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IL RICORDO

A Dio don Fedullo, testimone di verità e carità

È morto domenica don Franco Fedullo. Per tanta stampa è solo l’ennesima vittima del Covid, ma per lo sguardo della fede è il trionfo in Cristo di chi ha speso una vita per Dio e il prossimo. Univa sempre verità e carità ed è tra i fondatori del centro “Il Pellicano”, che ha contribuito a salvare 1153 bambini dall’aborto. Il ricordo di un nostro collaboratore.

Attualità 01_02_2022

Cavaliere di Cristo, paladino della vita dei piccoli minacciati nel grembo materno, padre attento e premuroso per ciascuno dei ‘figli’ affidati alle sue cure. Per tutti, semplicemente, don Franco. È questo don Franco Fedullo, parroco della “Parrocchia di S. Domenico” in Salerno dal 1999, che il Padre ha stretto sul suo cuore e chiamato a sé il 30 gennaio, domenica, la “Pasqua della settimana”, non senza averlo reso prima participe del calice del suo Figlio.

Un intero popolo da sud a nord - non solo dunque i fedeli della comunità di San Domenico che è la sua famiglia sin dagli albori della sua ordinazione sacerdotale nel 1983 - si è stretto intorno al suo pastore sofferente, soprattutto quando le condizioni di salute hanno reso necessario il ricovero ospedaliero, elevando al Padre una preghiera continua, in ogni ora del giorno e della notte, per supportarlo costantemente lungo la via dolorosa.

Agli occhi del mondo e per tanta cronaca locale è soltanto l’ennesima vittoria del Covid che continua a mietere le sue vittime; per lo sguardo della fede è invece il trionfo dell’amore che prega, ama e spera, soffre e offre, crea comunione e unità, si affida alla materna intercessione della Beata Vergine di Pompei perché sempre in Dio confida. Così gli occhi della fede possono cogliere (e non è una magra consolazione!) che, mentre la seconda lettura proclama il manifesto paolino della carità, il servo buono e fedele don Franco - che l’ha incarnata durante la sua vita terrena - è chiamato dal Padre a partecipare alle nozze dell’Agnello.

Don Franco è stato «un grande testimone del tempo in cui le sue battaglie erano quelle di un’epoca della Chiesa. Ora che la Chiesa sta vivendo forse un’altra fase, il Signore lo sceglie come strumento prezioso di intercessione per noi nell’aldilà», per dirla con le parole di padre Francesco de Feo, egumeno dell’Abbazia di San Nilo in Grottaferrata. Un uomo profondamente radicato in Cristo, con una fede solida e la freschezza del ‘convertito’, un testimone sempre in prima linea della verità nella carità e della carità nella verità, mai dell’una senza l’altra. Ne è una scia la sua premura costante alla formazione continua di giovani e adulti, nell’anelito di ridestare un popolo per la vita, consapevole della propria missione nella Chiesa e della posta in gioco da difendere, ossia la dignità di ogni essere umano come figlio di Dio sin dal grembo materno, contro l’imperante cultura della morte.

È tra i fondatori del Centro per la Vita “Il Pellicano”, che dal 1983 a oggi ha contribuito a strappare all’aborto 1153 bambini, tutelando la vita nascente e aiutando madri e padri a riscoprire la bellezza di tale dono. Di qui, dinanzi alle situazioni più problematiche, non solo ha saputo sapientemente invitare i genitori ad agire secondo un principio molto semplice, ossia “Fai a un bambino in grembo quello che faresti a un bambino in culla”, ma anche a supportarli concretamente attraverso le strade di una carità multiforme per affrontare insieme i problemi, senza cancellare la vita del loro figlio.

Un padre spirituale sempre disponibile a dare una mano o un buon consiglio, a infondere speranza e determinazione, che si è fatto docilmente tutto a tutti, «che incarna ciò che predica, che cammina con le scarpe rotte, che non riesce ad avere soldi in tasca, che non ha orari se hai bisogno di lui anche solo di parlare… a cui 24 ore, 7 giorni e 12 mesi non bastano perché ogni secondo è buono per aiutare qualcuno, dalla vita nascente a quella che si spegne», per riprendere le parole di Maria Rosaria.

La sua carità operosa, umile, silenziosa e lontana dai riflettori anche quando è nominato direttore della Caritas, riaffiora nei ricordi dei giovani di San Domenico, come racconta Mariano: «Me la ricordo come se fosse adesso, quella sera di oltre 25 anni fa, ottobre 1996, quando verso le 10 di sera mi fermasti davanti la chiesa e mi dicesti: “Ciao, accompagnami a fare una opera bella!” e ti facesti accompagnare a portare una coperta a un barbone che dormiva per strada a via Velia».

Innamorato di Maria e di Gesù Eucarestia, appassionato cultore delle vite dei santi e della memoria storica di Salerno, si è sempre preoccupato sul piano pastorale in particolare della preghiera e della comunione quotidiana dei più giovani, tenendo la chiesa aperta fino a tarda sera. Santo sacerdote, ha incarnato quotidianamente la pagina del Vangelo di Giovanni dell’Ultima Cena che commentava con semplicità e profondità, ricordando che «niente è piccolo di ciò che è fatto per amore». Lo rileva acutamente ancora Paolo sui social: «Come un pellicano hai consumato te stesso per gli altri, con quelle carezze del cuore che erano consolazione dell’anima». Infatti don Franco si è continuato a spendere per amore di Dio e del prossimo anche quando i dolori fisici e articolari si facevano più acuti e intensi da rendere difficoltoso persino l’indossare il proprio giaccone.

Insomma, per dirla con le parole autorevoli del medico e professor Pino Noia: «Don Franco è sempre vissuto in Dio. Adesso partecipa della Sua gioia infinita e aiuterà di più noi poveri mortali a vivere secondo la volontà del Signore. A voi il lascito di continuare l’opera del Pellicano perché continui a vivere  tutta la sua vita nel dare vita spirituale, fisica, culturale, etica, umana e cristiana. A voi l’eredità di combattere come prima e più di prima affinché il wonderful gift (il dono della meraviglia della vita, come mi disse madre Teresa nel nostro incontro al Gemelli) sia difeso, custodito, protetto e diffuso sempre e comunque, perché Tu Signore sei Via, Verità e Vita. Lo abbiamo accompagnato con la preghiera e continueremo a farlo come intercessore presso Dio, per voi e per tutti noi».

Don Franco è una «finestra sul Mistero», come egli stesso amava definire gli autentici testimoni di Cristo, un segno tangibile dell’amore di Dio per me, una presenza paterna e amica della Presenza che mi è accanto sempre, un canale privilegiato attraverso il quale la grazia divina mi raggiunge, dal battesimo al matrimonio e nella ferialità dell’ordinario, e ancor di più ora che vive nel seno del Padre nella comunione dei santi.