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L’INTRECCIO

Affari e moschee, la rete del Qatar in Italia

Da 15 anni il Qatar fa grandi investimenti nel nostro Paese: moda, hotel di lusso, grattacieli. L’Italia è seconda in Europa per forniture all’Emirato. Doha investe molto per diffondere l’islam, di qui i progetti sul territorio italiano di diverse moschee e scuole coraniche.

Attualità 19_12_2022
Moschea di Ravenna

L’hanno chiamato Qatargate e ha tutta l’aria di essere uno scandalo appena all’inizio. I servizi di sicurezza di ben cinque Stati europei indagano sul tentativo di corruzione di parlamentari dell’Unione Europea: un presunto sistema tangentizio, con lo scopo principale di incidere sui dossier in corso di istruzione all’Eurocamera. Un’indagine che ogni giorno s’ingrossa di più. Ad essere coinvolti fin qui nell’inchiesta sono soprattutto i politici dell’ala socialdemocratica del Parlamento e tra questi anche diversi italiani. Ci sono, per esempio, l’ex eurodeputato del Pd, oggi Articolo Uno, Antonio Panzeri, sospeso dopo lo scandalo, ma anche Niccolò Figa-Talamanca della Ong No Peace Without Justice, fondata nel 1993 da Emma Bonino.

Ma quello tra Italia e Qatar non è un sodalizio recente. Tessere una rete di conoscenze capaci di influenzare è una strategia di Doha a livello globale che vede, da anni, nell’Europa un tassello fondamentale e nell’Italia un Paese di particolare interesse. Gli investimenti strategici nel corso degli anni si sono sprecati. Doha, attraverso la Qatar Investment Authority (Qia), il fondo sovrano del Paese creato nel 2005 per investire in tutto il mondo, ha investito estensivamente in Italia negli ultimi quindici anni. Un tesoro il cui valore sarebbe intorno ai cinque miliardi di euro. Il Qatar, grande poco più dell’Abruzzo, al 2022 conta una popolazione di tre milioni di persone per un Pil di 223 miliardi di euro e un Pil pro-capite che è più del doppio di quello italiano.

È il 1995 l’anno della svolta per il Paese, quando, con un colpo di Stato, Hamad bin Khalifa Al Thani spodesta il padre e diventa emiro. L’obiettivo è subito trasformare il piccolo Stato in potenza globale: gli ingenti proventi dell’industria di gas e petrolio gli tengono le spalle coperte e già nel 1996 finanzia con 150 milioni di dollari la costituzione dell’emittente televisiva Al Jazeera che negli anni è diventata, secondo la Bbc, il più importante canale di informazione in lingua araba del mondo. E nel frattempo Al Thani inizia una lunga e florida amicizia con la Fratellanza Musulmana per puntare, attraverso il tessuto religioso, culturale ed economico all’espansione verso l’Occidente, Italia inclusa.

Il Qatar è da tempo un importante partner, per il nostro Paese, sull’energia: riceviamo, per un contratto a lungo termine sottoscritto da Edison, 6,5 miliardi di metri cubi di gas l’anno, cioè più del 10 per cento del totale del gas che l’Italia acquista dall’estero. Ma l’amicizia Italia-Qatar non si limita all’energia. Moda, hotel di lusso, Costa Smeralda, Milano: la lista degli affari del Qatar in Italia ogni anno s’arricchisce. Nel 2021, le esportazioni qatariote verso l’Italia sono state pari a 2,1 miliardi di euro, cifre che procedono così, senza particolari variazioni, dal 2019; inoltre, siamo il secondo Paese europeo fornitore del Qatar (dopo la Germania) e il decimo al mondo.

