Winfield: dieci anni di «fare casino» da Rio a Lisbona
La "rivoluzione" lanciata nel 2013 oggi si fa sistema, anche attraverso le nomine in vista del futuro. Che può sempre riservare sorprese...
Nicole Winfield di Associated Press in un articolo apparso in spagnolo sul The San Diego Union-Tribune traccia un filo ideale tra la prima Gmg di Francesco e quella appena iniziata. Dieci anni, da Rio a Lisbona, ma il filo conduttore non è la lingua portoghese, bensì quell'invito a «fare casino» che, a giudizio della Winfield, il Papa ha fatto proprio e ora intende consolidare in vista della successione. Del resto, in vista di Lisbona, ha ribadito: «Continuiamo a fare chiasso» (e chissà se l'invito è rivolto ai giovani o ai suoi collaboratori).
«Ora sta gettando le basi, sta preparando il terreno per il futuro», dice citando Austen Ivereigh, e commenta: «Non c'è posto migliore per metterlo in mostra della Giornata Mondiale della Gioventù». Soprattutto ora che il tempo "stringe" se non altro per ragioni anagrafiche, «Francesco sta accelerando il suo programma di riforme e attuando cambiamenti personali e politici rivoluzionari che stanno decisamente sconvolgendo le cose» (con quali frutti, è un altro paio di maniche...).
Per rendere permanente la sua revolucion il Papa punta sull'anagrafe nominando «una serie di vescovi insolitamente giovani in arcidiocesi chiave, tra le altre nella sua nativa Buenos Aires, Madrid e Bruxelles». Giovani e ovviamente in linea con la sua visione di Chiesa. Anche nel sacro collegio spiccano le nomine di porporati più giovani, come il discusso Americo Aguiar, classe 1973, ausiliare di Lisbona e padrone di casa della Gmg che ha già detto di non voler convertire nessuno. «Una volta che Francesco se ne sarà andato, il più giovane di questi nuovi cardinali avrà davanti circa un trentennio in posizioni di leadership e voti in conclave per eleggere futuri papi, suggerendo che un passaggio generazionale e ideologico è già ben avviato ai vertici della Chiesa».
Notiamo, en passant, un'analogia con gli anni del post-concilio: in fondo il pensionamento dei vescovi a 75 anni e l'esclusione dal conclave per i cardinali ultraottantenni di certo contribuì a mettere fuori gioco qualcuno dei meno propensi ai cambiamenti e a forgiare una nuova generazione di presuli più inclini a seguire il "corso della storia". Ma la "storia" è fatta dagli uomini, la cui libertà può sempre sparigliare le carte, tant'è che ai "ruggenti" anni Sessanta e Settanta seguirono 35 anni di Wojtyla e Ratzinger che in qualche modo placarono la febbre postconciliare. A «far casino» si fa sempre in tempo, anche in senso differente da quello auspicato dai teorici del «casino».