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rieducazione a scuola

13enne rifiuta l'ideologia Lgbt, il preside lo punisce: «Omofobo»

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Sconcertante episodio di rieducazione Lgbt in una scuola media di Verona. Ragazzino di 13 anni si rifiuta di salire la "scala arcobaleno" ideata dalla scuola per i diritti omo: punito con una nota disciplinare e accusato dal preside di omofobia. I genitori scrivono al ministro Valditara: «Violati i diritti dell'infanzia».

Educazione 04_03_2025

Ecco fino a dove può portare l’ideologia gender nelle scuole: un ragazzino di appena 13 anni frequentante la terza media è stato costretto contro la sua volontà a percorrere una “scala arcobaleno” creata nella scuola per promuovere i cosiddetti diritti Lgbt. Ma dato che il ragazzino ha mostrato “filo da torcere” agli insegnanti, dichiarandosi «contrario alle istanze della Comunità Lgbt» si è sentito dare dell’omofobo dal preside.

In aggiunta è stato punito con una nota disciplinare con la scusa che col suo comportamento avrebbe messo a rischio la sua incolumità. Ora la vicenda è finita sul tavolo del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara dopo una doppia segnalazione da parte dei genitori, andati su tutte le furie per quella che ritengono una pesante violazione dei diritti dell’infanzia, e dell’ex parlamentare e ministro Carlo Giovanardi.

Andiamo con ordine.

Siamo a Verona in un istituto comprensivo statale. Lo scorso anno la scuola ha ideato la scala arcobaleno in occasione della giornata internazionale di sensibilizzazione contro l’omofobia, che si svolge ogni anno il 17 maggio e che il Ministero sostiene. In ogni gradino della scalinata che porta a un piano superiore della scuola, sono state riportate parole comuni e di buon vivere civile, ma inserite come “talismano” a uso dell’ideologia Lgbt: fiducia, ascolto, rispetto, comprensione, tolleranza, altruismo, lealtà, empatia, accoglienza fino ad arrivare in cima dove nell’ultimo gradino è stato scritto: «L’amore è amore. Nient’altro».

L’episodio che ha visto vittima il ragazzino è accaduto il 10 febbraio scorso. La scolaresca doveva recarsi al piano di sopra per assistere alla visione di un film. Il giovane, intenzionato a non percorrere la scalinata arcobaleno ha così preso una scala a chiocciola a fianco della scala principale, ma è stato redarguito dalla professoressa e riportato di fronte alla scala arcobaleno.

E a quel punto è avvenuto il “patratrac, così come raccontato in esclusiva alla Bussola dal padre del ragazzo: «Di fronte alla scala, mio figlio ha preso i gradini a due a due in segno di disappunto verso questa scalinata – ha spiegato l’uomo -, ma è stato di nuovo ripreso dall’insegnante che lo ha costretto a scendere e ricominciare la scalinata. Dopo un secondo tentativo e con l’insegnante che lo costringeva a salirla correttamente, quasi fosse un rito al quale doveva sottoporsi, ha deciso di salire le scale aggrappandosi alla ringhiera di protezione per non calpestare i gradini».

Piccolo dettaglio non di poco conto: la scuola sostiene che il ragazzino si sia attaccato alla ringhiera esterna che dà sul vuoto, quando invece l’ha percorsa all’interno della scala; quindi, non si sarebbe messo in alcun pericolo, come ci conferma il padre.

Ciò è bastato però alla professoressa per impartirgli una sonora lezione. Il giorno seguente, il ragazzo è stato punito con la nota disciplinare. La cosa è finita in presidenza dove il dirigente scolastico M.B. ha interrogato il giovane. Così si legge nella lettera scritta dal preside ai genitori e al dirigente Uat di Verona Amelio Sebastian e che la Bussola ha potuto leggere: «…alla mia ulteriore richiesta del perché non avesse voluto calpestare la scala arcobaleno (il ragazzo ndr.) ha affermato seccamente e meramente di essere contrario alla Comunità Lgtb, rifiutando il mio invito al dialogo; a quel punto ne ho registrato l’atteggiamento omofobico con rammarico».

Quello dell’omofobia deve essere un pallino del dirigente. Infatti, in un altro passaggio della missiva si ricorda che «(lo studente ndr.) già in passato aveva manifestato le sue posizioni omofobiche».

Ora, la scuola sostiene che la nota disciplinare non abbia nulla a che vedere con le opinioni di dissenso espresse dal giovane verso l’ideologia Lgtb: «Ribadisco che la nota disciplinare nulla ha a che vedere con le affermazioni del ragazzo, pertanto non sussiste alcun motivo per cui venga annullata», ha detto rimproverando i genitori per il clamore suscitato.

