Carriera alias, 23 senatori al ministro Valditara: la blocchi
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Depositata un’interrogazione a firma di 23 senatori di FdI, che sottolineano l’illegittimità e i danni della carriera alias per gli studenti e chiedono al ministro Valditara di intervenire per fermarne la diffusione.
Un gruppo di 23 senatori (su 63) di Fratelli di Italia ha presentato una meritoria interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara (Lega), per chiedergli se intenda intervenire per fermare la carriera alias nelle scuole e in generale i vari progetti connessi alla teoria del gender.
Ricordiamo che la carriera alias è quell’espediente, inventato dalle organizzazioni Lgbt e diffuso già in diversi ambiti sociali, che permette (in modo illegittimo) di adottare un nome diverso da quello anagrafico, per chi non si identifica con il proprio sesso biologico. Limitandoci al mondo della scuola, Pro Vita & Famiglia ha diffidato oltre 230 istituti che hanno adottato la carriera alias, diversi dei quali – riferisce l’associazione – hanno poi fatto dietrofront. Ma se qualche scuola torna sui suoi passi, altre (per convinzione dei propri dirigenti o per le pressioni dei gruppi trans) vanno comunque introducendo questa procedura. Di qui la necessità di un intervento per arginare il fenomeno, come chiesto nell’interrogazione a Valditara.
L’iniziativa, che intende tutelare gli studenti, vede come prima firmataria l’onorevole Lavinia Mennuni. Gli altri senatori che hanno firmato l’interrogazione sono: Lucio Malan, Salvatore Sallemi, Cinzia Pellegrino, Andrea De Priamo, Marco Scurria, Paola Ambrogio, Vita Maria Nocco, Anna Maria Fallucchi, Raoul Russo, Sergio Rastrelli, Matteo Gelmetti, Roberto Menia, Etelwardo Sigismondi, Susanna Donatella Campione, Giulia Cosenza, Alberto Balboni, Elena Leonardi, Gianni Berrino, Luca De Carlo, Fausto Orsomarso, Simona Petrucci, Bartolomeo Amidei.
Si tratta di un’interrogazione a risposta orale: risposta che dovrebbe arrivare «non prima di settembre», come ha detto alla Bussola la stessa on. Mennuni, considerando i temi già in agenda e la chiusura dei lavori parlamentari per buona parte del mese di agosto.
Il testo dell’interrogazione è composto da tre pagine e presenta rilievi di varia natura, da quelli di ordine giuridico a quelli legati alla letteratura scientifica più solida, che evidenzia i «molteplici effetti negativi» della cosiddetta «transizione sociale o medica».
Rispetto all’illegittimità giuridica della carriera alias, il documento fa presente che le norme sull’autonomia scolastica (Dpr 275/1999) non attribuiscono «alcun potere di modifica del nome o dell’identità (o di aggiunta di un nome o di un’identità), nemmeno in riferimento al solo ambito scolastico». Pertanto, i dirigenti che introducono la carriera alias nelle scuole commettono «un atto viziato da incompetenza – in violazione dell’art. 97 della Costituzione – e adottato in violazione di legge». Il Codice Civile, all’art. 6, stabilisce che «non sono ammessi cambiamenti, aggiunte o rettifiche al nome, se non nei casi e con le formalità dalla legge indicati». E l’interrogazione ricorda che la rettificazione del sesso all’anagrafe può essere fatta, a livello legale, solo ai sensi della legge 164/1982, come ha chiarito anche la giurisprudenza. Mentre la carriera alias, estremizzando l’idea che la percezione soggettiva prevalga sul dato biologico-oggettivo, scavalca la stessa 164 (già di suo, aggiungiamo, sbagliata sul piano del diritto naturale).
Oltre a essere contraria alla legge, la carriera alias, come puntualizza giustamente l’interrogazione, «incide sulla libertà di espressione, religione e coscienza di terzi che entrano in contatto con il richiedente l’identità alias e che sono convinti della natura ideologica di una “identità di genere” fondata sulla mera auto-dichiarazione. In alcuni casi, chi non si adegua, potrebbe essere accusato di atteggiamento “discriminatorio” o “transfobico” e incorrere in sanzioni disciplinari». Tutto vero. A integrazione del documento – che intende bloccare la carriera alias tra gli studenti, in quanto più vulnerabili – va aggiunto che la stessa limitazione della libertà si potrà facilmente verificare, per gli stessi motivi, anche a seguito dell’entrata in vigore del nuovo contratto collettivo nazionale per il personale della scuola: si pensi, per fare solo un esempio, a un bambino che da un giorno all’altro si ritroverà a dover chiamare “maestra” un uomo barbuto e in gonnella. La tutela di bambini e ragazzi dovrà dunque passare anche da lì, con un intervento ad hoc, che cassi l’ideologia del gender inserita nei CCNL più recenti, come già scritto sulla Bussola.
Altro tema importante sollevato dall’interrogazione riguarda i «seri problemi per i diritti alla privacy e alla sicurezza» di coloro che entreranno in contatto con i titolari della carriera alias in ambiti come «bagni, spogliatoi, camere e competizioni sportive. Le criticità si pongono soprattutto per le ragazze e le bambine». Ed è curioso che ciò avvenga proprio nell’epoca e da parte di quella (sinistra) cultura che si vanta di tutelare di più la dignità femminile.
Il testo, citando alcune delle principali evidenze legate all’illusione di poter “cambiare sesso”, sottolinea poi che la carriera alias è dannosa «per gli stessi studenti che la richiedono» perché «peggiora situazioni di confusione, rafforzando, anche secondo la tesi del contagio sociale, in molti minorenni l’errata convinzione che sarebbero “nati nel corpo sbagliato”». Un’errata convinzione che nella gran parte dei casi si supera naturalmente con l’età, se non si interviene prima a devastare il corpo.
Alla luce di tutto questo, i 23 senatori chiedono al ministro dell’Istruzione se «sia già intervenuto o ritenga di intervenire con direttive nazionali contro la diffusione nelle scuole della Carriera alias e di eventuali progetti educativi connessi, ispirati alla teoria di genere».
La palla passa ora a Valditara, che sulla carriera alias ha fin qui dato risposte non convincenti e, almeno per quanto emerso, ha sostanzialmente lasciato correre. Sempre in tema Lgbt, ha prodotto una circolare sulla “Giornata contro l’omofobia”, conforme ai dettami del politicamente corretto. Come risponderà ai senatori della sua stessa maggioranza?
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