Anche La Civiltà Cattolica incorona Renzi
Secondo il periodico dei Gesuiti, Renzi ha il compito di "deideologizzare" il socialismo europeo. Ma in cosa dovrebbe consistere questa "deideologizzazione"? Delle nuove ideologie gender e anti-famiglia non se ne parla nemmeno.
Non faccio per mestiere il segugio degli articoli che incensano il “cattolico” Matteo Renzi e non mi guadagno il pane facendo le pulci a tutti coloro che lo “battezzano”. Però quando si comincia un filone, l’attenzione si concentra spontaneamente sui fenomeni inquisiti. E’ come quando uno decide di comperare quella certa macchina: da quel momento in giro ne vede tantissime dello stesso tipo, mentre prima non ne vedeva quasi nessuna.
I tentativi di “incoronare” Matteo Renzi come cattolico continuano. Prima Avvenire, poi il SIR con una intervista a Garelli, poi Galli della Loggia sul Corriere … di tutto ciò abbiamo già parlato su la Bussola Quotidiana. E ora eccoti i Gesuiti de La Civiltà Cattolica. Il fascicolo 3935 del 7 giugno 2014 dedica un Editoriale al voto alle Europee e, in questo contesto, parla del successo del Partito Democratico e dell’onere che pesa su Renzi, che ne è il segretario. «Un’aspettativa carica di attesa – scrive l’Editoriale – riposta ancora una volta sulle spalle di una persona che si è formata all’interno dell’eredità del pensiero cristiano e in particolare alla scuola di un politico come Giorgio La Pira, suo predecessore a Palazzo Vecchio a Firenze».
Per i Gesuiti de La Civiltà cattolica «la responsabilità che viene consegnata a Renzi è anche quella di riscrivere il riformismo sociale e l’identità del PSE a cui i 31 deputati del PD aderiranno, deideologizzandolo della matrice socialista e post-comunista, e rimettendo al centro l’attenzione ai deboli, la solidarietà tra i popoli, la coesione sociale, il lavoro dei giovani e la redistribuzione che introduca un reddito minimo di cittadinanza, il rafforzamento del sistema industriale basato sulla sostenibilità ambientale e un’unione bancaria che renda unico il mercato del credito e i controlli sulle attività finanziarie».
C’è stato un tempo in cui i cattolici volevano deideologizzare il PCI. Alla fine è stato il PCI a deideologizzare loro. Poi c’è stato un tempo in cui i cattolici – i popolari, da Bindi a Fioroni – volevano deideologizzare il PDS, poi PD. “Non moriremo socialisti”, sostenevano, battendosi perché il PD non aderisse al gruppo socialista a Strasburgo. Alla fine, però, tutti hanno votato per confluire nel gruppo del PSE, tranne il povero Fioroni, rimasto irriducibilmente fedele al vecchio velleitario impegno di deideologizzare il socialismo europeo. Ora, perché mai questa volta Matteo Renzi dovrebbe riuscire nell’intento andato sempre fallito, anzi convertitosi sempre nell’esito contrario?
E poi, cosa vuol dire deideologizzare il socialismo europeo? Questo gruppo è fortemente ideologico in un senso che La Civiltà Cattolica non cita nemmeno di sfuggita. La sua ideologia è quella della borghesia europea rampante sul piano del successo e decomposta sul piano dei valori, la borghesia di tendenza che vuole l’aborto fino al dodicesimo mese perché fino al nono sarebbe troppo restrittivo, giochi di prestigio con gameti ed embrioni umani, scomposizione e ricomposizione fantasiosa della famiglia come con le tavolette del lego, indottrinamento omosessualista fin dalle materne, sessualizzazione precoce dei bambini e dei ragazzi, presenza dei sex-box in tutte le scuole elementari, distribuzione di preservativi alle scuole medie, utilizzo della burocrazia e delle risorse europee per finanziare questo “mondo nuovo”. E’ l’ideologia dei sex-shop, dei salotti bene, della nomenklatura affaristica, del gotha dei funzionari.
Matteo Renzi dovrebbe deideologizzare il socialismo europeo da questa ideologia? No, perché La Civiltà Cattolica di questi aspetti ideologici non parla nemmeno. Nessun accenno alle malefatte di Holland o ai progetti di Schultz. E nessun accenno al programma di Renzi in Italia: al divorzio breve, al matrimonio per tutti in previsione per settembre, al silenzio sulla fecondazione eterologa.
Secondo i Gesuiti de La Civiltà Cattolica i punti che dovrebbero essere deideologizzati sono altri. Li abbiamo visti elencati sopra. Ma se si leggono bene, si vede che si tratta di genericissime buone intenzioni validi indifferentemente per tutti, dato che sono obiettivi che possono essere raggiungi in vari modi e con politiche anche diverse. Talmente generici e privi di contenuto – c’è qualcuno che non vuole il lavoro per i giovani? - che non possono essere nemmeno ascritti alla Dottrina sociale della Chiesa. L’unico tema concreto indicato dai Gesuiti e il reddito di cittadinanza, che però è difficilmente ricollegabile alla Dottrina sociale della Chiesa perché contrastante con il principio di sussidiarietà e con l’idea che la destinazione universale dei beni va attuata non con il criterio della divisione della torta ma con il lavoro, la responsabilità personale e la diffusione della proprietà.
Anche in questa nuova incoronazione “cattolica” di Renzi c’è un vuoto di cattolicità: non si capisce perché Renzi sia detto cattolico e non si capisce in cosa consisterebbe una politica cattolica in Europa. Come non si capisce in cosa dovrebbe consistere una deideologizzazione cattolica del socialismo europeo. Perché se, come dicono i Gesuiti, Renzi è cattolico e deve deideologizzare il socialismo europeo lo dovrà fare da cattolico.
L’assurdo, in tutta questa nuova retorica del Renzi cattolico (boy scout, lapiriano, dossettiano …) è che proprio chi sostiene da ormai molto tempo che la religione cattolica non deve esprimere una cultura e una politica perché altrimenti si trasformerebbe in ideologia, poi non lesina patenti di politico cattolico a Renzi, lo insegue per appiccicarli ad ogni costo l’etichetta, senza nemmeno avergli chiesto il permesso. Sta diventando una cosa imbarazzante, non solo per i Gesuiti ma anche per lo stesso Renzi. Ed infatti io, se fossi lui, sdegnerei questi endorsements e smentirei la mia “cattolicità”: mi lasciassero tranquillo!, che di deideologizzare il socialismo europeo non ho nessuna intenzione.