisi torna indietro di 100 anni ed è inaccettabile che nel 2014, in Umbria venga approvato un documento ufficiale dichiaratamente ostile alle persone Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali)».
Il sindaco Ricci non si intimidisce e di rimando commenta: «Pur nel rispetto delle opinioni di tutti, ci sentiamo di ‘sottolineare’ il valore storico antropologico della famiglia costituita da un padre uomo e una madre donna che, in armonia, accolgono i loro figli in linea con il ‘disegno cosmico’ di questo mondo e lo stesso futuro dell’umanità». E poi così conclude: «Sentiamo di aver ricordato, in linea con la costituzione italiana e lo statuto comunale, semplicemente il buon senso in quanto se siamo nati in un mondo dove il padre è un uomo e la madre dei figli è una donna ne ‘dobbiamo prendere atto’». Come dire che l’acqua è bagnata. Il sindaco Ricci, già noto alle cronache perché nel 2006 con un’ordinanza vietò la questua a meno di 500 metri da chiese, piazze e monumenti, è preso di mira dai giornali soprattutto perché primo cittadino di Assisi. «Ma come?», si domandano i gay pensanti. «Una decisione così discriminatrice verso le persone omosessuali proprio nella città di Francesco, il santo della pace e della misericordia?». A parte che nel Cantico delle Creature non ci pare che vi compaia anche la strofa “Laudato si’, mi’ Signore, per sora omosessualità”, vien da ricordare che sempre nello stesso componimento Francesco così ci ammonisce: «guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali». E l’omosessualità è di certo materia grave. Anzi gravissima.