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A Dio piccolo Midrar, ucciso da un sistema che svilisce la vita

È morto nel pomeriggio di questo venerdì, a seguito del distacco del ventilatore, Midrar Ali, il bambino di 5 mesi con una grave lesione cerebrale. A dare l’annuncio un post sulla pagina ufficiale “Help baby Midrar Ali”: «Con profonda tristezza annunciamo che il piccolo Midrar è tornato dal suo Creatore. Per favore, ricorda la sua famiglia nelle tue preghiere». Per i giudici inglesi era «già morto» l’1 ottobre, data del primo test che ne aveva dichiarato la «morte del tronco cerebrale». Eppure Midrar, amato dalla sua famiglia, cresceva e pesava otto chili. È un’altra vittima di un sistema, non solo britannico, impregnato di utilitarismo.

MIDRAR, ANCHE LA CEDU COME PILATO

Vita e bioetica 22_02_2020

Ha reso la sua anima a Dio nel pomeriggio di questo venerdì il piccolo Midrar Ali, cinque mesi e tre giorni dopo la sua nascita (18 settembre 2019) che era stata preceduta dalle complicazioni all’origine della sua grave lesione cerebrale. La morte, annunciata con un post sulla pagina Facebook ufficiale “Help baby Midrar Ali” intorno alle 15.40 (ora inglese) e confermata alla Nuova Bussola da fonti vicine alla famiglia, fa seguito al distacco del ventilatore avvenuto dopo le 14.00 (le 15 in Italia), secondo quanto era stato programmato dal Saint Mary’s Hospital di Manchester. «Con profonda tristezza - recita il suddetto post - annunciamo che il piccolo Midrar è tornato dal suo Creatore. Per favore, ricorda la sua famiglia nelle tue preghiere».

Al suo capezzale i genitori, Karwan e Shokhan, musulmani, che avevano passato con lui l’intera notte, alternandosi nella veglia, anche per evitare che il figlio venisse sedato.

Dunque, Midrar è morto venerdì 21 febbraio. Eppure, nelle dichiarazioni ufficiali, secondo le disposizioni dei giudici della Corte d’Appello, si dirà che era «già morto» alle 20.01 dell’1 ottobre 2019, data del primo test neurologico, che ne aveva appunto dichiarato la “morte del tronco cerebrale”. Non coincidente, tuttavia, con la morte effettiva, come dimostra l’esperienza di Midrar e di tanti altri pazienti prima di lui. Per rimanere al suo caso: come si può accettare che venga dichiarato morto – a 13 giorni dalla nascita – un bambino che è arrivato a compiere cinque mesi e a pesare otto chili?

Purtroppo, come già abbiamo accennato in un precedente articolo, la sua battaglia sul piano giuridico era tanto più complicata da vincere rispetto ad altre pure difficili - da Charlie Gard a Isaiah Haastrup, da Alfie Evans all’eccezione vincente di Tafida Raqeeb - per il fatto che il paradigma della “morte cerebrale” (a 52 anni dal rapporto di Harvard, legato all’ampliamento del numero di donatori di organi) si è imposto nei sistemi sanitari nazionali, nonostante i dubbi sollevati da non pochi medici e corroborati dai casi di “risveglio” o perfino di donne incinte capaci poi di partorire. Quel che è certo è che quel paradigma ha favorito la diffusione di una concezione utilitarista della persona, svalutando la dignità intrinseca dell’essere umano, unione di un corpo e un’anima immortale.

Midrar è un’altra vittima di questo utilitarismo che si è andato radicando, e che considera l’uomo solo in base alla sua efficienza o al numero di funzioni del suo cervello. Se i suoi genitori avessero ceduto alle sottili pressioni dei medici, che già nella prima settimana avevano ritenuto di dover interrompere la ventilazione e proposto la donazione degli organi, non avrebbero goduto di tanti, preziosi, momenti con loro figlio. Il quale, lo si può dire con certezza, è stato amato, amato da una famiglia che, malgrado la scarsità di mezzi economici, ha lottato per lui. Che la Madonna accolga tra le sue braccia il piccolo Midrar e lo presenti al suo, e nostro, Creatore.

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