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IL CASO

Adozioni gay: usano il metodo Barilla anche in pediatria

Lo strano caso del professor Giovanni Corsello, presidente della Società Italiana di Pediatria. Prima interviene nel dibattito sulla stepchild adoption con un comunicato in cui ritiene che un bambino cresciuto senza la figura di riferimento di madre e padre possa subire ricadute negative. Poi fa marcia indietro dopo un'intervista a La Repubblica.

Famiglia 08_02_2016
Giovanni Corsello

Il 27 gennaio la Società Italiana di Pediatria pubblica un comunicato sulla cosiddetta stepchild adoption firmato dal presidente professor Giovanni Corsello.

Il comunicato, che appare equilibrato scientificamente solido, afferma: “Il dibattito di queste settimane sul DDL Cirinnà sulle unioni civili e sulla stepchild adoption che approderà domani in Senato si è mantenuto prevalentemente su una sfera esclusivamente politica ed ideologica. Come pediatri riteniamo invece che la discussione dovrebbe comprendere anche i profili clinici e psicologici del bambino e dell’adolescente. Non è infatti scontato che avere due genitori dello stesso sesso non abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva. La maturazione psicologica di un bambino si svolge lungo un percorso correlato con la qualità dei legami affettivi all’interno della famiglia e con i coetanei. La qualità delle relazioni umane e interpersonali, nonché il livello di stabilità emotiva e la sicurezza sociale di un bambino, sono conseguenze di una maturazione psicoaffettiva armonica. Studi e ricerche cliniche hanno messo in evidenza che questi processi possono rivelarsi incerti e indeboliti da una convivenza all’interno di una famiglia conflittuale, ma anche da una famiglia in cui il nucleo genitoriale non ha il padre e la madre come modelli di riferimento. Quando si fanno scelte su temi di così grande rilievo sociale, che incidono sui diritti dei bambini a crescere in sistemi protetti e sicuri, non possono essere considerati solo i diritti della coppia o dei partner, ma va valutato l’interesse superiore del bambino, nello spirito di quanto stabilito dalla Dichiarazione dei Diritti del bambino e dalla successiva Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia”.

Ciò che scrive il professor Corsello è condivisibile soprattutto quando afferma che “Non è [...] scontato che avere due genitori dello stesso sesso non abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva”. Una rassegna di ricerche sull'omogenitorialità ha infatti dimostrato che l'affermazione “Non c'è alcuna differenza” [tra i bambini cresciuti in famiglie naturali e quelli cresciuti in famiglie omogenitoriali] non è fondata scientificamente.

Nessuno reagisce fino al 3 febbraio, quando Repubblica intervista il professor Corsello che, spiegando il senso del comunicato, afferma: “Non è la stessa cosa avere due genitori eterosessuali o omosessuali e questa diversità il bambino la percepisce, o meglio la potrebbe percepire, quando si relaziona coi suoi coetanei. Questa diversità potrebbe generare una conflittualità nel bambino e avere ricadute negative nel suo sviluppo. È questo l'aspetto a cui mi riferisco quando parlo di ricerche e studi: come l'equilibrio della famiglia e la percezione che il bambino ne ha all'esterno, quando si relaziona coi coetanei, influenza la sua crescita psicologica. Ci tengo però a chiarire che non è sempre così, non è una posizione ideologica. È una sollecitazione a chi fa le leggi a tenere conto di ogni singola situazione”. Probabilmente l'intento del professore – che fa riferimento ad un clima sociale ostile all'omogenitorialità – era quello di ammorbidire la precedente dichiarazione, ma la frase “Non è la stessa cosa avere due genitori eterosessuali o omosessuali” è ancora più esplosiva del comunicato della Società Italiana di Pediatria.

Il giorno dopo, misteriosamente, le parole del professor Corsello cambiano. Il problema diventano “instabilità e conflittualità in famiglia” e questo vale sia per le famiglie etero che omosessuali. Questa versione appare probabilmente più accettabile e resta quella attualmente leggibile sul sito di Repubblica. In seguito, però, sollecitato da un utente Facebook, il professor Corsello fa una completa retromarcia affermando che “la norma che sana e rende legittime le situazioni di fatto di minori con due genitori dello stesso sesso è da considerare con favore”.

Come commentare l'accaduto? Abbiamo il presidente della Società Italiana di pediatria che, sulla scorta della letteratura scientifica, afferma che non si può affermare che “non c'è nessuna differenza” tra crescere in una famiglia naturale ed una omogenitoriale. Abbiamo poi l'applicazione del "metodo Barilla", che non consiste nel discutere, confutare, argomentare, ma nel costringere il poveraccio ad una completa ritrattazione fino allo schieramento a favore del DDL.

Ma la questione è ancora più interessante. La vulgata corrente è più o meno questa: la morale tradizionale è fondata sulla metafisica; tuttavia, non è la metafisica lo strumento per fondare la morale, bensì la scienza; e la scienza ci dice che la morale tradizionale è falsa.

Allora i difensori della morale tradizionale abbandonano la metafisica e si mettono a dibattere contro gli avversari ad un livello scientifico. In questo modo i primi hanno perso in partenza, perché non è possibile fondare una morale sulla scienza. La scienza ci dice come stanno le cose, non come dovrebbero stare (che è, invece, il compito proprio della metafisica). Ad un certo punto, però, la scienza conferma la morale tradizionale (nel caso Corsello come nella vicenda ISTAT) e allora diventa carta straccia. Improvvisamente si scopre che esiste una legge superiore (metafisica, a questo punto) che afferma la positività del riconoscimento pubblico delle unioni omosessuali e della stepchild adoption a dispetto di quanto dice la scienza. Si scopre che la scienza è solo un paravento che copre una battaglia, in realtà, sulla metafisica.

L'aveva detto Nietzsche, una vera autorità nella lotta contro la metafisica: lo scientismo positivista era un vicolo cieco, non una vera e propria tappa nella marcia verso la distruzione della metafisica. La scienza era troppo apollinea e per nulla dionisiaca, e Comte un ingenuo che aveva realmente creduto nella scienza come strumento di conoscenza e progresso. Lo scientismo, insomma, era solo una trappola per allocchi.

E allocchi mi paiono davvero i sostenitori della legge morale naturale. Pensano davvero che il processo rivoluzionario si possa fermare snocciolando dati e ricerche; ingenuamente credono che i loro avversari siano in buona fede, che abbiamo davvero abbracciato la scienza come strumento di conoscenza e progresso. Pensano davvero che la bontà o la malvagità di qualcosa si possa misurare dalle sue conseguenze: se la scienza dimostra che le unioni omosessuali danneggiano il matrimonio, allora è giusto opporvisi; se la ricerca scopre che la stepchild adoption danneggia i bambini, allora è giusto opporvisi. In caso contrario no? Eppure la metafisica ci insegna che una azione è buona o malvagia in sé, indipendentemente dalle sue conseguenze; che il fine non giustifica mai i mezzi...

Che strano: gli avversari della metafisica sono più metafisici dei sostenitori della metafisica. Viviamo davvero strani giorni...