«Almeno tu, amami!». Cosa ci chiede il Sacro Cuore
Il mistero dell’amore di Dio per noi lascia sbalorditi, soprattutto alla luce della nostra ingratitudine. Nelle rivelazioni a santa Margherita Maria Alacoque, Gesù dice alla giovane suora: «Almeno tu, amami!». La devozione del Sacro Cuore richiama essenzialmente il cristiano alla riparazione, supplendo dinanzi a Gesù tante altre anime che non lo amano. Viviamo la novena, che inizia oggi, con questo spirito di salvezza rivelato anche ai santi pastorelli di Fatima.
“Il mio cuore - dice Dio per bocca del profeta Osea (11,8) - si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione”. Questo grande mistero dell’amore di Dio per noi ci lascia sbalorditi e senza parole, soprattutto alla luce dell’indifferenza e dell’ingratitudine di cui siamo capaci. Il compimento di questo infinito amore che si commuove e si riversa sull’umanità, ferita a morte dal peccato, bene ce lo descrive l’Apostolo Giovanni che così sintetizza l’immolazione del Figlio Unigenito del Padre sulla croce: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13, 1). La vita di ogni uomo è ormai illuminata e rischiarata dalla mirabile verità del cuore di Gesù trapassato sulla croce che offre Sé stesso per il mondo.
Quando Giovanni Paolo II andò in visita a Paray-le-Monial, davanti alle reliquie di santa Margherita Maria Alacoque, pregò per la riscoperta dell’amore del Salvatore e la necessità di lasciarsi permeare da esso. Mostrandole il Suo Cuore ferito dal peccato degli uomini che gettava fiamme d’amore, Gesù disse un giorno a santa Margherita Maria: “Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore”.
Fu Gesù stesso a chiedere la festa del Sacro Cuore: “Ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore, ricevendo in quel giorno la Santa Comunione e facendo un’ammenda d’onore per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari. Io ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino Amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri”.
Durante la visione, suor Margherita Maria sentì pure queste altre parole del Salvatore: “Almeno tu, amami!”. Gesù viene a mendicare l’amore! Così aveva fatto con san Pietro sul lago di Tiberiade: “Pietro, mi ami tu?”. Non crediamo che Gesù non abbia desiderio di essere amato: chi ama desidera essere riamato, parlare lo stesso linguaggio, effondersi. Il Cuore divino di Gesù chiama il nostro cuore.
La devozione al Sacro Cuore - come ha sapientemente messo in luce il grande don Divo Barsotti nel suo libro “La mistica della riparazione” - è essenzialmente una devozione riparatrice, richiama il cristiano alla riparazione. Per don Divo è certo che la riparazione è stata voluta direttamente da Gesù Cristo che, presentando il suo Cuore, è venuto a incitarci e a impegnarci all’espiazione e alla riparazione.
La mistica della riparazione non è nuova nella devozione cattolica, ma certamente prima delle rivelazioni di Paray-le-Monial non era sentita in modo così chiaro, definito, specifico, come compito proprio della pietà cattolica. Oggi noi non potremmo più vivere - sono parole di padre Barsotti - la nostra vita cristiana integrale, non potremmo più rispondere a una vocazione divina che ci chiama alla perfezione, senza sentirci impegnati in modo preciso all’adempimento di questo dovere.
È lecito domandarci allora cosa si intenda per riparazione e per quali motivi dobbiamo sentirci ad essa impegnati. Le parole stesse di Gesù a santa Margherita Maria ce lo chiariscono: si tratta di supplire dinanzi al suo Cuore tante altre anime che non lo amano. La riparazione esprime innanzitutto un impegno di supplenza, e questo è veramente cristiano. Nel nostro andare verso Dio non possiamo mai concepirci da soli, separati dalla comunità: al contrario, quanto più ci accostiamo al Cuore di Dio, tanto più siamo chiamati a portare con noi - a rappresentare in un certo qual modo - tutti gli altri che sono lontani.
Dicendo a suor Margherita Maria “almeno tu, amami!”, Gesù non intende rinunziare all’amore di coloro che non lo amano, ma chiede a chi ha conosciuto il suo Amore di compensare l’amore di coloro che glielo negano. Il Signore ci chiede di amarlo anche per coloro che non lo amano. A Fatima, nella primavera del 1916, l’Angelo insegnerà ai pastorelli una preghiera che va proprio in questa direzione: “Dio mio, io credo, adoro, spero e Vi amo. Io Vi domando perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano, non Vi amano”.
L’amore che il Signore ci chiede come mendicante divino d’amore non ci sottrae al mondo, non ci divide dagli altri, al contrario, ci unisce di più ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, perché tali sono, e ci fa responsabili per tutti.
Il protomartire Stefano, con la sua morte, fa presente la morte del Cristo e come Gesù prega: “Signore, non imputare loro questo peccato”. Il martirio cristiano non è mai soltanto testimonianza di amore per Dio, ma sempre anche testimonianza di amore per gli uomini, per quelli stessi che ti danno la morte.
Non siamo salvi se non è salvo con noi l’universo, diceva Péguy. Certo, non è l’uomo, per quanto santo possa essere, che redime e salva gli altri, ma è solo Dio che salva: “In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12). Ma è pur vero che Gesù vive in noi e, se noi lo lasciamo vivere, Egli continua l’opera che gli è propria, la salvezza del mondo.
A questo ci invita la festa del Sacro Cuore, a lasciare che Egli attraverso di noi possa continuare la Sua opera di redenzione del mondo. Ecco a quale vetta sublime siamo chiamati, a diventare santi della santità di Gesù, a diventare vittime immolate che si offrono al Padre per ottenere misericordia per il mondo intero.
A santa Margherita Maria, che chiedeva a Gesù di aver compassione della sua debolezza, fu donata questa rassicurante parola: “Sarò Io la tua forza, non temere; ma presta sempre attenzione alla mia voce e a ciò che ti chiedo, per portare a termine i miei disegni”.
Prepariamoci a vivere intensamente la Solennità del Sacro Cuore di Gesù. Nella novena di preparazione, che inizia oggi, possiamo pregare facendo nostre queste parole di don Divo Barsotti:
Signore, noi ci offriamo a te, consumaci tu nel tuo amore,
perché non viva più in noi che il tuo Cuore divino,
il tuo medesimo Spirito
e sia tutta la nostra vita come fu la tua, Signore:
un dono, un’offerta d’amore...
Signore, tu hai fatto tante volte questo miracolo:
hai tolto il cuore di pietra che avevano tanti tuoi santi
e hai messo al posto del loro il tuo Cuore di carne.
Ecco noi ti offriamo noi stessi perché tu strappi dalle nostre viscere
questo cuore che non ha saputo finora amarti come doveva
e tu metta in noi il tuo medesimo Cuore…
Vivi tu stesso in noi; ti offriamo noi stessi
perché tu voglia possederci in modo perfetto
e sia tu solo a vivere in noi.
* Sacerdote