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Ambiguità Ue

Al-Sharaa a Bruxelles, mentre in Siria proseguono i massacri

Oggi Bruxelles ospita una conferenza internazionale sulla Siria. Desta sconcerto la presenza di Ahmed al-Sharaa, mentre nel Paese mediorientale proseguono i massacri di civili, in primis alawiti, ma anche cristiani. L'appello delle carmelitane di Aleppo.

Esteri 17_03_2025

Mentre proseguono i massacri di civili che da dieci giorni stanno insanguinando la Siria, oggi, lunedì 17 marzo, Bruxelles ospita Standing with Syria, nona conferenza internazionale sul Paese mediorientale, organizzata e presieduta dall'European External Action Service (EEAS), il servizio diplomatico dell'Unione Europea. La conferenza si inserisce in un piano pluriennale di aiuti alla Siria - dall'ultimo incontro del marzo del 2024 la stessa UE e Paesi membri hanno sottoscritto impegni finanziari per 7,5 miliardi di dollari – e cade dopo che il Paese ha subito il repentino cambio di regime del dicembre 2024.

Lo scopo dell'assemblea odierna, che vede la partecipazione dell'autonominato presidente siriano Ahmed al-Sharaa e del suo Ministro degli esteri e sodale di Hayat Tahrir al Sham, Asad al Shaibani, è “raccogliere finanziamenti internazionali per favorire una transizione pacifica e inclusiva e impegnare i Paesi coinvolti a fornire aiuti umanitari e non umanitari". Sorvolando sull'ambiguità di quest'ultima formulazione (ma, trattandosi di UE, il pensiero corre in automatico ad armamenti et similia), stupisce che l'Unione Europea non abbia condizionato l'impegno a favorire finanziariamente la "transizione felice" ad una immediata cessazione di massacri ed esecuzioni sommarie.

Stupisce che in un comunicato del 13 marzo scorso Kaja Kallas, Alto rappresentante per gli Affari esteri dell'UE, abbia condannato fermamente a nome della sua Istituzione "gli attacchi delle milizie pro Assad contro le forze dell'ordine", così come "i crimini commessi presumibilmente da gruppi armati che supportano il governo di transizione." Stupisce che, anziché chiedere ufficialmente conto al governo siriano degli almeno 1100 civili (ma c'è chi parla di 6000) uccisi dalle truppe governative o filo governative, nel comunicato Kallas lodi anzi l'impegno di al-Sharaa nel costituire una "commissione d'inchiesta che assicuri gli autori dei crimini alla giustizia". Stupisce che il medesimo al-Sharaa segga in tale consesso istituzionale, primo rappresentante diretto della Siria mai intervenuto, subito dopo aver promulgato una Costituzione che fa della legge islamica l'unica fonte del diritto, rendendo la Siria uno Stato teocratico alla stregua del vituperato Iran.

Se le istituzioni occidentali decidono di credere ad una narrazione di comodo che non turbi troppo le coscienze – se una guerra tra due eserciti più o meno alla pari è ancora sopportabile, l'aggressione manu militari di una popolazione inerme lo è molto meno – solo la Chiesa siriana, o almeno parte di essa, raccoglie il grido di dolore di un popolo innocente ingiustamente colpito. L'arcivescovo greco-cattolico di Homs, monsignor Jean Abdo Arbach, ha condannato su diversi media occidentali le violenze dei miliziani filogovernativi, sottolineando l’ingiustizia dell'esecuzione di donne e bambini e denunciando le atrocità a cui ha assistito personalmente: "Davanti a me è stato chiesto a un cristiano di rinnegare Gesù, ma lui è rimasto saldo nella sua fede. Gli hanno sparato davanti a moglie e figli."

A prendere le difese dei civili alawiti, principale oggetto dell'odio delle milizie filogovernative, sono le suore carmelitane di Aleppo. In un recente appello via web ai loro benefattori stranieri scrivono: "Carissimi, non ci sono parole per descrivere i massacri che hanno avuto luogo e continuano ad avere luogo sulla costa nord-occidentale della Siria, regione alawita da cui ha origine la famiglia Assad. Si tratta di crimini contro l'umanità, un vero e proprio genocidio. In che modo la popolazione alawita, semplice e molto povera, è responsabile dei crimini della famiglia Assad? Vi supplichiamo: pregate e, nella misura delle vostre possibilità, agite perché cessi questo massacro indegno dell'umanità! Abbiamo parlato stamane con Suor Rima, superiora del Carmelo di Latakia, che piangeva al telefono: le suore hanno uno studentato frequentato in maggioranza da ragazze alawite, a cui sono stati uccisi padri, madri, fratelli, parenti... In più la città è senza acqua ed elettricità da giorni".

Quest'ultimo dettaglio, in apparenza insignificante, nasconde, secondo molteplici fonti, una volontà omicidiaria ben precisa. Durante i massacri, elettricità e comunicazioni delle località interessate vengono interrotte di proposito, per impedire che la notizia delle stragi si diffonda nel resto del Paese e a livello internazionale.

Le carmelitane di Aleppo chiedono aiuto anche per i cristiani, vittime non collaterali dell'odio fondamentalista: "Pregate per i cristiani – concludono il loro appello – le cui comunità sono state anch'esse colpite dalle stragi. Pregate perché non si facciano sopraffare dalle sconforto e decidano di lasciare il Paese".