Eppure, qualcosa non torna: se il punto fosse solo inerente la sua indisciplinatezza legata a ragioni di sicurezza, perché per ben due volte il preside si è permesso di rimarcare l’atteggiamento omofobico del ragazzino, che più che a un rimprovero paterno ed educativo, assomiglia ad uno stigma scagliato, posto che l’omofobia non esiste dato che è una parola imposta dalla narrazione “omo” per bollare chiunque esprima critiche contro l’ideologia Lgbt?

E perché ribadire nel finale della missiva che i genitori potranno essere graditi ospiti della scuola per «esprimere civilmente e democraticamente il loro dissenso agli eventi che l’Istituto certamente organizzerà in occasione della prossima giornata internazionale contro l’omofobia»?

I genitori hanno scritto a Valditara denunciando il comportamento del preside il quale ha scritto che il ragazzino si è «autoaccusato di omofobia». «Appellare un ragazzino di 13 anni di omofobia solo per non aver camminato su una scala che rappresenta una comunità con delle idee non condivisibili da tutti, ma degna di rispetto, ci sembra completamente fuori luogo oltre che lesivo della sua integrità psico-fisica. Farlo forzatamente salire dalla scala a cui è stato dato un significato ben preciso ci sembra proprio una imposizione non opportuna e non educativa. è lecito indottrinare l’orientamento sessuale di un ragazzo di anni 13 anni a scuola?».

Il ragazzino non ha lanciato una molotov contro la scalinata e nemmeno si è preso a picconarla. Ha semplicemente espresso la sua contrarietà rifiutandosi di partecipare al rito collettivo di quella che ha tutta l’aria di essere una rieducazione di stampo giacobino o sovietico, a seconda del grado di violenza esercitato sulla sua libertà.

Così prosegue il padre alla Bussola: «Trovo inaccettabile etichettare un bambino di 13 anni di omofobia e impedirgli di esprimere la sua libertà di pensiero anche in queste forme. Lui non sa nemmeno che cosa voglia dire omofobo, ma sa che cos’è l’ideologia Lgbt perché proprio a scuola ha fatto delle lezioni di educazione all’affettività e l’ha rifiutata naturalmente, chiedendo poi a noi delle informazioni per formare il suo giudizio».

I genitori del ragazzo sono di origine extracomunitaria, sono professionisti, sono cattolici e perfettamente inseriti nel tessuto sociale veronese. Insomma, non certo degli invasati che hanno mandato il figlio allo sbaraglio come un kamikaze a farsi dare dell’omofobo così gratuitamente da un adulto, il preside, che ora, è molto probabile, dovrà rispondere di quell’epiteto così discriminatorio e offensivo pronunciato di fronte a lui.

«Stiamo pensando ad un’azione legale perché riteniamo che siano stati violati alcuni diritti fondamentali dell’infanzia come la Convenzione dei bambini e del fanciullo dell’Onu in cui si dice che “i bambini hanno diritto di esprimere la loro opinione” e l’articolo 21 della Costituzione, qui pesantemente negato».

Nel frattempo, però, il ministro Valditara, dopo aver ricevuto la doppia segnalazione dei genitori e di Giovanardi, che gli ha chiesto di intervenire, dovrà pronunciarsi sull’accaduto dopo essersi informato.

Ma i precedenti non fanno ben sperare. Come scriveva nell’agosto 2023 la Bussola, 23 senatori di Fratelli d’Italia avevano scritto a Valditara chiedendo di bloccare la carriera alias per gli studenti, ma senza mai ricevere risposta.



INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

Carriera alias, 23 senatori al ministro Valditara: la blocchi

04_08_2023 Ermes Dovico

Depositata un’interrogazione a firma di 23 senatori di FdI, che sottolineano l’illegittimità e i danni della carriera alias per gli studenti e chiedono al ministro Valditara di intervenire per fermarne la diffusione.

EMILIA ROMAGNA

Cattedre Arcobaleno, il gender con i soldi dei contribuenti

Presentata la prima “Rete di insegnanti ed educatori Lgbtqi+”, che ha il sostegno economico della Regione Emilia Romagna e mira a diffondere il verbo arcobaleno nelle scuole. Il solito indottrinamento, che contrasta con il fine dell’insegnamento e il primato educativo dei genitori.

rapallo

Gender follie: la scuola delle suore "mette" la gonna ai maschietti

«La gonna è per tutti» e «cowboy con i tacchi a spillo». In una scuola di Rapallo gestita dalle Suore Somasche il gender entra attraverso un progetto di decostruzione degli stereotipi nell'uso di giochi unisex. Ma è proprio la diversità naturale che porta a scegliere anche giochi diversi. 

trieste

Bagni no gender: la distruzione dell'umano parte dalla scuola

11_10_2024 Marco Lepore

La Dirigente scolastica del Liceo scientifico Galilei di Trieste ha fatto sparire i bagni riservati ai maschi e alle femmine sostituendoli con bagni “no-gender”. Iniziativa illegale che accresce la confusione ed è lesiva della dignità delle ragazze e dei ragazzi.