Anno elettorale negli Usa. Biden teme la dittatura dell'opposizione
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Anno elettorale americano, la campagna è ufficialmente iniziata. Biden accusa Trump di voler fare il dittatore, rievocando i fatti del 6 gennaio. Non sarà una competizione normale.
Inizia l’anno elettorale negli Stati Uniti e, come un inesorabile destino, il 2024 sarà la replica del 2020. Ogni tentativo di cambiare, ogni possibile alternativa, sembra destinata a tramontare.
Nel 2022 si parlava molto di DeSantis come successore repubblicano di Trump, ma la sua stella appare già al tramonto prima del primo voto. Nel mese scorso cresceva nei sondaggi Nikki Haley, ma adesso Trump appare con un vantaggio tale nei suoi confronti (63 a 11, stando alla media di Real Clear Politics) da rendere addirittura superflua la sua candidatura. Pare proprio che chiunque osi sfidare Trump si sciolga in fretta, come neve al sole. E nel campo dei Democratici è ancora peggio, perché non sono neppure previste primarie e Biden non ha alcuna intenzione di ritirarsi. Tutte le voci “di corridoio” che prevedono una sua sostituzione con un candidato più giovane, come Antony Blinken (attuale Segretario di Stato) o con Gavin Newsom (governatore della California) sono finora prive di fondamento. E quindi non si scappa. Gli americani sembrano condannati a ripetere l’esperienza del 2020, una corsa a due, Biden contro Trump.
In realtà si tratta di un referendum su Trump, stando alle tendenze di voto rilevate dal Wall Street Journal. Il 51% degli americani che esprimono la loro intenzione di votare Biden, afferma che lo farà per fermare “the Donald”. Più equilibrato il campo repubblicano, dove il 40% di chi intende votare Trump dichiara di farlo per sostenerlo, mentre il 32% lo fa per protesta contro l’attuale presidente.
Questa tendenza si riflette nel tentativo, anche istituzionale, di escludere Donald Trump dalla rosa dei candidati. Per la prima volta a memoria di vivente, due Stati, Colorado e Maine, hanno invocato il 14mo Emendamento per dichiarare il candidato di punta repubblicano incompatibile con la Costituzione, in quanto “ribelle”, per il suo appoggio (apparente, ma non c’è alcuna condanna in merito) all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. La campagna di Donald Trump è ricorsa alla Corte Suprema per far ribaltare la sentenza del Colorado e ha fatto ricorso alla giustizia per far ritirare il provvedimento amministrativo del Maine. Il verdetto della Corte è atteso a breve.
Ma il tentativo di combattere Trump con tutti i mezzi, prima del voto, è reso evidente dal primo vero discorso elettorale del presidente Biden, il 5 gennaio a Valley Forge, luogo della celebre campagna invernale di George Washington nel 1777, nel pieno della guerra di indipendenza contro gli inglesi. Un inedito Biden ha invocato la memoria rivoluzionaria americana che solitamente è appannaggio della retorica repubblicana, mentre è invisa alla sinistra dei Democratici (per motivi razziali, soprattutto). La sua rievocazione della lotta contro il re Giorgio serve a rilanciare il principio della lotta alla tirannia. Ma chi è il tiranno del 2024? Trump ovviamente.
Ci sono tre passaggi del lungo discorso di Biden, in particolare, in cui l’avversario viene esplicitamente indicato come un dittatore: «Oggi ci ritroviamo in un nuovo anno, circa 246 anni dopo, solo un giorno prima del 6 gennaio, un giorno che rimarrà per sempre nella nostra memoria, perché è stato in quel giorno che abbiamo quasi perso l'America, quasi perso tutto. Oggi siamo qui per rispondere alla più importante delle domande. La democrazia è ancora la causa sacra dell'America? Dico sul serio. Non è una domanda retorica, accademica o ipotetica. Se la democrazia sia ancora la causa sacra dell'America è la domanda più urgente del nostro tempo, ed è ciò che riguarda le elezioni del 2024. La scelta è chiara. La campagna di Donald Trump riguarda lui, non l'America, non voi. La campagna di Donald Trump è ossessionata dal passato, non dal futuro. È disposto a sacrificare la nostra democrazia, per mettere se stesso al potere».
In modo ancora più esplicito, Biden ha aggiunto: «Trump non si preoccupa del vostro futuro, ve lo assicuro. Trump promette ora una campagna su larga scala di “vendetta” e “punizione” - parole sue - per alcuni anni a venire. Sono parole sue, non mie. Ha continuato dicendo che sarebbe stato un dittatore il primo giorno. Voglio dire, se stessi scrivendo un libro di fantascienza e dicessi che un presidente americano ha detto questo, e non per scherzo...». E ancora: «Pubblica con orgoglio sui social media le parole che meglio descrivono la sua campagna per il 2024: “vendetta”, “potere” e “dittatura”. Non c'è dubbio su chi sia Trump e su cosa intenda fare».
La linea che verrà tenuta dai Democratici in questa campagna elettorale è dunque già evidente: o votate noi o sarà dittatura. E di qui la delegittimazione totale dell’avversario, visto come un pericolo di sovversione del sistema americano. La giustizia segue di conseguenza, considerando i 91 capi di imputazione e i 4 processi che Trump dovrà affrontare nel corso dell’anno elettorale. Di questi processi, due partono da cause intentate dal governo federale guidato da Biden. È un caso inedito di governo che vuole delegittimare, processare ed eliminare l’avversario perché teme la dittatura… dell’opposizione.