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Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Induismo

10 scuole cattoliche in difficoltà in India

Le autorità del Madhya Pradesh accusano ingiustamente le scuole di aumenti eccessivi delle rette scolastiche e sollecitano le famiglie degli allievi a esigerne il rimborso

L’intolleranza religiosa in India, sotto l’influenza dell’integralismo indù, assume molte forme e trova sempre nuovi modi per mettere in difficoltà i cristiani. Nella diocesi di Jabalpur, nello stato del Madhya Pradesh, il 27 maggio sono stati arrestati padre Abraham Thazhathedathu, 5 presidi di cinque scuole gestite dalla Chiesa cattolica locale, il vescovo protestante, monsignor Ajay Umesh Kumar James, della Chiesa dell’India del Nord, e alcuni dirigenti scolastici, per un totale di 14 persone. Per tutte l’accusa è di aver aumentato in maniera indebita, esorbitante le rette scolastiche di dieci scuole private e la richiesta delle autorità del distretto di Jabalpur è di rimborsare le famiglie degli allievi per un ammontare di 650 milioni di rupie, pari a oltre sette milioni di euro. Inoltre la dirigenza scolastica dei dieci istituti è accusata di aver ricevuto dai rivenditori dei testi scolastici delle commissioni sugli acquisti effettuati, cosa che monsignor Valan Arasu, vescovo della diocesi di Jabalpur, nega. I libri infatti sono acquistati direttamente dai genitori che scelgono liberamente a chi rivolgersi – ha spiegato all’agenzia di stampa AsiaNews che lo ha intervistato – eventuali irregolarità non sono da addebitare ai presidi delle scuole e caso mai la responsabilità è delle autorità che non controllano. Infine le dirigenze scolastiche sono accusate di non aver presentato il dovuto rapporto annuale al comitato competente. La diocesi replica che quel comitato dopo il 2020 non è più stato nominato e le autorità hanno provveduto alla sua nomina solo dopo la presentazione delle denunce e quindi non c’era nessuno a cui presentare i rapporti. L’accusa più grave si basa su una norma che le scuole non avrebbero rispettato, norma secondo la quale un aumento superiore al 10% delle rette scolastiche richiede una autorizzazione da parte dell’amministrazione distrettuale e un aumento superiore al 15%  deve essere autorizzato da un comitato governativo. La diocesi contesta l’accusa sostenendo che nelle scuole in questione non sono state aumentate le rette. “Il problema – ha spiegato monsignor Arasu – nasce dal fatto che durante il periodo del Covid 19, l'Alta Corte aveva ordinato agli istituti di riscuotere solo le tasse scolastiche (che rappresentano una parte della rette, ndr), indicazione che abbiamo rispettato. Ora però viene preso come punto di riferimento per il calcolo quell’anno e dicono che c'è stato un incremento superiore al 10%. Ma questo calcolo è sbagliato: stiamo semplicemente riscuotendo le rette come succedeva prima del periodo Covid”. Prendere come base l’anno del Coronavirus quindi è sbagliato e pretestuoso. Sta di fatto che una richiesta di libertà su cauzione è stata negata dall’Alta Corte del Madhya Pradeshil 12 luglio. Intanto però le autorità incoraggiano le famiglie a chiedere i rimborsi delle rette. “Questo sta creando gravi problemi alle scuole, nonostante non sia stato fatto da noi nulla di male – conclude monsignor Arasu – nelle nostre 36 scuole ci facciamo carico della situazione di chi non può pagare, soprattutto nelle aree più povere. Ma se anche chi se lo può permettere viene incoraggiato a non farlo, è tutto il nostro sistema educativo a rischiare di subirne le conseguenze. Per questo abbiamo presentato appello al governo statale e siamo disposti a portare avanti la nostra battaglia anche fino alla Corte Suprema”.