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Alla lettura del nuovo libro di Paolo Fedrigotti dal titolo impegnativo Aletheis Dialogoi (ovvero “dialoghi veri”), edito da Cantagalli, non possono non ritornare alla mente del lettore le Operette morali di Leopardi, lucide, essenziali, improntate al dialogo platonico oltre che alla satira e all’ironia di Luciano di Samosata.

Cultura 28_01_2016
La copertina del libro Aletheis Dialogoi di Paolo Fedrigotti

Alla lettura del nuovo libro di Paolo Fedrigotti dal titolo impegnativo Aletheis Dialogoi (ovvero "dialoghi veri"), edito da Cantagalli, non possono non ritornare alla mente del lettore le Operette morali di Leopardi, lucide, essenziali, improntate al dialogo platonico oltre che alla satira e all’ironia di Luciano di Samosata. Come il Leopardi voleva indurre l’interlocutore a cogliere l’esistenza della verità, al di là del fastidio e dell’aspro sapore che essa possa lasciare nel palato di colui che l’assapora, allo stesso modo Fedrigotti non ha paura di andare controcorrente rispetto alla deriva relativistica contemporanea ribadendo che la verità è la prima evidenza semplice da riconoscere.

Spenti tutti i lanternoni del passato, l’epoca contemporanea assiste all’accensione di un nuovo lanternone culturale che nega l’esistenza di qualsiasi verità assoluta, privilegia una finta tolleranza in nome di un presunto multiculturalismo, si rivolge all’esperto in ogni campo, una volta che tutte le figure di riferimento del passato sono cadute. Persa di vista l’unità del sapere e il senso complessivo della cultura, si assiste a una parcellizzazione delle discipline che non sono più riconducibili a un unicum, che non riescono a dialogare tra loro.

La cultura contemporanea documenta questa difficoltà o impossibilità a raggiungere la verità, il Mistero della realtà. Se non c’è una verità o se essa non è da noi conoscibile, non è possibile una reale comunicazione tra gli uomini, perché non si può pensare di mettere in compartecipazione una verità che sia portata da uno dei due interlocutori o che sia derivata da altri. Quando la verità è negata alle radici, ognuno continua a camminare nel proprio tunnel di vetro trasparente in cui potrà vedere gli altri, senza, però, entrare realmente in contatto con loro.

Laureato in Filosofia e conseguito il baccellierato in Teologia, insegnante presso lo Studio teologico accademico di Trento e nel Liceo, Fedrigotti ha già scritto Esprimere l’inesprimibile. La concezione dantesca della beatitudine (Edizioni Studio domenicano), Solo l’amore mi attira. Il desiderio nella teologia di Teresa di Lisieux (Cittadella), Tre storie, due modi, un volto. Spunti per una lettura filosofica della trilogia “I nostri antenati” (Cittadella). Nelle opere precedenti Fedrigotti ha già mostrato una palese propensione per il ragionamento filosofico e per la comprensione della cultura contemporanea. 

In quest’opera sceglie sette luoghi, numero non certo casuale, perché rimanda alla perfezione e al compimento. Sono luoghi della contemporaneità: la strada, il bar, l’edicola, il treno, il parco, il museo d’arte, la biblioteca. Non conosciamo il nome dei personaggi dei dialoghi. L’anonimato è voluto, chiaro segno che i protagonisti sono dei cacciatori di stelle, degli assetati di verità in mezzo ad un mondo che dà per scontato, senza averlo mai dimostrato, che la verità non esista. L’assioma dell’inesistenza del vero è, di fatto, un utile paravento per poter compiere indisturbati i propri affari politici, economici, per poter distribuire ovunque i propri consigli interessati a manipolare le coscienze, agendo indisturbati e nascosti sotto l’egida del relativismo, al sicuro, anche se, aggiungo io, per poco, perché l’unica vera avversaria è la verità stessa. Per questo Fedrigotti sottolinea nel primo pungente dialogo che la verità è la prima grande amica di noi tutti. La verità è semplice da cogliere: «Che cos’è la verità […] se non il semplice stato delle cose? Cos’è il “dire la verità” se non il riconoscere ed il riferirsi a ciò che è così com’è?... Più facile di così».

Se il libro è consigliato a tutti vivamente, ancor più può essere un valido strumento per filosofi, insegnanti, studenti delle superiori e dell’università allo studio della filosofia. Da leggersi ancora per spazzare via i pregiudizi, i luoghi comuni a tante menzogne della contemporaneità che sono spacciate via dalla verità. Come scrive Chesterton una menzogna ripetuta diventa nel tempo verità. Non si può per questo continuare a tacere di fronte alle tante menzogne che oggi vengono ripetute in maniere imperterrita.