Ad Augusta un “Giardino della memoria” per i morti nel Mediterraneo
Padre Ciceri commentando l’installazione nel Giardino di una nave affondata nel 2015 ha attribuito la responsabilità degli emigranti illegali morti in mare all’Europa e a tutti i cittadini europei
Il relitto di uno dei più gravi naufragi avvenuti nel Mediterraneo, quello della nave affondata nel 2015 con a bordo centinaia di emigranti illegali la maggior parte dei quali risultarono dispersi, è stato posto con una cerimonia svoltasi il 13 giugno 2021 ad Augusta, in Sicilia, per far parte del “Giardino della memoria”, nella nuova darsena del porto. L’imbarcazione era stata ricuperata nel 2016 e nel 2019 era stata esposta alla Biennale di Venezia. Alla vigilia del 13 giugno l’agenzia Fides ha intervistato padre Bruno Ciceri, un sacerdote scalabriniano direttore dell’organizzazione Stella Maris, impegnata dell’accoglienza degli emigranti illegali. Senza rendersi evidentemente conto della propria incoerenza, padre Ciceri ha spiegato il fenomeno dell’emigrazione illegale come conseguenza della globalizzazione: “le popolazioni più povere – ha detto – vedono e sognano lo stile di vita dell’occidente agiato”. Ma in un altro momento della sua intervista ha parlato invece di rifugiati, contraddicendosi, appunto, o mostrando di non sapere che la maggior parte di coloro che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Europa non lo sono: “migliaia di persone fuggono da guerre, violenza, persecuzioni, povertà – ha dichiarato – perché cercano un futuro migliore e inseguono un sogno che spesso si trasforma in incubo, durante quei viaggi che finiscono in tragedia nel nostro mare Mediterraneo”. Ancora più incoerente è la sua affermazione che “i governi europei e tutti noi cittadini siamo responsabili di quanto accade nel mare Mediterraneo e siamo chiamati a fare tutto il possibile per evitare tragedie e per salvare vite umane”. Peraltro le persone che fuggono da guerre, violenza e persecuzioni non sono “migliaia”, ma decine di milioni, come ogni anno ci ricorda l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che se ne prende cura. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unhcr diffuso il 18 giugno, nel mondo i rifugiati sono circa 20,7 milioni e i profughi interni sono 48 milioni.