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IL POTERE DELLE LOBBY

Arcigay alla conquista dell'Erasmus coi nostri soldi

Il programma Erasmus dell'UE finanzierà per 51mila euro la formazione di 33 attivisti Arcigay in giro per l'Europa. Obiettivo? Conoscere l'attività delle grandi lobby Lgbt e scambiarsi esperienze e competenze manageriali. Il tutto da usare in patria dove governo, comuni e scuole non vedono l'ora di aprire le porte ai militanti. Essere gay sta diventando sempre più una professione nel disinteresse dei nostri europarlamentari. 

 

-TUTTE LE BUGIE SULL'OMOSESSUALITA' di Stefano Parenti

Educazione 10_10_2016

Grazie all’Unione Europea avremo molto presto i manager della causa gay. Sarà un lavoro altamente qualificato e a giudicare dall’impegno che la comunità europea sta mettendo nel progetto Get Equal Empowerment for LGBT Activism siamo sicuri che il governo ne approfitterà per creare nuovi sbocchi lavorativi per Arcigay, magari per aumentare i dati del job act. 

In sostanza il programma, che letteralmente significa “ottenere una responsabilizzazione per le attività Lgbt” sarà finanziato con i fondi che l’Unione Europea per il programma Erasmus+.

Sì, proprio il programma che affascina migliaia di giovani sparsi per l’Europa alla ricerca di esperienze di vita lontano da mamma e papà e contatto con il mondo. 

Questa possibilità è data solo ai militanti dell’Arcigay, unico prerequisito oltre ad una conoscenza basilare della lingua inglese. Così al bando promosso da Erasmus hanno risposto gli affiliati dell’ormai potente associazione e da questo mese di ottobre ben 33 attivisti se ne andranno in giro per l’Europa a imparare buone pratiche per l’indottrinamento della causa gay. 

Il tutto al costo di 51mila euro che l’Ue sborserà all’Arcigay per pagare le trasferte. 

Di che cosa si tratta? I corsi, che si svolgeranno tra ottobre e aprile 2017 a Linz, Copenaghen, Gouda nei Paesi Bassi e Portogallo sono finalizzati - leggiamo - «a condividere nuovi linguaggi, pratiche e conoscenze con organizzazioni Lgbt di altri paesi europei». In sostanza: se le associazioni della causa gay vogliono mettere in rete le loro esperienze e le loro battaglie, liberissimi di farlo, ma il fatto che lo facciano a spese dei fondi della comunità la dice lunga su come l’ideologia omosessualità abbiamo ormai occupato gli scranni più alti di Bruxelles.

Il fatto che per farlo si utilizzino i fondi dell’Erasmus fa comprendere che la posta in gioco sono i giovani. E anche questo è un problema se si pensa che così facendo l’Erasmus diventa di fatto un protettorato della causa gay. Anche se si scopre che il settore di Erasmus che se ne occupa sarà quello chiamato “Educazione degli adulti dell’Unione europea”. Che non si capisce se si tratta di adulti da educare, cosa che sarebbe curiosa o ragazzi che devono diventare adulti grazie alle best practices del mondo lesbo gay. 

Dagli uffici dell’associazione italiana non si nasconde la soddisfazione: «Arcigay si conferma così un’associazione in grado non solo di accedere  a linee di finanziamento europeo, ma anche di fornire opportunità di formazione e di crescita continua per i propri volontari/e, permettendo loro di acquisire nuove competenze tecniche manageriali, comunicative e relazionali. Tutto ciò arricchito dalla dimensione europea, nella quale scambiare buone pratiche e ragionare su opportunità di sviluppo, in particolare rafforzando i legami con partner europei per future opportunità di attività internazionali di formazione».

Insomma: le condizioni per trasformare l’Arcigay come un direttorio con potere esecutivo su tutte le cause sensibili che vive la politica ci sono tutte. Riconoscimenti come questi si possono spendere molto bene presso i governi, le Regioni, i comuni e scendendo per li rami nelle scuole dove la presenza di volontari Arcigay attrezzati e formati sarà ancora più preponderante.

Grazie all’Ue avremo manager della causa gay in giro per lo stivale e un’Arcigay forte come una corazzata e protetta dalle istituzioni di fronte alla quale i nostri europarlamentari ormai non hanno più nessun potere decisionale. 

Curiosi poi gli obiettivi del progetto. Eccone alcuni: «Affermarsi come un’Associazione che fornisce opportunità di formazione e di crescita continua per i propri volontari formatori». Certo, usando soldi dei contribuenti, però;

«Fornire nuove competenze tecniche manageriali, comunicative e relazionali per il pool di formatori volontari». E se si parla di competenze manageriali siamo certi che dal volontariato passeremo molto presto alla professione.

Infine: «Sviluppare una comunità europea di formazione per i volontari di associazioni LGBT, nella quale scambiare buone pratiche e ragionare su opportunità di sviluppo». E qui siamo al riconoscimento della lobby gay non solo come gruppo di pressione, ma come agenzia di emanazione diretta delle istituzioni europee. In fondo le lobby fanno questo: orientano le politiche. Il problema è capirlo prima che i buoi, cioè i soldi dei contribuenti. escano fuori.

Non risulta che esistano progetti simili per l’introduzione alle buone pratiche nelle famiglie naturali, magari numerose. E anche questo vorrà pur dire qualcosa.