Al Senato è Gay Pride e Renzi fa peggio
In Senato l'approvazione della Cirinnà offre un siparietto gay fatto apposta per scaldare gli animi e provocare i senatori. Andrea Maccarone, noto attivista Lgbt, si presenta sugli spalti del Senato con una giacca sgargiante e un compagno a fianco. Tra i due partono le effusioni e i bacetti. Protesta il senatore Carlo Giovanardi, ma alla fine è lui che viene sanzionato. Ma non è finita: Renzi vuole imbavagliare anche opposizioni e vescovi.
di Andrea Zambrano
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«Per rispetto del Parlamento e delle istituzioni preferisco non parlare». Le parole pronunciate ieri dal segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino sono suonate come una presa di distanza dal suo presidente Angelo Bagnasco che il giorno si era permesso di invitare al rispetto della coscienza nel voto sul ddl Cirinnà spingendosi fino a suggerire l'opportunità del voto segreto. Un assist, quello dell'arcivescovo di Genova, per provare a salvare un minimo di dignità parlamentare perché evidentemente le tecniche “totalitarie” con le quali si stanno approvando gli articoli del ddl aprono il campo al sospetto che molti parlamentari per disciplina di partito non siano liberi di votare secondo coscienza.
La cosa come noto ha fatto saltare sulla sedia il premier Matteo Renzi, che ha gridato all'ingerenza dei vescovi. Ma si vede che certe ingerenze dall'esterno vanno bene solo se vengono da altre sponde. Può darsi che Bagnasco abbia ecceduto in tifoserie, ma almeno non ha cercato di andare a cena con l'estensore della legge vergogna e di questi tempi è pur sempre una prova di coraggio che non si può certo biasimare. Certo, troppo facile urlare all'indipendenza del Parlamento. Ma quando questo viene “occupato” dall'esterno per far passare altri concetti, come ad esempio il matrimonio tra omosessuali, allora l'ingerenza va bene. Come dimostra la vicenda che giovedì ha visto protagonista il senatore Carlo Giovanardi.
«Questo non è un Senato! Questo è un pursìl!». Meglio del miglior Vanzina, più trash di Zalone. In Senato l'approvazione della legge Cirinnà offre il lato più retrivo dell'Italia con un siparietto gay fatto apposta per scaldare gli animi e provocare i senatori alle prese con le votazioni in aula del contestato disegno di legge sulle unioni civili. Obiettivo dichiarato sempre lui: Carlo Giovanardi, reo di essere il più intransigente della nutrita pattuglia dei contrari al disegno di legge che introdurrà de facto il matrimonio gay in Italia e quasi sicuramente le adozioni tramite l'utero in affitto. A silenziare i contrari ci hanno provato i regolamenti parlamentari disattesi e l'improvvisa fretta legislativa che in Italia non la si vede mai per provvedimenti ben più urgenti e importanti. Ma non bastava: bisogna umiliare i futuri sconfitti secondo l'antico adagio del parcere subiectiis et debellare superbos.
Così si è preso il senatore modenese come bersaglio. Giovedì il signor Andrea Maccarone, un noto attivista Lgbt, si presenta sugli spalti del Senato con una giacca sgargiante e un compagno a fianco. Tra i due partono le effusioni e i bacetti come due adolescenti in gita scolastica alle prese con le prime frizzanti emozioni. Non c'è da rivendicare molto, semmai c'è da farsi notare da telecamere e dall'odiato senatore. Che nota. E prorompe in una vibrata protesta con gli inservienti. Il regolamento vieta che tra gli spalti possano esserci scambi con i parlamentari. «Pena l'arresto, se si esagera», aggiunge Giovanardi il giorno dopo rivelando l'intento provocatorio dei due gay. «Ero stato appena “sgridato” dagli inservienti perché mi ero permesso di salutare con la mano l'amico Pino Morandini (leader del movimento per la vita e già assessore regionale in Trentino ndr) che avevo invitato per assistere alle votazioni sugli emendamenti». Giusto o sbagliato, Giovanardi incassa: è la legge.
Ma ciò che non è stato possibile fare per Morandini, veterano delle battaglie pro life, è stato possibile per Andrea Maccarone, attivista ed ex presidente del circolo Mario Mieli, il leader omosessualista teorizzatore della capacità rendentiva della pedofilia. Questi ha inscenato il suo siparietto per attirare l'attenzione e poi, complice un atteggiamento piuttosto lassista del garante del regolamento parlamentare, che Giovanardi non esita a individuare nel presidente di Palazzo Madama Grasso, ha gridato allo scandalo non appena Giovanardi ha fatto notare il tentativo di provocare gli eletti. Apriti cielo: titoli e foto a tesi il giorno dopo era tutti dalla parte della vittima, cioè Maccarone. E Giovanardi, secondo un cliché ormai desueto, il carnefice, omofobo e anche un po' bacchettone.
Ma le cose stanno davvero così? «No che non stanno così», rivela lo stesso Giovanardi mostrando uno screen shot tratto da Facebook. «Maccarrone ha compiuto un'azione premeditata per dileggiare il Senato e i senatori. Lo dimostra una foto scattata davanti al Senato, pochi minuti prima dell'entrata in tribuna, con un commento postato sul suo profilo Facebook, con il quale si vanta di voler polemizzare con Giovanardi “contaminando” il Senato tramite un libro dedicato a Mario Mieli, noto sostenitore della pedofilia, pederastia e coprofagia». Insomma: una rivendicazione dell'orgoglio gay con punte di sostegno alla pedofilia. Sarà questa la nuova tappa cui saranno chiamati ad esprimersi i parlamentari italiani?
Ecco svelato l'arcano: Maccarone non era a Palazzo Madama per sostenere in silenzio semplicemente la causa gay, ma per un disegno ben definito: quello di provocare il senatore. «Credo che i colleghi del Pd che al Senato hanno difeso questa provocazione non possano fare altro che vergognarsi mentre rilevo il silenzio assoluto della Presidenza davanti a volgari e offensive aggressioni alle norme del nostro Regolamento e alla dignità della nostra istituzione». Dignità per altro che è già stata offuscata con una corsia preferenziale ad hoc per la Cirinnà, tra passaggi in commissione assenti e il canguro che annulla tutti gli emendamenti simili.