Aborto e gender in classe, per Nichols&Co è tutto ok
Da settembre, in tutte le scuole primarie e secondarie inglesi, entrerà in vigore un curriculum obbligatorio in quasi ogni sua parte. Con riferimenti all’aborto e ai temi Lgbt, ha il sostegno della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles. Che è oggi presieduta dal cardinale Nichols, lo stesso prelato che nel 1996 si rifiutava di ritirare dalle chiese un libro pro contraccezione.
Com’è possibile che la Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles sia favorevole a un curriculum scolastico appoggiato con forza da una nota organizzazione Lgbt? Prima di rispondere facciamo un passo indietro, ricapitolando quanto deciso dai parlamentari di Sua Maestà nel 2019.
In conseguenza del voto di Westminster, in tutte le scuole primarie inglesi diventerà obbligatorio - da settembre 2020 - l’insegnamento della cosiddetta «educazione alle relazioni». Insieme a questa, in tutte le scuole secondarie verrà introdotta anche l’educazione sessuale (Relationships and sex education). Il nuovo curriculum, che alcuni istituti stanno sperimentando già da settembre 2019, prevede pure l’obbligatorietà in tutte le scuole dell’educazione alla salute.
In questo quadro i diritti delle famiglie sono limitatissimi. I genitori possono richiedere l’esonero dei figli solo per la parte che concerne l’educazione sessuale, ma non è detto che l’esonero avvenga: viene garantito fatte salve «eccezionali circostanze», a discrezione del preside; comunque, se il figlio avrà raggiunto i 15 anni e tre mesi e desidera ricevere l’educazione sessuale, a nulla varrà l’eventuale opposizione dei genitori.
L’insegnamento sulle «relazioni Lgbt» è centrale nel nuovo curriculum. Come si legge nelle Faq sul sito del governo britannico, si chiede di insegnare ai bambini «i differenti tipi di amorevoli, sane relazioni». Inoltre, «le scuole primarie sono fortemente incoraggiate e abilitate» a parlare ai bambini delle tematiche Lgbt quando insegnano «i differenti tipi di famiglie».
Per le scuole a carattere religioso, la guida del Dipartimento per l’Educazione prevede garanzie molto vaghe. Ci si limita a dire che il retroterra religioso degli alunni «deve essere preso in considerazione», presupposto che vale comunque per tutte le scuole. Ma in presenza di controversie tra la prospettiva di fede e le relazioni come concepite nel curriculum generale, si dovrà svolgere un «equilibrato dibattito».
Nel curriculum per le scuole secondarie, gli adolescenti vengono incoraggiati ad esplorare il loro «orientamento sessuale» e «l’identità di genere». L’aborto viene presentato come una delle opzioni disponibili durante la gravidanza.
Nell’aprile del 2019 la Spuc, antica organizzazione pro vita, aveva fatto l’ultimo tentativo per bloccare l’approvazione di una normativa così nefasta, salvo poi ricevere una lettera da Rodney Elton, un conservatore della Camera dei Lord, che informava con dispiacere come fosse stata la stessa Chiesa cattolica inglese ad accogliere favorevolmente il nuovo curriculum. E parlando dell’ampio consenso raggiunto, il ministro Nick Gibb, nel dibattito alla Camera dei Comuni del 25 giugno 2019, si diceva «molto contento di aver ottenuto il sostegno della Chiesa cattolica, della Chiesa d’Inghilterra e di organizzazioni come Stonewall». Che è appunto un’organizzazione gay, come si intuisce fin dal nome, che si richiama agli omonimi moti del 1969.
Del resto, quale fosse l’orientamento della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (CBCEW) era già chiaro in un documento del 2017, Learning to love, in cui si affermava che la «forma esaltata dell’amore esiste in modo altrettanto potente nelle relazioni tra persone dello stesso sesso come nelle relazioni eterosessuali». E si applaudiva alle misure di contrasto di «tutte le forme di discriminazione contro l’omosessualità». Il documento operava dunque un rovesciamento completo del Catechismo, che chiede di evitare ogni «ingiusta discriminazione» verso chi ha tendenze omosessuali - che va accolto «con rispetto, compassione, delicatezza» - ma allo stesso tempo ricorda che gli atti omossessuali sono «intrinsecamente disordinati». E perciò precludono alla vera libertà interiore che si può raggiungere attraverso la virtù della castità, la preghiera, i sacramenti.
Ma se queste derive anti-famiglia e anti-vita della CBCEW sono in fondo cosa nota, è interessante osservare che esse erano già rintracciabili almeno dagli anni Novanta in quello che è oggi il suo esponente di punta e presidente, il cardinale Vincent Nichols. John Smeaton, infatti, ha pubblicato una lettera di risposta che Nichols, allora vescovo di Othona e ausiliare di Westminster, aveva inviato nel 1996 a Phyllis Bowman, allora leader della Spuc.
La Bowman chiedeva a monsignor Nichols di attivarsi per correggere o rimuovere dalle chiese della sua diocesi un libro, pubblicato dai Redentoristi e diffuso da una decina d’anni, contenente affermazioni contrarie al magistero della Chiesa. «Esso afferma in sostanza che la Chiesa consente ai bravi cattolici di usare la pillola e non fa alcun riferimento al fatto che gli odierni contraccettivi orali possono agire come abortivi», scriveva la Bowman, sottolineando come questi contenuti contraddicessero apertamente sia l’Humanae Vitae di Paolo VI sia l’Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II.
Il 12 febbraio 1996, Nichols rispondeva in modo piccato, liquidando come «vaghe accuse» le parole della Bowman e ribattendo che la pubblicazione aveva l’imprimatur ecclesiastico. In più, la biasimava per non aver riportato le citazioni dei documenti della Chiesa che secondo lei venivano contraddetti dal libro. Evidentemente quello di Nichols era un mero pretesto, essendo noti gli insegnamenti contenuti nelle suddette encicliche - nel solco del Magistero di sempre - su contraccezione e aborto.
Nessuna meraviglia, perciò, se torniamo con la memoria al comportamento tenuto da Nichols&Co durante il caso Alfie. O se pensiamo alle chiese chiuse e ai fedeli, anche moribondi, lasciati senza sacramenti in tempo di Coronavirus. Se un pastore agisce contro Cristo e la Sua Sposa, non ci si può aspettare niente di diverso.