Altre vittime dell’integralismo islamico in Pakistan
Il caso più recente riguarda un cristiano accusato pretestuosamente di blasfemia da un imam che lo aveva raggirato e gli doveva del denaro
La ferocia integralista ha fatto una nuova vittima tra i cristiani in Pakistan. Non ha retto alla tensione e al dolore ed è deceduta il 22 giugno Allah Rakhi, la moglie di Nazir Masih che un mese prima era stato aggredito, picchiato e lasciato in fin di vita da centinaia di persone convinte che avesse strappato una copia del Corano e ne avesse gettate via le pagine. Ricoverato in ospedale, Nazir è morto in seguito alle gravi ferite riportate. Casa sua e la sua bottega dove insieme a un figlio fabbricava scarpe erano state date alle fiamme, gli altri famigliari si erano messi in salvo fuggendo. Intanto un altro cristiano è in pericolo a causa di una accusa di blasfemia. Si tratta di Waseem Masih, residente a Kaanpur, città della provincia del Punjab. L’uomo aveva accettato di intraprendere una attività commerciale insieme all’imam di una moschea in vista della ricorrenza di Eid al-Adha, la festa del sacrificio che è una delle più importanti festività musulmane. Aveva contribuito con 15.000 rupie che aveva consegnato all’imam. Questi però lo ha raggirato. Rendendosene conto Waseem ha chiesto la restituzione del denaro e come tutta risposta l’imam ha usato l’altoparlante della moschea per accusarlo pubblicamente di blasfemia. All’annuncio dell’imam centinaia di persone sono accorse, infuriate. Waseem è riuscito a fuggire in tempo e si è nascosto. Temendo il peggio le altre famiglie cristiane si preparano a seguire il suo esempio se la situazione dovesse degenerare. In questo come in quasi tutti i casi, l’accusa di blasfemia è infondata, usata per vendetta, interesse, approfittando del clima di intolleranza e odio fomentato dagli integralisti.
Le vittime non sono soltanto i cristiani, anche se le minoranze religiose sono le più esposte al rischio di essere accusate. Il 20 giugno Muhammad Ismail si trovava a Swat in vacanza. Qualcuno lo ha accusato di aver bruciato delle pagine del Corano e per questo è stato arrestato e portato in una caserma. In realtà erano pagine di un giornale in lingua araba. Ma la folla accorsa non ha sentito ragioni. Al rifiuto degli agenti di polizia di consegnarlo, ha fatto irruzione, ha ferito degli agenti ed è riuscita a prelevarlo. Portato all’esterno il poveretto è stato linciato e poi bruciato vivo. Raggiunto dall’agenzia di stampa AsiaNews, lo scrittore Aamir Kakkazai ha commentato: “Il Pakistan si sta trasformando in uno stato barbaro. Purtroppo le autorità statali mantengono il silenzio, sembrano in preda a confusione o peggio mostrano di avere paura o di non essere interessati a risolvere il problema dell’integralismo religioso. I fondamentalisti islamici e i partiti politici di destra hanno sempre cercato di convertire questo Paese democratico e moderno in uno Stato barbaro, dove regna un’atmosfera di intolleranza, violenza e punizione della gente comune in nome della religione”. Dello stesso parere è Naveed Walter, presidente di Human Rights Focus Pakistan (Hrfp). "L’accusa di blasfemia verso innocenti – spiega – ha raggiunto un livello tale che nessuno è più al sicuro, poiché chiunque può essere accusato da chiunque in qualsiasi parte del Pakistan. Il silenzio su questi temi è un incoraggiamento per accusatori e aggressori”.