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Africa

32 morti, 450.000 sfollati, ma l’eruzione del Nyiragongo, in Congo, si poteva prevedere

Da molti mesi corruzione e cattiva amministrazione bloccano l’Osservatorio vulcanologico di Goma che dovrebbe monitorare l’attività dei vulcani dell’est del Congo

Svipop 07_06_2021

Il 22 maggio l’eruzione del vulcano Nyiragongo che si trova vicino alla città di Goma, capoluogo della provincia del  Nord Kivu nell’est della Repubblica democratica del Congo, ha provocato la morte di 32 persone e ne ha messo in fuga circa 450.000, diverse migliaia delle quali hanno cercato rifugio nel vicino Rwanda. Si stima che la lava abbia distrutto almeno 3.000 abitazioni. Inoltre ha interrotto la strada principale che porta alle regioni settentrionali del Nord Kivu isolando tra l’altro  i 280.000 profughi che si trovano nei pressi della città di Beni e che dipendono dagli aiuti umanitari per cibo e assistenza. Almeno in parte i danni a persone e cose avrebbero potuto essere evitati se l’eruzione fosse stata prevista e fosse stato dato l’allarme. È quanto sostengono i ricercatori dell’Osservatorio vulcanologico di Goma in una lettera aperta indirizzata al presidente della repubblica Felix Tshisekedi nella quale affermano che da tempo l’osservatorio non funziona e denunciano cattiva amministrazione, appropriazione indebita di fondi e altri problemi, tra cui, da mesi, il mancato pagamento degli stipendi. In effetti la Banca Mondiale non ha rinnovato il finanziamento all’osservatorio, che è stato creato nel 1986, in seguito a ripetute denunce di corruzione e di appropriazione indebita di fondi. Dall’ottobre del 2020 l’osservatorio non ha potuto effettuare controlli regolari a causa di strumenti inutilizzabili e, fino ad aprile, anche della mancanza di connessione internet. A fine maggio la presidenza del comitato di gestione dell’osservatorio aveva detto che avrebbe pagato gli stipendi arretrati e rimborsato le spese di gestione e aveva promesso di sostituire gli strumenti danneggiati o obsoleti. Radio Okapi, emittente locale dell’Onu, conferma che il vulcano non è stato monitorato per sette mesi e che la Banca Mondiale ha sospeso i finanziamenti quasi da un anno.