A Mosca, clima di violenza e paura
"In questo clima di illibertà, forzata ignoranza e paura, sta esplodendo disordinatamente lo sciovinismo, che contagia letteralmente tutti, dall'uomo della strada agli uomini di cultura".
In due settimane, in Russia, il clima sociale, psicologico e politico è precipitato sotto tutti i punti di vista. Nel segno di una divisione lacerante.
Primo la libertà d'informazione: dall'anno scorso, metodicamente, sono stati fatti fuori tutti i giornali, agenzie stampa, canali televisivi, riviste online non in linea con il governo. Basta andare, per esempio, sul sito della rivista di cultura online "Grani" e si viene reindirizzati alla pagina del Ministero degli Interni dove si comunica che quella rivista è vietata a Mosca e regione. È su questo terreno ben preparato che è stata lanciata la più fantastica operazione di disinformazione mai realizzata dai tempi di Stalin: ora qui tutti sono convinti che in Ucraina spadroneggino i nazisti.
Dal punto di vista dei diritti civili: c'è una legge molto restrittiva sulle manifestazioni, basta la scritta su un cartello per andare in prigione; due settimane fa hanno dato dai 3 ai 4 anni ad alcuni partecipanti alla manifestazione in piazza Bolotnaja (contro i brogli elettorali) per "disordini di massa".
La mancanza di rispetto dei diritti civili va a braccetto con la mancanza di rispetto per i diritti della persona, con il razzismo spicciolo, le prepotenze e peggio contro gli immigrati (basta avere gli occhi a mandorla per essere picchiati, com'è successo ai figli di una mia amica), con le violenze odiose dei gruppi neonazisti (che ci sono eccome, qui in Russia, basti pensare ai recenti disordini razziali a Birjulevo, a sud di Mosca).
In questo clima di illibertà, forzata ignoranza e paura, sta esplodendo disordinatamente lo sciovinismo, che contagia letteralmente tutti, dall'uomo della strada agli uomini di cultura, ai credenti. Insieme ai sentimenti di orgoglio misto a rancore e paura sta montando anche l'antisemitismo, in modo preoccupante.
Ma sicuramente tutto ciò è stato coltivato per anni, in tutti gli ambiti, lo si percepiva nettamente nel continuo martellare sulla "patria" in contrapposizione agli altri.
Anche la Chiesa ortodossa è stata presa al laccio, e dà spesso uno spettacolo stridente col suo nazionalismo. Dalla bocca di molti ortodossi si sentono espressioni violente di rifiuto dell'altro, sino ad auspicare di far fuori la stampa d'opposizione e metter dentro la gente. Questo atteggiamento nuoce innanzitutto alla Chiesa stessa.
I fatti di giovedì mostrano tragicamente come Putin l'abbia usata finché gli è servita: durante la proclamazione dell'annessione della Crimea, al Cremlino, in prima fila sedevano il rappresentante degli ebrei e quello dei musulmani, mentre il patriarca era assente, un vescovo ortodosso stava verso il fondo. Come dire: in questa circostanza spinosa per la Chiesa ortodossa (che rischia di perdere il suo gregge in Ucraina), nessun ruolo le è stato concesso.
Detto questo, non si può non ricordare che c'è, c'è ancora una minoranza viva e responsabile che cerca di fare controinformazione, sia pur con le mani legate. La marcia contro la guerra di sabato scorso, qui a Mosca, ha visto 50.000 partecipanti, qui nessun media ne ha parlato, la "nuova" agenzia RIA Novosti ha sancito che erano non più di 3000.
Oggi il nuovo samizdat russo si trova su Facebook, dove c'è un vivacissimo scambio di riflessioni e testimonianze. L'insigne storico Andrej Zubov, che in un coraggioso articolo ha paragonato l'annessione della Crimea all'Anschluss, è stato prima licenziato dall'Università, poi ripreso, ed ora è tra color che sono sospesi. E' stato detto che la popolazione si divide più o meno tra quelli che hanno come unica fonte di informazione la tivù di Stato, e quelli che leggono internet. Ma non è così semplice purtroppo, anche molte persone colte hanno fatto questa scelta di campo, hanno ceduto a questo triste orgoglio nazionalista.