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IL CASO A PADOVA

«Von der Leyen spieghi i fondi Pnrr all'azienda del marito»

Dalla Commissione Ue, a Padova arriveranno 320 milioni del Pnrr per la ricerca sulle terapie geniche a Rna. A beneficiarne Big Pharma e anche l'azienda del marito di Ursula von der Leyen. La denuncia dell'eurodeputata Donato che ieri ha chiesto che la presidente della Commissione riferisca al Parlamento. «Il fatto che il marito della presidente della Commissione Europea tragga profitto grazie ai fondi stanziati dalla stessa Commissione, è disdicevole». 
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Attualità 18_10_2022

L’eurodeputata italiana Francesca Donato chiede che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen chiarisca gli aspetti ambigui e un suo potenziale conflitto di interessi. Si tratta di una vicenda che la vede coinvolta col marito e che riguarda un ingente finanziamento a beneficio dell’università di Padova per la ricerca e lo sviluppo di nuove terapie geniche a base RNA.

Lo ha annunciato ieri la stessa Donato con un tweet sul suo profilo: «Ho appena mandato alla chair della Commissione Covi questa lettera, chiedendo l’audizione pubblica di Ursula von der Leyen per chiarire tutti gli aspetti oscuri del Pfizergate». Nella missiva, l’esponente politico pone all’attenzione dei colleghi e della commissione che indaga sulla gestione della pandemia, anche la vicenda da lei denunciata nei giorni scorsi con un video su Youtube e che riguarda il marito della presidente della Commissione.

Heiko von der Leyen, infatti, è importante dirigente medico della Orgenesis, una multinazionale del settore biomedicale che è entrata nel progetto di ricerca della fondazione creata dall’università di Padova e che potrà utilizzare 320 milioni provenienti dal PNRR (il piano nazionale di ripresa e resilienza) per la ricerca nel campo delle terapie geniche.

Ma andiamo con ordine: «In Italia i soldi del PNRR vanno a finire alle multinazionali del farmaco», ha detto la Donato nel video chiedendo le dimissioni della presidente e denunciando «la commistione di interessi che sussiste tra la von der Leyen e la gestione dei fondi tramite il PNRR». Grazie alla segnalazione dell’avvocato Olga Milanese, la Donato ha svolto una ricerca e preso coscienza «di una situazione scandalosa e sconcertante».

L'8 giugno scorso l’ateneo veneto ha costituito il Centro nazionale di ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA”, una fondazione che si prefigge la creazione e il rinnovamento di infrastrutture e laboratori di ricerca, ponendosi come capofila di un progetto «che coinvolge attualmente molti enti pubblici, privati e imprese di tutto il territorio nazionale».

Con un tempismo perfetto, il 15 giugno, il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, ha inserito Padova tra i 5 Centri Nazionali per la ricerca in filiera previsti dalla Componente “dalla ricerca al business” della Missione “Istruzione e Ricerca” del Piano nazionale di ripresa e resilienza grazie a 1,6 miliardi di euro.

In particolare, a Padova andranno 320 milioni.

«Il progetto – dice la Donato – sembra fatto su misura per le necessità di ricerca delle multinazionali del farmaco, le stesse che dalla vendita dei vaccini hanno guadagnato 1000 dollari al secondo». Ma c’è di più: «Per il progetto, l’Università di Padova indica molte aziende di Big Pharma, tra cui Pfizer, Biontech, Astrazeneca che beneficeranno di questi fondi».

«Tra queste aziende spicca anche Orgenesis, un’azienda di biotecnologie americana che ha avuto un ruolo nello sviluppo dei vaccini a mRna». Ebbene: «In questa azienda opera in un ruolo direttivo Heiko von der Leyen, marito della presidente Ursula». E proprio il medico tedesco è stato inserito da Orgenesis «nel consiglio di sorveglianza, che secondo lo statuto del centro, ha il potere di pianificare la strategia del budget».

In soldoni: «Abbiamo 320 milioni gestiti a uso e consumo delle maggiori case farmaceutiche – prosegue –, le stesse che hanno fatto profitti miliardari, con contratti vantaggiosi per loro conclusi con la presidente della Commissione europea, moglie del direttore medico di Orgenesis che viene messo in questa fondazione».

Secondo la Donato, che ieri dunque ha ufficialmente chiesto alla von der Leyen di chiarire e rispondere su questo caso di sospetto conflitto di interessi «c’è abbastanza materiale per avviare un’indagine giudiziaria».

Alla Bussola, l’eurodeputata, nell’augurarsi che la sua richiesta venga accettata, spiega che «dopo la sfilza di scandali che stanno venendo alla luce – dall’ammissione della rappresentante Pfizer all’indagine avviata dalla Procura Europea sulla trattativa segreta di acquisto dei vaccini – è arrivato il momento di far chiarezza anche sui conflitti di interesse mai dichiarati dalla presidente».

La notizia di Padova in pochi giorni è stata condivisa da numerosi utenti dei social, ma, come accade spesso, non ha ricevuto la dovuta attenzione da parte della stampa nazionale, se si eccettua un articolo di Maddalena Loy su La Verità, unica testata per ora ad aver sollevato il potenziale conflitto di interessi di mister e miss von der Leyen.

«Si tratta di una vicenda gravissima – ha concluso la Donato alla Bussola –, al di là del profilo di legittimità sul quale indagheranno le autorità competenti e sul quale non ho modo di pronunciarmi, credo che dal punto di vista della trasparenza istituzionale, il fatto che il marito della presidente di Commissione Europea tragga profitto grazie ai fondi stanziati dalla stessa Commissione, sia disdicevole».