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SANTA PASQUA 2024

Alleluia, le promesse di Dio si sono compiute

L’Alleluia è il cantico della Gerusalemme celeste e la ninnananna della Chiesa in terra. È lo stesso amore per il Signore, ma con una diversa modalità: in cielo la visione, qui la fede in Colui che è risorto.

Ecclesia 31_03_2024
Resurrezione (Piero della Francesca)

Pubblichiamo di seguito la traduzione di un brano, intitolato "L'Alleluia pasquale", di dom Gérard Calvet (Écrits spirituels, vol. I, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux, 2009, 165-169).

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La domenica mattina, il popolo cristiano ritorna in chiesa per cantarvi il ritorno dell’Alleluia pasquale; è in questa circostanza che ha luogo il dramma indicato dal martirologio [si tratta della menzione dei martiri d'Africa, nel giorno di Pasqua, all'epoca 5 aprile, durante la persecuzione di Genserico, e riportato in questa data dal Martirologio romano, ndr].

Tra i cari martiri massacrati in questa piccola chiesa d'Africa, dei quali la storia non ha conservato il nome, c'era un officiante appartenente all'ordine dei Lettori: nel momento in cui lo jubilus dell'Alleluia era uscito dalle sue labbra, una freccia ben direzionata arrestava bruscamente il flusso del vocalizzo.

L'anima del levita è dunque entrata in Paradiso senza interrompere la sua lode, passando dalle consolazioni della fede alle allegrezze della visione, perché la lode della Chiesa della terra e quella della Chiesa del cielo non sono che un unico e medesimo atto. L'unica Sposa di Cristo canta qui e là lo stesso cantico, animata dalla stessa carità verso lo stesso Signore. Ciò che cambia è la modalità: qui la fede, là la visione.

Quaggiù, il canto della Chiesa, pur nel gaudio pasquale, rimane tinto di una dolce tristezza, talvolta di un gemito, perché la sposa ha ricevuto una ferita mortale che non guarirà che in Cielo, ed ella rimane quaggiù come una donna nel travaglio della vita eterna. D'altra parte, quando prende gli accenti di un celeste giubilo, è perché, Colui che desidera, lo porta già nel proprio cuore e perché, da buona educatrice, vuole che i suoi figli adottino le consuetudini del Paradiso che è il luogo della gioia pura e della lode ininterrotta.

È in questo modo che fa crescere in loro la forza della santa speranza, che fa loro desiderare il Cielo, e fa sì che smettano per un po' di ripiegarsi su sé stessi – per avarizia o per piacere –, vizio inestirpabile ereditato dai nostri progenitori. Dopo sant'Agostino, è Bossuet ad aver parlato grandiosamente di questo Alleluia, cantico della Gerusalemme celeste e ninna-nanna della Chiesa della terra.

Ecco una pagina mirabile di Bossuet, direttore d'anime. Si tratta dell'estratto di una lettera di direzione spirituale, indirizzata ad una neo-convertita dal protestantesimo di cui si ignora il nome. Si intitola: Lettre à une demoiselle de Metz. «La Chiesa geme quaggiù come in esilio: seduta, dice il Salmista, presso i fiumi di Babilonia, piange e geme, ricordandosi di Sion. Assisa sui fiumi, stabile tra i cambiamenti; non trascinata via dai fiumi, ma sospirante sulle loro rive; vedendo che tutto passa, e desiderando Sion, dove tutte le cose permangono; piangendo di trovarsi in mezzo a ciò che passa e che non è, nella memoria che conserva nel suo cuore di ciò che rimane ed è: sono questi i gemiti dell'esule.

Ella canta pure per consolarsi, e canta lo stesso cantico della Gerusalemme celeste: Alleluia, lode a Dio, Amen, così sia, come è scritto nell'Apocalisse. Lode a Dio per la sua grande gloria, così sia nelle creature per un'adesione immutabile alla volontà di Dio: è il cantico della Chiesa. Questa parte di lei, che già vive in Dio, lo canta nella pienezza, e l'altra, eco fedele, lo ripete nell'impazienza e nella bramosia di un santo desiderio.

Alleluia per la Chiesa, lode a Dio per la Chiesa: lode a Dio quando colpisce, lode a Dio quando elargisce. Amen, così sia dalla Chiesa che ripete senza stancarsi, sorella mia, e voi lo sapete: “Ha fatto bene ogni cosa”. La Chiesa è perseguitata, lode a Dio, così sia; la Chiesa è nella calma, lode a Dio, così sia. Diciamolo per tutto il corpo della Chiesa; diciamolo per tutte le anime che soffrono prove simili o simili vicissitudini.

La Chiesa è perseguitata, ella è fortificata all'interno dai colpi che riceve dall'esterno; la Chiesa è nella calma, è per essere provata dalla mano di Dio in un modo più intimo. La Chiesa è come inondata dal diluvio di condotte malvagie; la Chiesa sembra in preda all'errore che minaccia di sommergere tutto; eppure la sua santità rimane integra, la sua fede risplende ancora con tanta forza, che persino i suoi nemici avvertono per un celeste vigore che non possono abbatterla, ma così ella comprende bene che non c'è che Dio a sostenerla. Alleluia per la Chiesa; Amen, a Dio per la Chiesa, e così per tutte le anime che Dio fa partecipare a questa disposizione. Gesù Cristo è forte e fedele, e si deve sperare in lui fino alle porte degli Inferi; che tutto il nostro cuore, tutte le nostre viscere, fino al midollo delle nostre ossa gridino a lui: Vieni, Signore Gesù, vieni!».

Amen, Alleluia sono i due grandi clamori che si udranno nell'eternità, ci dice sant'Agostino. Amen: sì, tutto è bene; le promesse di Dio si sono compiute e i decreti della sua Sapienza sono meravigliosi! Alleluia: lode a Dio per l'eternità, perché la sua misericordia ha fatto divampare la lode della sua gloria. Già su questa terra possiamo cantare l'Amen e l'Alleluia dell'eternità e fare l'apprendistato della vita celeste. A condizione di unirvi il Fiat del Giardino degli Ulivi.