Altare profanato: Gambetti celebra il rito di riparazione
Il "folle gesto" di giovedi è stato riparato: non materialmente (niente danni), bensì spiritualmente.
Dopo il "folle gesto" dell'uomo che giovedì sera è salito nudo sull'altare della Confessione in San Pietro per inscenare una protesta contro la guerra in Ucraina, sabato a mezzogiorno si proceduto alla riparazione.
Riparazione non materiale (niente danni), bensì spirituale, poiché quella che è avvenuta è una profanazione del luogo più santo della basilica. «I luoghi sacri sono profanati se in essi si compiono con scandalo azioni gravemente oltraggiose, che a giudizio dell'Ordinario del luogo, sono tanto gravi e contrarie alla santità del luogo da non essere lecito esercitare in essi il culto finché l'oltraggio non venga riparato con il rito penitenziale, a norma dei libri liturgici» (can 1211).
Il rito è stato officiato dal card. Mauro Gambetti, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e arciprete della basilica. Il carattere marcatamente penitenziale era evidente dai paramenti viola e dall'altare ("teatro" e "vittima" della profanazione) completamente spoglio. Il porporato ha invocato la misericordia divina, rammentando le «strutture di peccato condizionano l’agire personale e l’agire della società». L'avvenuta riparazione è stata poi simboleggiata dall'aspersione, incensazione e vestizione dell'altare, su cui sono stati ricollocati tovaglia, croce, ceri e fiori, in modo simile a ciò che avviene quando un altare è consacrato per la prima volta.