132 emigranti sudanesi arrestati ad Agadez sono stati riportati in Libia per ordine delle autorità del Niger
Il Niger ha respinto 132 emigranti provenienti dalla Libia per motivi di sicurezza sostenendo che si trattava di criminali, combattenti di milizie armate
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Acnur, ha accusato il Niger di aver rimandato in Libia il 7 maggio, in violazione delle leggi internazionali, almeno 132 rifugiati e richiedenti asilo originari del Sudan, condannandoli così alle condizioni inumane e pericolose dalle quali erano fuggiti. È il primo caso di deportazione di richiedenti asilo dal centro nigerino di Agadez. Le 132 persone riportate in Libia facevano parte di un gruppo di 160 arrestate dalle autorità nigerine il 2 maggio. L’Acnur è riuscito a salvare le donne e i bambini, qualcuno è riuscito a scappare. Di quelli deportati si ignora la sorte. Uno di essi, mentre era in carcere ad Agadez, ha potuto comunicare con l’Acnur inviando dei messaggi con il cellulare. Ha raccontato che dopo l’arresto lui e i suoi compagni non hanno ricevuto cibo per giorni. Quelli che sono riusciti a scappare hanno raccontato all’agenzia di stampa Irin che il 7 maggio i prigionieri sono stati caricati a forza su dei camion. Quelli che hanno tentato di resistere sono stati picchiati, tre tanto duramente da dover essere ricoverati in ospedale. I camion si sono diretti a Madama, una località nel deserto circa 900 chilometri a nord di Agadez, vicina al confine con la Libia. Il ministro dell’interno del Niger il 9 maggio ha confermato il fatto sostenendo che le persone respinte erano dei criminali: “abbiamo deportato un gruppo di criminali – ha detto – che facevano parte delle milizie attive nella Libia meridionale. Lo abbiamo fatto per motivi di sicurezza. Nessuno di loro aveva lo status di rifugiato politico o un permesso di soggiorno per motivi umanitari”. Le organizzazioni in difesa dei diritti umani replicano che l’iniziativa del Niger viola la Convenzione di Ginevra e rappresenta un preoccupante precedente che fa temere per la sorte di centinaia di migliaia di emigranti e richiedenti asilo intrappolati in Libia.