A Milano, il Qia possiede l’Hotel Gallia, un 5 stelle acquistato nel 2006. E in pochi anni è diventato proprietario del Gritti Palace, a Venezia, del St. Regis e dell’Excelsior a Roma, del Baglioni e del Four Seasons Hotel a Firenze. Riguardo alla moda, nel 2012, il Qatar compra la maison Valentino per 700 milioni di euro. Nello stesso anno viene acquistata per 650 milioni di euro la Smeralda Holding che possiede alberghi di lusso: 2300 ettari di terreni immacolati nella costa gallurese che diventano quattro alberghi. A maggio del 2014, Pigliaru presidente e Renzi premier firmano un accordo con Rispo, responsabile per l’Italia della Qatar Foundation Endowment: nasce l’ospedale Mater Olbia. Nel 2015, tocca di nuovo a Milano. I grattacieli di Porta Nuova, simbolo della skyline del capoluogo lombardo, diventano di Doha per 2 miliardi. Nel 2016, viene comprato l’albergo San Domenico di Taormina e, a fine settembre 2017, Qatar Airways conclude l’iter di acquisizione del 49% di Meridiana.

La politica estera si realizza anche con le forniture militari e l’Emirato, negli anni, è diventato ottimo cliente del complesso militar-industriale italiano. Nel 2016, il Qatar firma con Fincantieri l’acquisto di quattro corvette, due pattugliatori d’altura e una nave anfibia multiruolo con un contratto di quattro miliardi di euro. Nel 2019, Fincantieri vende all’Emirato sette navi da guerra per quattro miliardi di euro, a cui si aggiungono i tre miliardi di euro per NHIndustries, partecipata da Leonardo, per acquistare ventotto elicotteri. Se guardiamo alle nostre esportazioni agroalimentari in Qatar, dal 2009 al 2019 sono cresciute del 291%. Nel solo 2021 s’è registrata una crescita del 38%.

Il Qatar ha finanziato anche la costruzione di molte moschee e scuole coraniche. Aveva fatto scalpore, nel 2019, la pubblicazione dei Qatar Papers, il libro sui miliardi dell’Emirato per comprarsi l’Europa. Christian Chesnot e Georges Malbrunot, due giornalisti francesi, si trovarono tra le mani migliaia di documenti interni della Qatar Charity (la fondazione controllata dall’emiro del Qatar e nodo centrale del soft power del piccolo Stato) e dimostrarono come, a suon di miliardi, l’islam di Doha stesse penetrando nella cultura, nello sport e nell’economia europea. Il libro aveva rivelato l’esistenza di 113 progetti finanziati in tutta Europa nel solo 2014, per un totale di 71 milioni di euro: il Paese dove la Qatar Charity aveva allora speso di più era l’Italia con 22 milioni suddivisi su 45 progetti.

L’islam da predicare è quello sunnita, il più vicino al Qatar. Per questo Doha investe tempo e denaro. Uno dei progetti più noti riguarda la città di Bergamo, dove grazie ai fondi qatarioti nascerà una maximoschea del valore di cinque milioni di euro. Un progetto partorito nel 2015, finito in tribunale per irregolarità dei fondi e in questi mesi rilanciato dall’imam locale. Poi c’è la moschea di Ravenna: inaugurata nel 2013, la seconda più grande d’Italia dopo la moschea di Roma, è costata 1,3 milioni di euro, di cui 800.000 provenienti dalla Qatar Charity. Sarà un caso, ma Ravenna ha sfornato da sola il 10% dei foreign fighter italiani partiti per la Siria nel 2015. Il Qatar avrebbe voluto realizzare una maximoschea anche a Sesto San Giovanni, ma la provenienza sospetta dei fondi indusse il sindaco leghista a bloccare tutto. A Centocelle, popoloso quartiere di Roma, la Qatar Charity ha comprato un ex mobilificio per quattro milioni e l’ha trasformato in una moschea per 800 fedeli. Anche la moschea di Catania è firmata Qatar Charity e in costruzione ci sono diverse moschee e centri culturali per tutta la Sicilia.

Oggi il Qatar si trova al centro delle questioni geopolitiche più urgenti del momento. Vicino all’Iran e agli Stati Uniti di Biden, vanta un canale diretto con i talebani in Afghanistan. E grazie alla daʿwa, in arabo دعوة , l’azione di proselitismo dell’islam diffusa nelle numerose moschee, è già pronta a controllare i musulmani d’Italia.