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IL GIUBILEO LETTERARIO 22

1950: il primo Anno santo mediatico e di massa

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Nell’Anno Santo del 1950 furono tre milioni i fedeli che giunsero a Roma. Per la prima volta uno stuolo di giornalisti, registi e tecnici giunsero a Roma. I nuovi mezzi di trasporto permisero un afflusso impensabile fino ad allora.

Ecclesia 15_04_2025

Con la bolla Jubilaeum maximum del 26 maggio 1949 papa Pio XII proclamava il ventiquattresimo Giubileo richiamando tutti i cristiani «non solo all’espiazione delle loro colpe e all’emendazione della loro vita, ma anche a tendere alla virtù e alla santità».

Gli sforzi umani sono inadeguati, spiegava il papa, è necessaria la grazia di Dio. Per questa ragione i vescovi avrebbero dovuto esortare i fedeli a partecipare al Giubileo nel modo migliore, innalzando le preghiere a Dio, moltiplicando le penitenze e le opere di carità.

Il papa indicò chiaramente che il perdono giubilare fosse concesso a chi avesse visitato una sola volta in un unico giorno o in giorni diversi le basiliche di San Giovanni in Laterano, di San Pietro in Vaticano, di San Paolo sulla Via Ostiense, di Santa Maria Maggiore all’Esquilino. I pellegrini avrebbero dovuto recitare tre volte il «Pater Noster», l’«Ave Maria» e il «Gloria Patri» ed un Pater, Ave e Gloria, secondo le intenzioni del santo Padre, aggiungendo in ciascuna Basilica un «Credo».    

Il mondo era appena uscito dalla Seconda Guerra Mondiale che aveva provocato più di cinquanta milioni di morti. Il Giubileo era l’occasione perché tornasse finalmente «la pace nel cuore di tutti, tra le pareti domestiche, nelle singole Nazioni, nella universale comunità dei popoli».

Il 1950 fu un anno particolarmente significativo nella storia della Chiesa perché, nell’anno giubilare, fu proclamato il dogma dell’Assunzione in Cielo della Vergine in anima e corpo e venne ritrovata la tomba di san Pietro proprio nel luogo in cui la tradizione l’aveva sempre indicata.

Umile pescatore in attesa del redentore d’Israele, tra i primi apostoli di Gesù, dal carattere impetuoso, ma capace di chiedere perdono, pescatore di uomini e pietra di costruzione della Chiesa, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo in Gerusalemme, san Pietro predicò fino ad Antiochia e, infine, morì martire a Roma sotto l’imperatore Nerone. Sentendosi indegno di essere crocifisso come il suo maestro, si fece crocifiggere a testa in giù. Secondo la tradizione San Pietro è custode delle chiavi del Paradiso, consegnategli da Gesù. L’apostolo non è, certo, un esempio di perfezione, ma testimonia un indefesso amore al Signore e un’instancabile ripresa, dopo il peccato e le difficoltà.

Alla fine del 1950 papa Pio XII diede la notizia che era stata ritrovata la tomba del primo papa. Erano passati più di dieci anni da quando nel 1939 erano stati avviati i lavori di scavo sotto l’altare maggiore della Basilica Vaticana ad opera di un gruppo affidato alla direzione di monsignor Ludwig Kaas, segretario della Reverenda Fabbrica di San Pietro.

Il primo novembre 1950 papa Pio XII aveva nel frattempo proclamato il dogma dell’Assunzione della Vergine Maria: «Pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». La glorificazione della Madonna in anima e corpo è anticipazione della Resurrezione alla fine dei tempi, dopo il Giudizio Universale. La festa dell’Assunzione è celebrata il 15 agosto.

Il 24 giugno 1950 fu canonizzata Maria Goretti. A dodici anni fu attirata in un tranello da un uomo che tentò di violentarla e che, di fronte alla totale opposizione della giovane e alle sue urla, la uccise. Era il 1902. Dopo quarantotto anni avvenne la canonizzazione in piazza San Pietro: era la prima volta che la cerimonia veniva celebrata all’aperto, tra l’altro alla presenza della madre e dell’assassino. Alessandro Serenelli, che aveva cercato di violentare la ragazza, perdonato da Maria Goretti poco prima che lei morisse, si convertì e chiese di poter entrare in un convento di frati minori cappuccini, pur non prendendo mai i voti. Duecentomila fedeli parteciparono alla messa.

Si calcola che nell’Anno Santo del 1950 furono tre milioni i fedeli che giunsero a Roma. Per la prima volta uno stuolo di giornalisti, registi e tecnici giunsero a Roma per documentare le immagini del Giubileo. I nuovi mezzi di trasporto permisero un afflusso impensabile fino ad allora da ogni parte del mondo. Iniziava anche un’epoca nuova, quella del turismo di massa che portava a Roma folle di turisti oltre che di pellegrini.

Ben conscio del rischio che il pellegrinaggio si potesse trasformare in una piacevole vacanza, papa Pio XII concludeva la Bolla:
Bisogna […] aver presente, diletti figli, che questi pellegrinaggi non devono farsi con la mentalità di coloro che viaggiano per diporto; ma con lo spirito di pietà che animava i fedeli dei secoli scorsi, i quali, superando ostacoli d’ogni genere, spesso a piedi, venivano a Roma, per lavare i loro peccati con le lacrime del dolore e per implorare da Dio perdono e pace. Risvegliate questa antica fede e questo antico ardore di divina carità, accresceteli e studiatevi di infonderli anche negli altri. In tale modo, con la grazia e l’aiuto di Dio, il prossimo Giubileo arrecherà abbondantissimi frutti di salute ai singoli e a tutta la società cristiana. 

Con questa preghiera e con questo auspicio molto attuale auguriamo a tutti un buon Anno Santo.