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Campagna folle

Aborto senza ricovero, i Radicali tacciono sui rischi per le donne

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L’Associazione Luca Coscioni preme sulle Regioni perché consentano di prendere a casa anche la seconda pillola prevista per l’aborto farmacologico. Ma questo va contro la legge e la letteratura scientifica mette in guardia sui rischi per la salute delle donne. Senza dimenticare i bambini.

Vita e bioetica 04_06_2025

Numquam satis. Mai abbastanza. I Radicali non ne hanno mai abbastanza. Vorrebbero più fecondazioni artificiali e di tutti i tipi, più uteri in affitto, più droghe e più consumatori di droghe, più morti per eutanasia e più aborti. In merito a quest’ultimo tipo di omicidi, l’Associazione Luca Coscioni lancia la campagna Aborto senza ricovero. Di cosa si tratta? Nell’agosto del 2020 l’allora ministro della Sanità, Roberto Speranza, aveva pubblicato alcune linee guida per la somministrazione del preparato abortivo RU486, che dal 2021 è la metodica più usata per abortire in Italia: la prima pillola, il mifepristone che uccide il nascituro, deve essere presa in ospedale; la seconda, la prostaglandina che espelle il cadavere del feto, può essere assunta a casa. In breve per Speranza la procedura abortiva si poteva esplicare in regime di day hospital (clicca qui per un approfondimento).

Nonostante la misura permetta l’assunzione del secondo preparato a casa, tutte le Regioni, eccetto Toscana, Emilia Romagna e Lazio, si sono mostrate restie ad applicare le linee guida di Speranza. I Radicali così commentano:  «Non tutte le Regioni, a distanza di 5 anni, hanno recepito e applicato le indicazioni ministeriali, sprecando così preziose risorse (economiche e professionali) e mettendo a rischio la nostra salute. Perché un ricovero non necessario è pericoloso per la salute e costituisce un costo evitabile. La campagna Aborto senza ricovero ha lo scopo di chiedere ai consigli regionali di approvare procedure chiare, definite e uniformi per l’aborto farmacologico in regime ambulatoriale, per garantire a tutte le donne la possibilità di scegliere e di prendere il secondo farmaco a casa». In breve questa campagna vuole esercitare un pressing psicologico su quelle Regioni riottose che guardano con diffidenza l’aborto domestico.

E perché tanta diffidenza? In primo luogo c’è la legge, proprio la 194, che vieta che l’iter abortivo – tutto l’iter abortivo – si svolga al di fuori delle strutture ospedaliere indicate dalle norme (cfr. art. 8). Per la 194 l’aborto non può essere domestico. Dunque, sia le linee guida di Speranza sia la campagna radicale si pongono al di fuori della legge, sono illegittime.

Nel 2010 il Ministero della Salute aveva emesso delle linee guida sulla RU486 in cui si prevedeva che entrambe le pillole dovessero essere assunte in ospedale e che la degenza fosse almeno di tre giorni. Perché un ricovero così lungo? «Per un’attenta sorveglianza sanitaria, in modo da ricevere un’assistenza immediata se si verifica un’emorragia importante», questo si leggeva nelle linee guida del 2010. E infatti la letteratura scientifica riporta questi effetti avversi gravi a seguito della RU486: decessi della donna (cfr. R. Puccetti – G. Carbone – V. Baldini, Pillole che uccidono, ESD, pp. 173-179), abbondanti e prolungate emorragie, svenimenti, aumento della pressione, nausea, vomito, dolori e crampi addominali, endometriosi, malattia infiammatoria pelvica, aborto incompleto [cfr. Società italiana di ginecologia e ostetricia – Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani – Associazione ginecologi universitari italiani, Buone pratiche clinico-assistenziali per il trattamento farmacologico dell’aborto, 21 agosto 2024, p. 50; R.M. De Hart, M. S. Moreheade, Mifepristone, in Ann Pharmacother, 2001 Jun 35 (6), studio che analizza tutti gli studi in inglese dal 1966 al 2000].

Secondo il report annuale del Ministero della Salute sullo stato di attuazione della 194 sull’anno 2021, nel 2,2% dei casi di assunzione della RU vi sono state complicanze. Tradotto in numeri, ciò vuol dire che i Radicali vogliono che più di 600 donne all’anno in Italia si trovino costrette ad affrontare disturbi seri a casa e da sole, tra cui anche l’essere costrette a ritornare in ospedale a volte con il loro bambino morto nel grembo per il raschiamento (circa 400 casi) e/o ad affrontare pericolose emorragie. Ma per i Radicali il ricovero per l’assunzione della seconda pillola rimarrebbe pericoloso.

Non solo, ma l’assunzione di questa seconda pillola a casa comporta che la donna, in buona parte dei casi, vede il feto finire nel WC con gravissime ripercussioni psicologiche (cfr. R. Puccetti – G. Carbone – V. Baldini, Pillole che uccidono, op. cit.pp. 179-182). Rischio ancor più elevato oggi rispetto al passato perché le linee guida di Speranza hanno esteso la finestra temporale di assunzione della RU, permettendo così di uccidere un bambino sempre più formato e riconoscibile. E infatti è per questo motivo che anche le stesse nuove linee guida che i Radicali vorrebbero che fossero applicate alla lettera sconsigliano di far assumere la RU486 alle donne particolarmente ansiose.

A motivo di tutti questi rischi psico-fisici a carico della donna le vecchie linee guida ammonivano: è «fortemente sconsigliata la dimissione volontaria contro il parere dei medici prima del completamento di tutta la procedura perché in tal caso l’aborto potrebbe avvenire fuori dall’ospedale e comportare rischi anche seri per la salute della donna». Tutte queste evidenze hanno allora spinto quasi tutte le Regioni italiane ad optare per una degenza lunga finché tutta la procedura abortiva non venga completata.

I Radicali hanno invece preferito tacere su questi rischi affermando addirittura l’opposto che cioè rimanere in ospedale è rischioso. Hanno taciuto su tutto questo e hanno taciuto sull’aspetto più importante di questa vicenda: che la RU, presa in ospedale o a casa, uccide decine di migliaia di bambini all’anno.



VIA LIBERA ALLA RU IN DAY HOSPITAL

Aborto fai da te, per la donna e i bambini non c'è Speranza

Gravissima decisione del ministro Speranza dopo il parere del Consiglio superiore della Sanità: l’aborto tramite RU486 dovrà essere fatto in regime di day hospital. Mezz’ora in ambulatorio e poi a casa dove la donna sarà lasciata sola con la morte del suo bambino tra effetti collaterali pericolosissimi e accertati ormai da tutta la letteratura scientifica. Le nuove linee guida confermano l'orientamento di molte Regioni che hanno tollerato la firma anticipata per la fine del ricovero. Ecco lo spirito malvagio della 194.