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Emigrazione illegale

Washington rimpatria gli haitiani illegali

Centinaia di haitiani entrati negli Usa illegalmente sono già stati riportati ad Haiti nonostante le proteste di chi ritiene che il paese non sia in grado di reintegrarli

Migrazioni 27_09_2021

Le immagini di agenti della polizia di frontiera statunitense che a cavallo respingono degli emigranti haitiani di colore alla frontiera degli Usa con il Messico hanno fatto il giro del mondo. Gli attivisti pro immigrazione sostengono che questo modo di agire dimostra che negli Stati Uniti sono gli emigranti illegali di pelle scura a ricevere il trattamento più duro. Il portavoce della Casa Bianca Jen Psaki durante una conferenza stampa ha definito “orrende” le immagini e ha assicurato che non saranno più impiegati degli agenti a cavallo. Al di là del modo in cui vengono trattati, per Daniel Foote, inviato speciale Usa ad Haiti, il fatto stesso di non consentire agli emigranti illegali haitiani di entrare nel paese e, come sta accadendo, di riportarli in patria è scandaloso, “disumano”. Si tratta di cittadini haitiani che hanno lasciato l’isola dopo il devastante terremoto del 2010. La maggior parte di essi hanno vissuto in Brasile o in altri paesi sudamericani e poi si sono diretti verso nord perché non hanno trovato lavoro o non hanno ottenuto un permesso di soggiorno. Secondo Foote dovrebbero ricevere negli Usa protezione temporanea, uno status che Washington concede a cittadini haitiani e di alcuni stati dell’America Centrale ai quali ritiene di non dare asilo, riconoscendo tuttavia che per loro il ritorno a casa non sarebbe sicuro. È il caso degli emigranti haitiani che in patria rischiano trattamenti disumani e di trovarsi in situazioni di grave pericolo, dice Foote, tanto più che a luglio è stato assassinato il presidente Jovenel Moise e che ad agosto si è verificato un nuovo terremoto. Invece a partire dal 19 settembre gli Stati Uniti hanno già rimpatriato con 12 voli aerei 1.401 haitiani ospiti di un campo di raccolta allestito in Texas. Per protesta il diplomatico ha rassegnato le dimissioni sostenendo che “Haiti è uno stato collassato che semplicemente non può reggere l’arrivo forzato di migliaia di emigranti privi di cibo, alloggio e denaro senza che questo provochi una ulteriore tragedia umana”. Commentando la vicenda, il primo ministro haitiano Ariel Henry, parlando in videoconferenza alla 76esima Assemblea generale delle Nazioni Unite ha detto “non vogliamo mettere in discussione il diritto di uno stato sovrano di controllare le proprie frontiere o di rimpatriare chi entra in paese illegalmente”.